Noi repubblicani: da dove veniamo 1881 - 1887

12. Le diverse politiche della Lega democratica e del Patto di Fratellanza.

Alla fine del 1881 ci sono due socialismi in Italia: quello milanese della Federazione socialista Alta Italia e quello romagnolo del Partito Socialista rivoluzionario, guidato da Andrea Costa, che aveva da tempo ripudiato l'anarchia insurrezionalista. I socialisti, dopo essersi liberati degli anarchici, s'impegnano nella lotta elettorale, altrettanto fa la democrazia radicale, mentre i repubblicani ortodossi ovvero i mazziniani puri continuano nel loro astensionismo a coltivare suggestioni cospirativo-insurrezionali e propugnano pubblicamente un battagliero irredentismo che si scontra con l'indirizzo governativo filo-tedesco che aveva dato origine al Patto della triplice alleanza (Italia-Austria-Germania).

All'inizio del 1882 si svolge ad Ancona il processo – per fatti avvenuti in Egitto oltre 10 anni prima, con l'uccisione di due italiani in una rissa per motivi politici - contro Amilcare Cipriani, esponente di spicco dell'anarchia, ufficiale garibaldino, combattente in Francia nella Comune parigina e per dieci anni in catene nella colonia penale della Nuova Caledonia.

Definito il Garibaldi dell'anarchia, è condannato dal tribunale e finisce nuovamente in carcere. Socialisti, anarchici e repubblicani promuovono manifestazioni pro-Cipriani con grande partecipazione di folla. Il condannato diventa un martire della rivoluzione.

Il 2 giugno muore Garibaldi, l'italiano più popolare in Italia e nel mondo. Non si era battuto solo per la libertà dei popoli e per l'Unità d'Italia, ma anche per l'emancipazione del proletariato: era stato a fianco dei comunardi di Parigi, della plebe oppressa e sfruttata. Iscritto all'Internazionale, si era impegnato per l'unità dei "partiti" democratici; pur essendo repubblicano era stato costretto ad accettare la monarchia (guadagnando sia da Mazzini che da Costa l'epiteto di politico stupido ed incapace).

Eletto presidente di decine di Società operaie e di fasci del lavoro, era stato socialista, ma alla Garibaldi, cioè seguace di un socialismo "umanitario, non esagerato" che rifuggiva dalla lotta di classe e dall'abolizione della proprietà personale. Lo stesso Andrea Costa commemorandolo ad Imola, dice: egli non fu monarchico o repubblicano o socialista: fu uomo di popolo.

Dal 22 al 25 giugno 1882 si tiene a Genova il XV Congresso delle società operaie affratellate, sei anni dopo di quello precedente.

Molte Società operaie sono ancora controllate dai mazziniani, ma poche si sono attenute alle regole del Patto di fratellanza e ognuna ha svolto, quasi sempre, vita propria.

Il congresso vota una mozione sulla regolamentazione del lavoro femminile e sull'abolizione del lavoro minorile. Pochi sino ad allora avevano discusso di questa piaga sociale. Il lavoro minorile veniva ampiamente utilizzato nelle botteghe artigiane, nelle miniere e nelle campagne. Nell'industria tessile circa un quarto delle operaie aveva meno di 14 anni e nelle miniere di zolfo siciliane c'erano minatori con meno di 10 anni. Gli orari di lavoro andavano da 9 a 14 ore giornaliere e con paghe di 4 o 5 volte inferiori a quelle degli uomini adulti.

Ovviamente l'autoesclusione dei repubblicani dal Parlamento rende inutili le delibere del congresso. Edoardo Pantano propone di partecipare alle elezioni politiche ed anche di accettare il giuramento al re, salvo dichiarare di "essere lì (in Parlamento) a combattere la Monarchia". Ma i repubblicani non sono d'accordo; Romanelli, delegato della Campania, dichiara: dobbiamo decidere se andare o no a votare, ma, stando alla legge elettorale, dei miei 3.500 soci, solo 150 sarebbero elettori. La contro proposta di Fossati, rappresentante del Circolo Mazzini di Genova, per l'astensionismo elettorale, è approvata con 121 voti contro 53 favorevoli a Pantano e 1 astenuto.

Lo storico Manacorda commenta: "mentre la democrazia radicale (quella di Saffi, Bertani e Bovio) mobilitava a suo favore i nuovi nuclei di elettori operai, mentre i socialisti, liberatisi degli anarchici, affrontavano per la prima volta la lotta elettorale, i repubblicani si isterilivano sempre più attardandosi in un isolamento senza via d'uscita."

Il 24 settembre viene promulgata la nuova legge elettorale che trasforma il collegio uninominale in plurinominale (a scrutinio di lista) ed allarga il diritto di voto dal 2,5% al 7% della popolazione maschile. Si passa cioè da 600.000 elettori a oltre 2.000.000: possono recarsi alle urne i maschi con più di 21 anni (il precedente limite era di 24) e che paghino imposte per almeno 19 lire annue (prima 40).

Lo scrutinio di lista costringe l'estrema sinistra (socialisti, radicali e repubblicani) ad allearsi per poter sperare in qualche risultato elettorale.

Si costituisce pertanto l'Unione elettorale democratica tra repubblicani transigenti (Saffi), socialisti democratici (Costa) e radicali (Cavallotti). Diversi repubblicani, mettendo da parte la questione istituzionale, si presentano alle elezioni di novembre con un programma repubblicano minimo: suffragio universale, riduzione dell'orario di lavoro con aumento del salario minimo, imposta progressiva sul reddito con riduzione delle imposte indirette; esproprio dei latifondi incolti e loro cessione ai braccianti agricoli; istruzione di base obbligatoria, laica e gratuita.

 

13. L'Estrema raddoppia i suoi seggi in Parlamento.

Alle elezioni di novembre l'estrema sinistra, pur non vincendo, come molti speravano, passa da 20 a 40 deputati tra cui l'operaio Valentino Armirotti, repubblicano, il medico recanatese repubblicano Giovanni Falleroni che però, una volta in aula, rifiuta di giurare fedeltà al re e viene espulso "di peso" dal Parlamento; anche Albero Mario, il fedele discepolo di Mazzini, ora è deputato del gruppo radicale.

Nel maggio del 1883 si riunisce a Bologna una conferenza tra radicali, repubblicani e socialisti al fine di costituire un movimento unitario e viene fondato il Fascio della democrazia, momento di incontro, non partito, dell'estrema sinistra.

Vi partecipano Bovio, Cavallotti, Campanella, Ceneri, Costa, Imbriani, Nathan, Saffi, ecc. viene nominato un triumvirato direttivo costituito da Bovio, Cavallotti e Costa, ma dopo poco più di un anno, come già accaduto per la Lega della democrazia, il Fascio si disgrega per contrasti interni.

Nel 1883 Cafiero e Covelli finiscono in manicomio e Karl Marx, fondatore dell'Internazionale e propugnatore del comunismo, sempre in contrasto con Mazzini e Bakunin, muore.

Nel maggio del 1884 si riunisce in gran segreto a Torino un gruppo di repubblicani con il compito di redigere una Costituzione repubblicana da propagandare in tutta Italia. Una delazione porta in carcere tutti i partecipanti.

Al processo, svoltosi nel febbraio del 1886, il repubblicano santarcangiolese conte Lodovico Marini dichiara davanti ai giudici: Sì noi vogliamo fare la Rivoluzione Repubblicana secondo i principii di Giuseppe Mazzini e vogliamo sostituire alla monarchia la sovranità popolare, cioè la Repubblica...Sì la Repubblica, parola che non possiamo pronunciare se no ci arrestano... Non possiamo entrare in Parlamento per colpa del giuramento di fedeltà al re; non ci resta che l'azione, non insurrezione o guerra civile, ma lotta di liberazione.

Gli imputati sono tutti assolti.

Nel marzo del 1885 a Forlì viene convocato un Congresso nazionale anarchico che conferma l'indirizzo anarco-collettivista, la lotta contro Stato e capitale e contro il partito socialista rivoluzionario di Costa.

A livello locale continuano le polemiche con i socialisti e i mazziniani.

I repubblicani sono particolarmente sensibili nel difendere le libertà civili, e si schierano spesso a difesa sia dei socialisti che degli anarchici per i sequestri dei giornali, per gli arresti indiscriminati e per il domicilio coatto.

Scrive Barilari, direttore del giornare repubblicano di Ancona, Lucifero: "Facendo astrazione dalle differenze di principii e di metodo che ci dividono dai socialisti e dagli anarchici protestiamo fermamente contro la violazione della libertà di pensiero e di opinione."

E Costa: Noi socialisti e repubblicani siamo diversi, quidi niente fusioni, ma siccome siamo entrambi democratici e vogliamo entrambi il bene del proletariato... procediamo in accordo e parallelamente per liquidare l'attuale forma di società.

Da sempre tra i tre "partiti sovversivi" intercorrono violente polemiche che talvolta sfociano in fatti di sangue, ma di fronte al "nemico" (monarchia, chiesa e conservatori) trovano spesso momenti di collaborazione e di convivenza amichevole.

 

14. Le Società operaie affratellate: la più forte ed efficiente organizzazione operaia.

Il XVI Congresso delle Società operaie affratellate si svolge a Firenze dal 24 al 27 giugno 1886. Vi partecipano 646 circoli o società, di cui 440 sono società affratellate di Romagna, Marche, Umbria, Liguria, Toscana e Sicilia con 221 delegati tra i quali Bovio, Fratti, De Andreis, Albani.

Quasi a riaffermare l'intransigente fedeltà del passato, sono chiamati alla presidenza del convegno il generale Stefano Canzio, genero di Garibaldi e Aurelio Saffi, il prediletto di Mazzini.

Quest'ultimo apre il convegno dichiarando: i principii mazziniani sono sempre la nostra guida e non ci sono motivi per mutarli, aggiornarli o ritoccarli... Personalità dell'individuo, proprietà, libertà, famiglia, città, nazione sono elementi naturali della vita civile: sorgono dal fondo stesso dell'organismo umano, non furono creati dall'arbitrio, nè l'arbitrio può cancellarli... Chi tenta di separare la questione economica dalla questione morale e politica, la vita dell'operaio dalla vita della Nazione, l'uomo dal cittadino cospira a strappare dalle mani dei lavoratori la leva più potente della loro emancipazione civile.

Le Società operaie affratellate costituiscono, in quel momento, la più forte ed efficiente organizzazione operaia.

Il congresso proclama lo sciopero generale "un male disastroso" da evitare attraverso un buon arbitrato tra capitale e lavoro.

Si rifiuta la richiesta di nazionalizzare le terre coltivabili e si riafferma il principio della proprietà individuale, ma si concorda sulla consegna delle terre incolte, tramite l'intervento dello Stato e con contratti equi, a braccianti e contadini disoccupati e sull'attività di promozione delle cooperative. Si esalta inoltre il contratto mezzadrile come equilibrato rapporto tra lavoratore e padrone.

Nathan propone la costituzione delle Camere del lavoro.

Si continua a proclamare l'astensionismo elettorale ma lasciando alle singole società o consociazioni la facoltà di decidere in merito. La dialettica più decisa, avviene tra repubblicani ortodossi (come Saffi e Nathan) e repubblicani progressisti o collettivisti (come De Nobili e Calderoni) più vicini alle idee socialiste che a quelle mazziniane.

Quando muore Agostino De Pretis, nell'agosto 1887, diviene presidente del consiglio Francesco Crispi, che con Mazzini e Pilo aveva creato le condizioni in Sicilia per la spedizione di Garibaldi del 1860, e che ora è capo della nuova sinistra monarchica di Rattazzi e Depretis (la Monarchia ci unisce, la Repubblica ci divide... è la sua sfida ai mazziniani), ed instaura un governo autoritario ricominciando a perseguitare mazziniani, radicali e socialisti, definiti "sette inique e sovversive".

 

15. La costituzione del Partito Repubblicano viene rinviata: un'occasione perduta

in "continua 1889 - 1891"