Noi repubblicani: da dove veniamo 1889 - 1891

15. La costituzione del Partito Repubblicano viene rinviata: un'occasione perduta

Il XVII Cogresso delle Società operaie affratellate si riunirà a Napoli dal 20 al 24 giugno 1889: Saffi, data la sua età avanzata, non può parteciparvi ma invita il congresso a darne la presidenza a Giovanni Bovio e accompagna la proposta con l'auspicio, che può essere considerato il suo testamento politico: Il Congresso non disfaccia il pensiero di Giuseppe Mazzini nel tentativo di esplicarlo...Nel pensiero sociale di Mazzini non c'è nessun principio collettivista... Il mazzinianesimo si accetta o si respinge così com'è, non va equivocato o distorto nella sua ispirazione e nei suoi contenuti.

Il Comitato esecutivo è costituito da Fratti, Albani e Costagutta; si confrontano, ancora una volta, due tendenze: l'associazionismo filo-mazziniano (con De Andreis e Turchi) e il collettivismo filo-socialista (con De Marinis e Sassi).

La mozione di Antonio Fratti, forlivese, che propugna i principii mazziniani tradizionali ottiene 411 voti, mentre quella proposta dal sociologo napoletano Enrico De Marinis, d'ispirazione collettivista e socialista ne ottiene 108, 80 sono gli astenuti.

Ma il problema più significativo, sul piano politico, che verte sulla opportunità o meno di separare l'attività politica (partito) da quella economico-educativa (società operaie) non viene risolto.

Felice Albani aveva ricordato al Congresso che "il Patto di fratellanza vede la missione politica e quella sociale strettamente connesse, così come la intendeva Mazzini: l'emancipazione dei lavoratori deve essere contemporaneamente politica, sociale ed economica."

Raffaele Maffi, repubblicano di orietamento radicale, con una mozione conciliativa, approvata, blocca tutto.

La costituzione del Partito Repubblicano viene rinviata e molti ritengono che sia stata persa una grande occasione.

La partecipazione alle elezioni viene affrontata e risolta con questa mozione: "Possono appartenere al Patto di fratellanza tanto le Società che accettano la lotta elettorale quanto quelle che sono astensioniste... Le Società affratellate sono libere, nell'interesse generale del partito repubblicano, di partecipare o non partecipare all'agone elettorale."

Con l'entrata in vigore della nuova legge elettorale e provinciale (30 dicembre 1888), il congresso ritiene utile la partecipazione alle elezioni amministrative, ma rivendica anche una nuova legge che renda il Comune libero ed autonomo, che abolisca la Provincia ed il Prefetto e che estenda il diritto elettorale a tutti i cittadini.

Si trattano anche le questioni politiche e si vota quasi all'unanimità in favore del principio di nazionalità e per il sostegno alle lotte irredentistiche; mentre ci si oppone alla politica estera crispina, colonialistica e triplicistica (cioè filotedesca).

Il mazzinianesimo, nella base sociale, è entrato in crisi e, secondo Bovio, è giunto il momento di "definirsi o sparire ".

Il calo di influenza sulla classe operaia, passata dapprima all'Internazionale e poi al socialismo, si fa sentire tra i congressisti che non riescono a trovare una linea politica comune.

Dario Papa, giornalista, repubblicano-cattaneano, fonda il giornale L'Italia del Popolo con il programma di spingere i repubblicani a ritrovare tutte le antiche certezze e costituire un vero Partito repubblicano unitario e ben organizzato nell'area dell'estrema sinistra.

 

16. Nasce a Milano il P.L.I. e i repubblicani rifiutano di entrarvi.

Nell'aprile del 1890 muore Aurelio Saffi, già triumviro, con Mazzini ed Armellini, della Repubblica Romana del 1849, guida del repubblicanesimo dopo la morte di Mazzini e difensore del suo pensiero sociale. Saffi si era sempre battuto per la stretta collaborazione tra il Patto di fratellanza (espressione delle Società Operaie affratellate) e le Consociazioni repubblicane. Quando il collettivismo del socialismo aveva cominciato a penetrare il mondo operaio, Saffi aveva rilanciato l'associazionismo e la "fraterna collaborazione" tra capitale e lavoro, riaffermando l'interdipendenza tra la questione politica e quella economica: l'emancipazione sociale e politica dei lavoratori deve precedere quella economica.

Il 1° maggio 1890 in molte città italiane scendono in piazza migliaia di lavoratori per festeggiare la "festa internazionale dei lavoratori".

I radicali Cavallotti e Socci riescono, dopo un lungo lavoro preparatorio, a convocare a Roma per l'11 maggio un convegno dell'estrema sinistra per combattere il governo Crispi, allora al potere. Sono presenti circa 450 associazioni e circoli: repubblicani, radicali, socialisti, liberi pensatori (massoneria), irredentisti, reduci di patrie battaglie, società operaie.

Aderiscono 40 deputati, 2 senatori (che allora erano di nomina regia) e 30 giornali. Tra i delegati sono presenti Aporti, Badaloni, Bovio, Cavallotti, Canzio, Costa, Ferri, Filopanti, Maffi, Martora e Socci.

I repubblicani intransigenti ed i socialisti ortodossi si rifiutano di partecipare.

Viene eletto presidente il repubblicano Giovanni Bovio. Si approva il programma dell'Estrema per la XVII legislatura: 1) revisione dello Statuto Albertino: minor potere al re, maggiore al Parlamento; 2) suffragio universale; 3) autonomie locali; 4) diritto assoluto di riunione e di associazione; 5) abolizione dell'istituto dell'ammonizione e del domicilio coatto; 6) autonomia totale del potere giudiziario; 7) istruzione di base obbligatoria, gratuita e laica; istruzione universitaria libera ed autonoma; 8) nazione armata, riduzione della ferma di leva, divieto di utilizzare l'esercito per l'ordine pubblico; 9) tassa unica progressiva sul reddito e sulla successione ereditaria; 10) rigetto della Triplice (patto militare in vigore tra Italia, Austria e Germania).

Per quel che riguarda il problema sociale si condannano le utopie estremiste e si richiede un'adeguata legislazione in difesa dei lavoratori (parità tra donne e uomini sul lavoro, divieto del lavoro minorile, giornata lavorativa di otto ore).

Il convegno dà vita a un nuovo Patto di Roma, ma l'eterogenea composizione ne determina subito dopo la paralisi e poi l'estinzione.

L'8 giugno 1890 si riunisce a Forlì la Consociazione repubblicana di Romagna e subito scoppia, ancora una volta, lo scontro tra repubblicani associazionisti e repubblicani collettivisti. I primi prevalgono, ma gli sconfitti dopo quattro mesi (il 15 ottobre) costituiscono la Confederazione repubblicana collettivista romagnola alla quale il successivo Congresso darà stabile organizzazione.

Nella primavera del 1891 Costa, rientrato dall'esilio, cerca di convocare a Ravenna un congresso socialista al fine di fondare il Partito socialista italiano. Contemporaneamente a Milano Filippo Turati, proveniente da democrazia radicale, insieme a Leonida Bissolati, Anna Kuliscchoff e Claudio Treves crea la Lega milanese d'ispirazione marxista nel cui programma non si parla più di lotta di classe o di dittatura del proletariato e che si prefigge di conquistare attraverso la lotta elettorale il potere politico al fine di abolire le classi e trasferire capitale, terre e strumenti di lavoro allo Stato.

Turati rileva da Ghisleri il giornale repubblicano Cuore e Critica e lo trasforma in La Critica Sociale che eserciterà una grande influenza sulla futura generazione socialista. Il 2 agosto i socialisti milanesi della Lega convocano il I Congresso operaio italiano (socialista). Sono rappresentate 450 società socialiste, anarchiche, operaiste, radicali e repubblicane, con 250 delegati, la maggior parte dei quali lombardi.

La maggior parte delle discussioni congressuali riguardano la fondazione di un partito operaio socialista. Si scontrano i socialisti, capeggiati da Turati, gli anarchici, guidati da Gori, i radicali, guidati da Maffi, e gli operai intransigenti di Casati.

Prevale la linea che porta alla fondazione del partito dei lavoratori italiani (P.L.I.) La parola socialismo non viene usata per volontà del radicale Maffi che entra a far parte del direttivo. Il P.L.I.

Non è ancora un vero partito come oggi noi l'intendiamo ma una federazione di associazioni operaie con l'esclusione di quelle dirette da "borghesi".

I repubblicani e gli operaisti di Casali rifiutano di entrare nel P.L.I.

 

17. Si fanno avanti i cattolici, cui Pio IX con la bolla Non expedit aveva proibito di partecipare alla vita politica.

Nel maggio 1891 la Rerum Novarum di papa Leone XIII riconosce l'importanza del mondo del lavoro e dei problemi legati allo scontro tra capitalismo in via di sviluppo e proletariato sottosviluppato e, pur ribadendo la condanna del "socialismo" sancisce che il lavoro e la sua remunerazione devono tener conto delle esigenze primarie del lavoratore, la proprietà privata deve essere "moderata" e conviene sulla utilità e la liceità di associazioni operaie con fini di mutuo soccorso e lotta per il miglioramento economico.

Il documento non contiene direttive politiche o economiche, ma il riconoscimento dei diritti dei lavoratori.

La Chiesa, dopo la netta condanna di "tutte le sette con i nomi barbari di comunismo, socialismo e anarchismo", proclamata con l'enciclica Quod apostolici numeris, cerca di recuperare il proletariato ormai totalmente in mano ai socialisti propugnatori di ideologie materialiste e invita i cattolici "a scendere in campo".

Alla fine del XIX secolo menti illuminate cattoliche cominciano a proporre un cristianesimo sociale, combattendo a fianco del proletariato contro i padroni e contrastando le ideologie sociali materialiste con quelle cattoliche neotomistiche.

Vari circoli cattolici e nuclei diocesani si erano riuniti anni prima fondando l'Opera dei congressi che aveva come programma quello di riunire i cattolici e le associazioni cattoliche italiane in azioni in difesa dei diritti calpestati della Santa Sede e degli interessi religiosi degli italiani...

L'Opera ebbe un notevole sviluppo, prevalentemente al Nord, mentre risulta assente al Sud, con esclusione della Sicilia, ed assorbe anche la Gioventù cattolica italiana.

Nel 1889, in contrasto con la conservatrice Opera dei congressi, Giuseppe Toniolo sostenitore del rinnovamento sociale auspicato da Leone XIII, aveva fondato a Padova l'Unione cattolica per gli Studi sociali con lo scopo di propugnare l'ordine sociale cristiano, secondo la dottrina cattolica e la tradizione della civiltà italiana, combattendo sia il socialismo che il liberalismo, dando la preminenza al fattore etico rispetto a quello economico.

Toniolo esalta il movimento operaio e contadino come resurrezione del popolo sacrificato dalla rivoluzione borghese e dalla grande proprietà terriera. L'Unione cattolica esprime il cattolicesimo sociale o il socialismo cristiano che vuol sottrarre le masse lavoratrici al materialismo e alla lotta di classe, ma nello stesso tempo guidarle verso l'emancipazione sociale ed economica secondo i principi cristiani di giustizia e carità.

Da parte di Toniolo e di Albertario, direttore del diffuso giornale L'Osservatorio Cattolico, c'è il tentativo di spostare cattolici dalla destra conservatrice alla sinistra popolare. Si fondano società operaie cattoliche, si facilita la piccola proprietà contadina e la mezzadria, si costituiscono banche popolari e casse rurali, cooperative di lavoro e consumo, si favorisce l'azionariato operaio.

Intanto si tiene a Bruxelles (dal 16 al 23 agosto 1891) il II Congresso dell'Internazionle socialista. Vi partecipano Turati e Croce per i socialisti italiani, Engels e la figlia di Marx, Eleonora, per i comunsti. Gli anarchci non sono invitati.

I vari movimenti socialisti europei si allineano su posizioni marxiste con molteplici sfumature. Si stabilisce in maniera definitiva che il 1° maggio sia festa dei lavoratori in tutto il mondo.

 

18. L'ultimo Congresso delle Società operaie affratellate

in "continua 1892 - 1895"