La bandiera rossa originale è quella dei mazziniani a simboleggiare e ricordare il sangue dei nostri martiri per la repubblica e la libertà

Dopo la guerra franco-prussiana molti garibaldini italiani partiti mazziniani ritornano e passano con Bakunin o con i marxisti

Noi repubblicani: da dove veniamo 1869 - 1873

4. Lotta tra l'Internazionale e i mazziniani

Nel 1869 Mazzini scrive Ai repubblicani d'Italia sul giornale la Plebe: "la repubblica non proclama distruzioni di ordinamenti o di classi sociali, l'abolizione della giusta proprietà frutto del lavoro.....rivendica la libertà, vuole più eque relazioni tra possidenti e contadini, tra operai e detentori del capitale, non lotta di classe, ma fraterna collaborazione, non terrore organizzato o anarchia, ma associazione di tutte le classi."

Nello stesso anno Bakunin fonda a Ginevra l'Alliance internationale de la democratie socialiste e poi l'Alliance des revolutionnaires socialistes, col fine nascosto di combattere l'A.R.U. di Mazzini.

Nel novembre 1870, dopo la presa di Roma da parte delle truppe italiane e la sua uscita dal carcere di Gaeta in cui era stato rinchiuso per i suoi ultimi tentativi insurrezionali del centro-nord (Alessandria, Pavia, Piacenza, Volterra, Carrara, Lucca, Reggio Emilia) e del sud (Calabria e Sicilia), Mazzini manda una circolare, da Lugano, Ai miei fratelli repubblicani, in cui lamenta l'inefficienza del "partito", l'assottigliarsi dei suoi seguaci, alcuni dei quali attratti dalle "poltrone" offerte dalla monarchia, o dalla "rivoluzione sociale" di Bakunin e compagni, e sprona i repubblicani all'azione ed ad "affratellarsi sempre più con le associazioni operaie"

Nell'agosto del 1871 si riuniscono a Lugo di Romagna 15 associazioni repubblicane dell'Emilia e della Romagna e decidono, in ossequio ai principi mazziniani di combattere a viso aperto l'Internazionale ritenendola associazione estranea al pensiero politico italiano.

Nello stesso anno Bakunin sosteneva:....In Italia il socialismo è ancora soltanto infanzia...i lavoratori non si sono ancora liberati di Mazzini....i contadini non sono nè politici, nè patriottici...dichiarate: la terra a chi lavora con le proprie braccia! E vedrete se tutti i contadini si muoveranno per fare la rivoluzione e se i preti si opporranno, uccideranno i preti.

Anche se un anno dopo lo stesso Bakunin scriveva: "Mazzini è l'essere umano più nobile e più puro che io abbia incontrato in tutta la mia vita...le sue insurrezioni sono tutte fallite tuttavia esse hanno avuto, per la gioventù italiana, un immenso valore educativo. E' stato Mazzini ad aprire gli occhi e fare da guida ai giovani patrioti nel momento centrale del Risorgimento italiano: quella è stata la sua opera, grande ed immortale...distaccata com'era dalla vita reale delle masse, la sua impresa gigantesca, portata avanti dal più grande uomo del nostro secolo e da due generazioni di martiri ed eroi, ha prodotto, praticamente, una cosa senza vita....Al termine di una lunga e splendida carriera, ha finito per trovare in noi degli implacabili nemici, anche se noi combattiamo a malincuore e senza alcun piacere contro questo irriducibile avversario della rivoluzione nostra." 

La maggior parte dei garibaldini reduci dalla campagna di Francia del 1870/1871 (contro la Prussia) si allontanano dal "partito mazziniano" e vanno fondando società operaie internazionaliste con l'intento di portare avanti una battaglia a favore del "progresso ed emancipazione" del popolo lavoratore, ma si professano patrioti e non accettano tutto ciò che dicono Marx da una parte e Bakunin dall'altra.

Nel novembre 1871 Carlo Marx scriveva: L'Internazionale è stata fondata per mettere al posto delle sette socialiste o pseudosocialiste l'organizzazione reale e militante della classe operaia....Mazzini e il suo repubblicanismo di vecchio stampo, non ha mai capito nulla e non ha mai combinato nulla. Con la sua rivendicazione dell'identità nazionale ha fatto nascere in Italia un dispotismo militare. Per lui lo Stato, che è una realtà immaginaria, è tutto e la società che è una realtà non è nulla. Uomini come lui, prima il popolo se ne libererà e meglio sarà.

Nello stesso mese di novembre si tiene a Roma, organizzato da Petroni il XII Congresso delle Società operaie affrattellate. Mazzini, a Lugano é ammalato, spera di convincere le Società a non abbracciare l'Internazionale e ad organizzarsi in una vera e propria federazione a livello nazionale con un programma capace di attrarre moderati e rivoluzionari. Dopo violente polemiche i mazziniani prevalgono ed approvano una mozione favorevole ai principi del Maestro (associazionismo, cooperazione tra capitrale e lavoro, difesa della proprietà individuale, imposta progressiva sul reddito ecc.)

Le Società operaie affratellate divengono l'organizzazione pubblica del "partito repubblicano", mentre l'Alleanza Repubblicana Universale ne rappresenta l'organizzazione segreta e il braccio armato.

 

5. Resa dei conti tra mazziniani ed internazionalisti

Nel febbraio 1872 si riuniscono a Ravenna, su iniziativa di Saffi, le Società operaie ed i Circoli repubblicani romagnoli, che danno vita alla Consociazione repubblicana delle società popolari di Romagna ad imitazione della Confederazione operaia genovese già operante da alcuni anni. Nonostante le differenze emerse nel corso del dibattito, a larga maggioranza viene approvato il programma dettato da Mazzini (ved. La Roma del Popolo del 7 marzo 1872) che è acclamato come duce e maestro, e si condannano le idee socio-politiche dell'Internazionale e si sceglie la bandiera rossa come vesssillo del movimento repubblicano.

La Consociazione nasce anche con il proposito di affiancare la segreta e militare A.R.U. e diventare associazione legale e pubblica.

Dopo la scoparsa del Maestro (X marzo 1872) il repubblicanesimo italiano viene guidato da un triumvirato formato da Aurelio Saffi, Federico Campanella e Maurizio Quadrio "che non potevano andare d'accordo perchè diversi per indole e carattere" e così, dopo pochi mesi, il "partito" si divide in più correnti.

Quattro sono le correnti come vengono delineate da Nello Rosselli, e ce le ricorda Giovanni Sapadolini: i mazziniani puri intransigenti e dogmatici, che, convinti di essere sulla strada giusta, sulla via della salvezza, non deflettono dal loro antiparlamentarismo, dal loro voto di castità politico, dal loro amore per le bandiere vietate, dalle loro nostalgie insurrezioniste; i repubblicani intransigenti pur essendo fedeli all'astensionismo mazziniano, si avvicineranno alla realtà psicologica del paese, agli orientamenti dell'opinione pubblica, che non si rifiuteranno di criticare ed approfondire la dottrina del maestro, di purgarla dei suoi teologismi ed astrattismi, di innestarla con le altre correnti dell'opposizione repubblicana, di arricchirla con i motivi della polemica di Cattaneo e della critica di Ferrari; i repubblicani transigenti che si orientano verso una nuova interpretazione della vita italiana, verso una diversa posizione politica, sollecitati ed attratti dalla partecipazione alle battaglie elettorali, alle competizioni parlamentari, alle lotte organizzate, e sono inclini a portare un contributo diretto di esperienza e di coscienza all'ingrandimento ed alla trasformazione del paese; i repubblicani garibaldini, con venature socialiste, indulgenze internazionaliste, professioni pacifiste, con qualche nostalgia della dittatura popolare e molti residui dell'anticlericalismo paesano: ma la logica dell'evoluzione storica li porterà a fondersi sostanzialemte con le altre correnti ed anzi a promuovere l'iniziativa del radicalismo.

Nell'agosto dello stesso anno, i rappresentanti di 21 sezioni internazionaliste di tutta la penisola, fondarono la Federazione delle sezioni italiane dell'Internazionale, di osservanza bakuniniana.

Nel paese intanto lo scontro tra mazziniani e internazionalisti è tanto feroce che alcuni mazziniani nell'Emilia, nella Romagna e nelle Marche ricorrono al bastone ed al pugnale per colpire gli avversari, specie tra gli ex seguaci del Maestro.

Quando il conflitto tra marxisti, bakuninisti e mazziniani raggiunge il culmine, Garibaldi ed altri intervengono e stigmatizzano il dissidio tra mazziniani ed internazionalisti, considerandolo deleterio per la forza e l'unità del "movimento democratico".

Il sogno di Garibaldi è quello di formare un fascio unitario tra democratici, mazziniani e internazionalisti, Società operaie e associazioni di reduci ed invita tutti a tenere un congresso della democrazia sotto l'ala protettrice della massoneria: "tutti abbiamo la stessa tendenza al bene, perchè marciare divisi?".

 

6. Tensioni sociali e agitazioni impegnano internazionalisti e repubblicani

Scoppiano, nella primavera-estate del 1872- scioperi tra i braccianti agricoli del Polesine ed i risaioli del Parmense, tra gli operai di Torino, Livorno e Verona, tumulti nel Comasco, nel Mantovano e nei Castelli Romani. La forza pubblica interviene pesantemente, ci sono morti, feriti e molti arresti.

Le autorità indicano nell'Internazionale la principale promotrice degli scioperi e dei tumulti che, in realtà, sorgono spontanei. L'Internazionale non ha nessuna capacità organizzativa tra gli operai, tutta presa dalle sue elucubrazioni ideologiche e dai suoi scontri interni tra autoritari (marxisti) e libertari (bakuniani o bakunisti).

I dirigenti repubblicani, pur condannando lo sciopero come dannoso per gli operai, non si oppongono alla istituzione di comitati di lotta spontanei e segreti da parte di mazziniani, nè impediscono loro di fraternizzare con gli internazionalisti.

In Romagna i minatori delle zolfatare in sciopero pensano di organizzare una insurrezione guidata dal repubblicano Valzania e dall'internazionalista Castellazzo al fine di proclamare la Repubblica Romagnola del Popolo con a capo Garibaldi.

Alla fine del 1872 le questure iniziano una pressante azione di sorveglianza e intimidazione con ammonizioni, arresti e sequestri di giornali contro gli internazionalisti; nella maggior parte dei casi anche le associazioni repubblicane vengono perseguitate dalla polizia. Ai primi di dicembre il prefetto di Ancona scioglie le sezioni internazionali di Ancona, Jesi, Chiaravalle e Senigallia e tutte le consociazioni ed i circoli repubblicani delle Marche.

Già proposto da Garibaldi, e osteggiato dagli internazionalisti e dai mazziniani, viene convocato a Roma, per il novembre del 1873, il Congresso di tutti i "partiti" democratici, delle Società operaie e delle Società reduci garibaldini, sotto l'alta protezione della massoneria, congresso che si riunisce clandestinamente al Teatro Argentina: massiccia la presenza dei garibaldini, pochi i mazziniani e gli internazionalisti. Il documento conclusivo viene chiamato Primo patto di Roma, e questo congresso viene considerato come la prima uscita in campo dei radicali.

Il Movimento radicale, quindi, nasce come contraltare del liberalismo progressista e come eresia di destra del mazzinianesimo. I radicali infatti accusano i mazziniani di "intransigenza astratta" e "di arrocarsi sull'astensionismo".

Secondo i radicali ecludersi dal Parlamento vuol dire non fare l'interesse del popolo lavoratore; i repubblicani sono bloccati col loro astensionismo, i socialisti sono ancora legati agli anarchici.

 

7. Gli arresti dei capi repubblicani a Villa Ruffi (Covignano di Rimini)

in "continua in 1874 - 1876"

FEDERICO CAMPANELLA (1804 - 1884)

SABATINO ENRICO ROSSELLI detto NELLO (1900 - 1937)

GIOVANNI SPADOLINI (1925 - 1994)

CARLO CATTANEO (1801 - 1869)

GIUSEPPE FERRARI (1811 - 1876)

GIUSEPPE MARIA GARIBALDI (1807 - 1882) - incontro con Mazzini a Genova nel 1831

EUGENIO VALZANIA (1821 - 1889)