Noi repubblicani: da dove veniamo 1892 - 1895

18. L'ultimo Congresso delle Società operaie affratellate

A Palermo dal 26 al 29 maggio del 1892 si tiene il XVIII Congresso delle Società operaie affratellate, guidato dal radicale Maffi.

I repubblicani associazionisti o puri sono assai pochi per l'assenza dei liguri, dei romagnoli, dei marchigiani e della Fratellanza artigiana di Firenze che hanno rifiutato di partecipare ad un congresso troppo "radicale e socialista".

Si scontrano comunque, nuovamente, i pochi mazziniani associazionisti con i repubblicani collettivisti: in questa sede prevalgono i secondi per la massiccia presenza dei "socialisti" appartenenti ai Fasci del lavoro siciliani.

Alla fine però viene presentata una mozione di compromesso, dettata da Turchi, che riconosce a tutte "le scuole economiche" di far parte del Patto di fratellanza.

Nell'agosto del 1892 muore, a soli 42 anni, nel manicomio di Nocera Inferiore, dove era rinchiuso da nove anni, Carlo Cafiero, personaggio di spicco della I Internazionale. Scrive Labriola ad Engels: è morto come un cane, sepolto sotto terra con gli abiti da pazzo...I compagni dell'Internazionale gli hanno mangiato più di un milione di lire, in specie Bakunin...L'Internazionale in Italia è stata un intreccio di grandi idealisti, di birbanti di professione e di squilibrati che avevano una ben strana cognizione del Socialismo.

Ai primi di ottobre del 1893 si riuniscono i repubblicani collettivisti romagnoli (circa 100 delegati) in previsione del congresso nazionale delle Società operaie affratellate e decidono, dopo lunge discussioni, di battersi affinchè il Patto di Fratellanza venga ricondotto alle sue origini operaie e che si dichiari che fra le diverse scuole si dia la preferenza a quella che combatte la proprietà privata.

"Per rialzare l'antico nome onorato della parte repubblicana.... non per sè, ma per il paese, non per special teoria, ma per il bene dei lavoratori" si convoca il 14 ottobre del 1893 il XIX Congresso delle Società operaie affratellate a Bologna.

Oltre a diversi esponenti della vecchia guardia repubblicana sono presenti gli uomini nuovi del repubblicanesimo che, partendo da Mazzini, ne hanno abbandonato i dogmatismi e gli "utopismi" religiosi, rifacendosi a Cattaneo e a Ferrari: i nuovi repubblicani non sono del tutto associazionisti ma neppure collettivisti. Si tratta di De Andreis e Chiesa, Taroni, Federici, Gustavo Chiesi, Arcangelo Ghisleri e Giuseppe Gaudenzi.

Durante la discussione emergono le solite tre tendenze: i mazziniani puri, associazionisti e astensionisti; i repubblicani federalisti mazziniano-cattanei, transigenti o conciliantisti; i collettivisti socialisteggianti.

Luigi De Andreis ritiene impossibile conciliare i mazziniani con i repubblicani collettivisti: i mazziniani sono stanchi di sentir mistificare il nostro maestro Mazzini.

Ci si convince che le società operaie non possono più rappresentare movimenti politici perchè al loro interno convivono molteplici ideologie. Le sterili e lunghe discussioni dei vari congressi si sono sempre concluse con un nulla di fatto, per cui queste si preparano a sciogliersi per passare, nella loro componente politica, ai nuovi partiti che stanno nascendo.

Il Patto di Fratellanza fra le Società operaie italiane, fondato da Mazzini a Napoli nel 1864 e rifondato a Roma nel 1871, strumento solidaristico per alcuni e politico per altri, che aveva raccolto tutte le forze del lavoro repubblicane, ormai incapace di fungere da collante tra le diverse tendenze e inadeguato alle esigenze della lotta politica moderna, si scioglie.

Contrariamente a quello che avrebbe voluto Mazzini, non era mai riuscito a coordinare e a dirigere a livello nazionale le varie società operaie repubblicane, in pratica autonome e in lotta tra loro.

 

19. L'eredità del Patto di Fratellanza

Abbiamo visto, fin qui, l'evoluzione del movimento repubblicano nato nel 1831 con la Giovine Italia di Mazzini., nell'ambito della società italiana che si stava formando nell'800 attraverso le lotte per l'indipendenza e per l'unità sotto l'egida di un regime monarchico conservatore.

Abbiamo anche visto come delle tre correnti politico-culturali che hanno caratterizzato l'evoluzione dell'Europa e del mondo occidentale nel XIX secolo: il pensiero liberale, quello democratico e quello socialista, il "partito" repubblicano durante a sua storia si sia sempre sforzato di rappresentare l'espressione della democrazia nel suo significato più pieno, partendo dall'asserto mazziniano: La Repubblica (Mazzini parla all'Assemblea costituente della Repubblica Romana del 1849) è conciliatrice ed energica. Il Governo della Repubblica è forte: quindi non teme; ha la missione di preservare intatti i diritti e il libero compimento dei doveri d'ognuno... il suo Governo deve avere la calma generosa e serena, non gli abusi della vittoria. Inesorabile quanto al principio, tollerante e imparziale cogli individui: aborrente dal transigere e dal diffidare: nè codardo nè provocatore; tale deve essere un Governo per essere degno dell'istituzione repubblicana. Economie negli impieghi; moralità nella scelta degli impiegati...Ordine e severità di unificazione e di censura nella sfera finanziaria, guerra ad ogni prodigalità, attribuzione d'ogni danaro del paese all'utile del paese; esigenza inviolabile d'ogni sacrificio, ovunque la necessità del paese lo impongono. Non guerra di classe, non ostilità alle ricchezze acquistate, non violazioni improvvise o ingiuste di proprietà; ma tendenza continua al miglioramento materiale dei meno favoriti dalla fortuna, e volontà ferma di ristabilire il credito dello Stato e freno a qualunque egoismo colpevole di monopolio, d'artificio o di resistenza passiva dissolvente o procacciante alterarlo. Poche e caute leggi; ma vigilanza decisa nel'esecuzione.

Per i repubblicani la democrazia è il rifiuto di ogni concezione dogmatica o fideistica; è l'affermazione dei principi della giustizia sociale, unita alla consapevolezza che questi principii, i quali richiedono l'intervento programmatorio dello Stato per garantire una corretta distribuzione dei beni ed il continuo sviluppo della produzione, debbono avere attuazione all'interno di un quadro istituzionale flessibile, capace di assecondare i movimenti della società; è la consapevolezza di operare in un determinato contesto storico e sociale contro ogni reazionarismo e ogni fanatismo.

La democrazia è la fede nella ragione e nella capacità dell'uomo di migliorare la propria condizione attraverso uno sforzo che sia, nello stesso tempo, individuale e collettivo.

Abbiamo anche visto che i repubblicani portarono nel Patto di Fratellanza la loro abitudine a confrontarsi con la realtà quale essa effettivamente è e non quale piacerebbe che fosse. Di fronte alla predicazione sovversiva dei nuclei internazionalisti questo rigoroso senso della realtà fu spesso scambiato come espressione di un astratto solidarismo.

E il movimento repubblicano, nella sua evoluzione storica, cedeva continuamente uomini, anche con un passato importante, sia all'internazionalismo anarchico prima e socialista poi, sia al più allettante blocco liberalconservatore (monarchico).

Ma il Patto di Fratellanza non è l'unica realizzazione che i repubblicani hanno portato a termine in questi anni di lenta e difficile crescita, contraddistinti da un senso di precarietà al quale i conservatori reagirono opponendosi ad ogni segno di apertura. La presenza repubblicana in quegli anni, modesta a livello parlamentare a causa della pregiudiziale antimonarchica e del rifiuto di prestare giuramento al re, si afferma nel paese attraverso una fitta rete di iniziative, per lo più condotte a livello locale, che avevano lo scopo di mantenere vivi i contatti con la società civile.

 

Noi repubblicani (da dove veniamo): la storia del P.R.I.

20. Milano 21 aprile 1895: nasce il Partito Repubblicano Italiano

Il 20 maggio del 1894 a Forlì i repubblicani "associazionisti" di Romagna, guidati da Giuseppe Gaudenzi e riuniti a convegno, auspicano la costituzione di un partito repubblicano nazionale: "trasformando o abbandonando, secondo l'opportunità, il Patto di Fratellanza, creando un partito distinto, autonomo con un proprio programma e deciso a partecipare alla campagna elettorale". Si decide anche di dar vita a un giornale che porti avanti tale programma Il Pensiero Romagnolo, diretto dallo stesso Gaudenzi.

Il Partito repubblicano italiano nasce a Milano il 21 aprile del 1895 durante il I Congresso nazionale delle Consociazioni repubblicane per opera soprattutto della Consociazione romagnola e di quella lombarda e col massiccio appoggio del giornale Il Pensiero romagnolo.

Questo il testo della deliberazione approvata : "I sottoscritti, in nome loro e come rappresentanti delle associazioni sotto indicate, riuniti oggi per avviare alla riorganizzazione del Partito repubblicano, deliberano quanto segue. 1) Le associazioni qui rappresentate si costituiscono, fin d'ora, in Partito Repubblicano Italiano; 2) esse accettano la proposta della consociazione romagnola di farsi centro provvisorio del lavoro di riorganizzazione del partito e s'impegnano a fornire a questa consociazione tutte le notizie e tutti gli aiuti necessari a facilitarne il compito; 3) la nuova organizzazione del Partito repubblicano, perchè riesca praticamente efficace, deve esclusivamente proporsi l'obiettivo del raggiungimento della forma repubblicana, senza differenze di scuole economiche (associazionista o collettivista) e di scuole politiche (unitaria o federalista) riconoscendo come mezzo indispensabile per risolvere ogni questione politica e sociale l'instaurazione del governo popolare repubblicano: 4) la consociazione romagnola tenendo conto di questa base principale del programma repubblicano e delle deliberazioni prese nell'ottobre 1894 dovrebbe: a) formulare uno schema di patto generale del partito, il quale patto rispetti le autonomie dei gruppi locali; b) ottenere l'adesione di tutte le organizzazioni esistenti repubblicane per un prossimo congresso, raccogliendo le notizie necessarie ad una accurata statistica delle forze del partito; 5) le associazioni qui rappresentate si impegnano a rifondere alla consociazione romagnola le spese che essa anticiperà per i lavori di organizzazione e per indire il prossimo Congresso nazionale repubblicano. L'Italia del popolo, per riguardo alla pubblicità, aiuterà in ogni modo il lavoro delal consociazione romagnola"

All'agnosticismo istituzionale nel quale socialisti e radicali si erano rifugiati, i repubblicani replicavano sostenendo che le aspirazioni di giustizia e di eguaglianza rischiano di essere vane se non si collegano ad una strategia mirante alla creazione di un nuovo modello istituzionale capace di garantire, attraverso la libertà dei cittadini e l'autonomia dei corpi associativi e degli enti locali, il civile confronto delle classi.

A Bologna, nel novembre dello stesso anno si tiene il I Congresso del P.R.I. In tale occasione viene nominata una Direzione nazionale con compiti di controllo e di coordinamento tra le sezioni e sono istituite le Federazioni regionali; nessun organismo a livello provinciale.

 

21.Le prime battaglie di fondo del partito repubblicano

in "continua 1896 - 1897"