Una notte di Rimini nel 1831 - parte I

UNA NOTTE DI RIMINI NEL 1831

di Giuseppe Mazzini

Era la notte del ventisei marzo, una notte bella, quieta, serena; la luna illuminava col suo dolce chiarore la campagna di Rimini. Eravi una bellezza indescrivibile in quelle linee, in quei gravi contorni che disegnano l'orizzonte romano. Eravi un sorriso in quel cielo azzurro, in quelle stelle aggruppate come giovani fanciulle. Eravi un alito, una voce d'amore nell'aria, nel fremito delle foglie, nel mormorio dell'acqua, che dolcemente scorreva tra la verdura. Era una notte fatta per rammentar Francesca, il Dante, il genio, l'amore, Dio e la libertà

Ma vi eran là, sotto quel cielo puro, su quella terra fertile e ridente degli uomini, la cui esistenza era una bestemmia alla Provvidenza, era una vergogna per questa bella e infelice penisola, alla quale i raggi del sole finora non diedero che l'ornamento che dava alla vittima del pagano il serto dei fiori

Era uno spettacolo terribile: moschetti, sciabole tramandavano una luce viva e minacciosa; uomini silenziosi ed attenti che percorrevano i diversi punti del posto occupato.  Sventolava ivi in mezzo, agitato dall'aure vitali d'Italia, il tricolore vessillo, e la luna vi percuoteva in pieno sì, che chiare vi si leggevano le due grandi parole "Indipendenza italiana". Quel vessillo era annerito dal fumo della battaglia, traforato dalle palle nemiche, come la bandiera d'Austerlitz e di Wagram.  Eppure non era un mese che la giovanetta, che lo aveva ricamato, lo dava con l'ultimo bacio al giovine studente bolognese. Il braccio che lo sosteneva eravi attaccato come l'Edera al tronco materno, e la morte potè agghiacciarlo, ma non farglielo abbandonare

I prodi erano cento e cento, giovani eroi, orgoglio di loro famiglie, cara speranza della Patria. Il più adulto di essi contava appena venticinque anni: ma in questa terra, dalle grandi memorie, i forti pensieri germogliano presto, le idee scorrono ardenti siccome lava, gli anni vagliano dei secoli.  Questi giovani era gran tempo che aguzzavano sulle loro catene il ferro della vendetta, e piangendo di rabbia nel vedere la spada tedesca trascinarsi orgogliosa sulle tombe dei loro padri, e i frati cantare le antifone in quei luoghi ove Bruto vendicava la romana libertà nel sangue di Cesare, giurarono concordi di sperdere il superbo oppressore e risorgere alla robusta vita, che Iddio nella sua provvidenza aveva decretata all'Italia

Quei giovani, nell'età dei pensieri ridenti e fuggevoli del piacere, delle feste, delle gioie d'amore, e mentre più di una giovanetta arrossì nella fronte e sentì battere più rapido il cuore nel riguardare a quelle maschie fisionomie, a quegli occhi neri e vivaci, a quelle guance appena ombreggiate dalla prima lanuggine, non si lasciarono distrarre; 

amori, piaceri, feste, donzelle....tutto respinsero: perciocchè ciascun di essi si disse di buon'ora:

E perciò essi avevano giurato di morire gloriosamente per la Libertà, e per farlo non aspettavano che il segnale convenuto; ed intanto attraversavano il mondo e la folla de' suoi stolti ed ingannevoli piaceri, come pellegrini, seco portando un'idea fissa, una speranza di gloria, non volendo vedere che una sola immagine tra quella moltitudine di oggetti che s'aggiravano loro intorno...l'immagine della loro Patria in catene, e quivi rinvigorire l'animo alla impresa magnanima 

Avanti!... Avanti!...figli di Italia, il segnale fu dato, il grido s'intese: e slanciaronsi al combattimento come ad una corsa d'onore

Le madri pietose erano per trattenerli...ma la patria è la prima delle madri. La voce dell'onore parlava altamente in quei cuori: una santa indignazione sollevava il loro petto. Dietro ad essi affollavansi dieci secoli di schiavitù, di vergogna - un'eternità di gloria e di libertà spiegavasi dinanzi ai loro sguardi, e la bandiera tricolore agitavasi al vento - partirono

Nel momento della partenza amare lacrime scesero lungo i loro volti infiammati, e all'abbracciare le tremanti madri, alcuni sentirono il presentimento che quella era l'ultima volta che l'abbracciavano. Non esitarono tuttavia, non è virtù che non sia sacrifizio (dicevano) consoliamoci speriamo! I nemici son molti, ma è con noi Dio e la Francia

La Francia?...

Essa vi abbandonava, rinnegava le sue promesse, e mille giornali prezzolati sorgevano a condannare la vostra rivoluzione: mandava un ambasciatore ad accarezzare Gregorio e a garantirgli le province in pericolo!

La Francia...?...

Oh, Ella non volle essere, come disse, la mallevadrice di tutte le libertà: ella non volle ricordare d'essersi impegnata a difendere i popoli contro l'aggressione straniera.  La Francia delle grandi promesse, s'era unita ai tiranni. Ieri, appena tuonava il cannone nelle sue vie, rimbombava ancora ripetuto dagli echi il grido del 1789: ma quel grido spaventoso che agghiacciò tutti i tiranni dell'universo, le sue tre giornate memorabili, ora non diventano che una rimembranza, non sono che una memoria, come il sasso nel deserto che attesta la sfumata possenza dell'Egitto

Scesi al combattimento, dopo brevi scontri, giunsero a fronte di un potente nemico. Erano le orde tedesche, feroci, brutalmente feroci, là presto a combattere perchè là le mandarono, preste alle stragi per amore di rapina, per odio a quella libertà che mai non conobbero

Al fianco però di costoro eravi gente, che ripugna la bocca di nominare...erano degli italiani, eravi il soldato del gran Prete che simulando Cristo voleva conservarsi tiranno. E mentre costoro stavano a fronte di quel pugno d'uomini cui l'amore d'Italia aveva infuso tanta vita di speranza, altri girovagando per città e villaggi, desolavano le famiglie, incatenavano persone d'ogni età, d'ogni condizione che avessero osato credersi nate eguali agli altri uomini, in diritto d'essere libere, e decise di volerlo essere

Le madri tremanti di ciò che accadeva loro intorno, tormentate dall'idea di ciò che esser poteva poco ad esse lontane, coll'orecchio sempre intento al rumore dell'armi, che fino alle orecchie loro perveniva, piangevano torcendosi le mani, atterrite dai volti cupi e sinistri de' Tedeschi, che le minacciavano di far loro costar care le lacrime accordate ai ribelli - Povere madri! Non sapete voi che il pianto è un delitto nel codice della tirannide? I vostri figli sapranno morire vome i forti della Grecia: non ricordate i patiboli, i martiri della nostra patria? Quell'ombre onorate vohliono sangue e non lagrime, ed è presta a suonare l'ora della vendetta, e sarà tale da spaventarne l'universo. Vendetta chiedono i vostri figli, per la vendetta hanno l'arme nel pugno, e l'avranno, o morte avranno, ma almeno onorata!

Dato il segnale s'erano già spinti i nemici d'ambo le parti l'un contro l'altro. Lucido e bello il sole risplendeva sui combattenti, e la sua luce ripercossa dalle armi agitate rompeva in cento lampi, cupi, sinistri come quelli d'un cielo tempestoso

Le tedesche falangi compatte e moltissime, spinte da mille urli verso la giovine speranza d'Italia, sembrava volessero inghiottirli nelle sue mosse, come l'onda del mare tempestoso travolge e sommerge la nave naufragante; ma quei pochi risoluti più volte le respinsero: morivano, ma dicendo evviva all'Italia; versavano sangue dalle larghe ferite, ma sperando quel sangue essere il lavacro battesimale della patria infelice, con gioja lo versavano, e senza lamento! Ma la promessa che li aveva spinti al grande cimento mancava ormai: soli erano a combattere, soli contro a molti, ed oramai senza speme di soccorso,,,erano traditi!