Noi repubblicani: da dove veniamo 1899 - 1900

26. Nel 1899 il III Congresso del Partito repubblicano

I repubblicani italiani, per sfuggire al divieto di riunione, ancora vigente dopo la rivolta milanese, decidono di tenere il loro III Congresso a Lugano, in Svizzera, dall'8 al 9 settembre 1899, forse (annota Spadolini): “per non mancare neppure nella geografia ai doveri della fedeltà mazziniana. E nel luogo che aveva visto nascere i moti del febbraio 1853 e dell'aprile del 1869, fu deciso all'unanimità di proseguire sulla strada della fermezza ideologica e della lotta ad oltranza, combattendo sì in Parlamento la battaglia ostruzionistica, ma solo al fine di salvare le garanzie di libertà e di riaffermare poi il programma massimo.

L'affinismo (la formula tanto cara ai radicali del se) non trovò troppi fautori a Lugano; e i confini dell'alleanza furono segnati con quella chiarezza che era tanto più necessaria nel momento della lotta comune, dell'unità d'azione, dei blocchi popolari (che in sede amministrativa, negli enti locali, continuerà per qualche anno)”.

Il governo, a causa delle stragi di Milano e della repressione violenta contro l'Estrema sinistra (il deputato repubblicano, ing. De Andreis era stato condannato a 12 anni dal tribunale militare) e il Movimento cattolico sociale, viene messo in minoranza e deve dimettersi.

Il generale Pelloux, moderato di destra, divenuto capo del governo fa revocare lo scioglimento delle associazioni e il sequestro dei giornali.

Viene inoltre concesso l'indulto alla maggior parte degli arrestati per i tumulti dell'anno prima, ma subito dopo, spinto dalla corte e dai conservatori, fa approvare tre leggi eccezionali per la limitazione del diritto di sciopero, di riunione pubblica, di stampa e per la militarizzazione dei pubblici servizi in caso di sciopero.

Il Corriere della Sera annota: “Siamo in pieno colpo di Stato della borghesia contro il popolo, dell'oppressore contro l'oppresso”.

Il tentativo di Pelloux di imporre un regime autoritario fallisce per la battaglia che conduce, ancora una volta l'Estrema sinistra, questa volta appoggiata dai cattolici democratici. Viene sventato il “colpo di Stato” e si costringe il re a sciogliere le camere e ad indire le elezioni per il giugno del 1900.

Nel febbraio di quell'anno la Corte di Cassazione boccia i decreti liberticidi.

Durante le consultazioni del giugno 1900 i prefetti intervengono spesso con pressioni sui giornali, intimidazioni e atti di corruzione contro i candidati dell'opposizione.

L'Italia ha 33 milioni di abitanti, gli aventi diritto al voto sono solo 2.250.000 (6,9% della popolazione) e alle urne ne vanno solo 1.300.000.

Si registrano i seguenti risultati: 296 deputati “ministeriali” (conservatori e liberali), 104 della sinistra costituzionale e 96 della estrema sinistra (radicali 34, socialisti 33, repubblicani 31: Altobelli Carlo ad Ortona; Arconati Rinaldo a Varese; Barzilai Salvatore a Roma; Battelli Angelo a Pisa; Bosdari Giovanni Battista ad Ancona; Bovio Giovanni a Minervino Murge; Celli Angelo a Cagli; Chiesi Gustavo a Forlì; Colajanni Napoleone a Castrogiovanni; Comandini Ubaldo a Cesena; Corsi Filippo a Massa; De Andreis Luigi a Milano I e a Ravenna II; Del Balzo Carlo a Jesi; Dell'Acqua Carlo a Busto Arsizio; Federici Bortoli a Milano IV; Garavetti Filippo a Sassari; Gattorno Federico a Rimini; Imbriani-Poerio Matteo Renato ad Andria; Luzzatto Riccardo a S. Daniele del Friuli; Mazza Pilade a Roma I; Olivieri Erminio a Parma I; Pozzato Italo a Rovigo; Pantano Edoardo a Terni; Pansini Pietro a Molfetta; Raccuini Domenico a Rieti; Rispoli Rodolfo a Castellamare di Stabia; Socci Ettore a Grosseto; Taroni Paolo a Lugo; Valeri Domenico a Osimo; Vendemini Gino a Santarcangelo di Romagna; Zabeo Egisto a Mirano). Ma Corsi Filippo morì prima della proclamazione del risultato e la camera proclamò eletto il suo competitore, per cui i deputati del PRI scesero a 30.

Tuttavia, nelle elezioni supplettive del 1901 si aggiunsero alla pattuglia repubblicana Mirabelli Roberto, a Ravenna II a seguito dell'opzione di De Andreis per il collegio di Milano I e Pellegrini Antonio a Genova II eletto il 13 gennaio. Nel 1903, prese il posto di Bosdari, defunto, Domenico Barilari.

Ovviamente la elezione di De Andreis fu “di protesta” in quanto non eleggibile perchè condannato al carcere e la sua elezione non fu confermata dal Parlamento.

Quindi alla fine della XXI Legislatura (1900-1904) i deputati repubblicani presenti alla Camera furono 31.

 

27. Nel 1900 il IV Congresso del Partito repubblicano a Rifredi (Firenze)

Il 29 luglio 1900 Umberto I di Savoia viene ucciso dall'anarchico Gaetano Bresci, ritornato dagli Stati Uniti per vendicare “i lavoratori assassinati a Milano” da Bava Beccaris, premiato dal re con medaglia al valore.

Il 1° novembre del 1900 il PRI indice un congresso a Firenze, ma la questura lo proibisce per cui si deve ripiegare su Rifredi, in un teatrino.

Il Partito contava allora circa 21.000 iscritti, aveva 700 consiglieri fra comunali e provinciali. Le sezioni e associazioni repubblicane erano 337 di cui 89 nel settentrione, 157 nell'Italia centrale, 60 nel meridione e 31 nelle isole.

Pur nelle difficoltà dell'organizzazione sono presenti al IV Congresso di Rifredi (1-3 novembre) delegati di oltre 300 sezioni e associazioni repubblicane (su 337): il Congresso approva molte mozioni fra le quali:

- elezioni a suffragio universale di una Costituente popolare per scrivere la Nuova Costituzione (in luogo dello Statuto Albertino);

- né un soldo né un uomo per le guerre coloniali... i repubblicani sono per il rispetto del diritto di tutte le genti....sì alle guerre irredentistiche.;

- no alla Triplice Alleanza (Italia, Germania, Austria).

Per quel che riguarda i problemi della struttura sociale ed economica dello Stato, le mozioni indicarono il “no allo statalismo accentratore” e al “centralismo burocratico” e il sì al “decentramento, alle ampie autonomie degli enti locali”.

Su proposta di Eugenio Chiesa il Congresso rivendicò la necessità di una efficiente ed autentica libertà economica con l'abolizione del dazio sul grano e dei dazi interni sul consumo, tasse dirette che colpivano soprattutto i cittadini meno abbienti, da sostituire con una imposta progressiva sui redditi.

“Nella discussione sulle organizzazioni economiche – commenta SpadoliniUbaldo Comandini (che sarà poi ministro dell'union sacrèe durante la guerra mondiale del '15-18) portò la voce di un'esperienza più moderna, più matura e spregiudicata; e al posto del mutualismo tradizionale ci si orientò verso la creazione di una rete fitta omogenea di società di resistenza e di previdenza, capaci di trasformare (si dirà al Congresso di Ancona) i salariati in liberi produttori, cioè di attuare uno dei postulati fondamentali del sindacalismo moderno.”

Si attenua lo spirito anticlericale e l'antica devozione per la massoneria, si respinge ogni solidarietà con i radicali.

Niente manicheismo religioso ed intolleranza fideistica. Il Congresso pone la massima attenzione ai problemi sociali, chiedendo l'abolizione di ogni privilegio, una più giusta distribuzione della ricchezza e una forte solidarietà sociale.

Il PRI si contrappone all'agnosticismo istituzionale, al materialismo ed al collettivismo dei socialisti, ma è pure contrario al possibilismo collaborazionista dei radicali che vogliono “democratizzare” la monarchia.

Nel frattempo i radicali italiani (non ancora constituiti in partito e non hanno riferimento con quello fondato da Pannella molti anni dopo, vedere puntate precedenti di questa storia), guidati da Ettore Sacchi, abbandonano l'Estrema sinistra e si inseriscono nel sistema notabile-parlamentare, scegliendo la vocazione governativa e l'accettazione dell'istituto monarchico, tradendo la loro origine repubblicana e progressista.

I socialisti sono ormai tutti riuniti nel Partito Socialista Italiano. Sono di volta in volta confluiti nel partito: i Fasci dei lavoratori, i Repubblicani collettivisti, i Consolati operai, le Leghe di resistenza, i Circoli di studi sociali, molte Società operaie di mutuo soccorso.

Pur divisi tra riformisti, rivoluzionari e sindacalisti i socialisti sono, all'inizio del '900, salvo che in Romagna e Marche, la guida del movimento proletario ed operaio.

Lo schieramento parlamentare appare praticamente diviso in due gruppi disomogenei: la destra conservatrice, i liberali moderati, la sinistra costituzionale e i radicali; dall'altra parte i rivoluzionari, ovvero i repubblicani e i socialisti.

I cattolici, pur agitandosi sul territorio sono ancora assenti dall'aula parlamentare come partito (molti cattolici siedono in Parlamento tra i conservatori e i liberali).

Solo due i partiti organizzati modernamente: quello socialista e quello repubblicano ed ancora non si è creata una netta separazione tra movimento sindacale e partito politico.

Gli anarchici sono divisi in due tronconi: quello che si definisce socialista anarchico o libertario, guidato da Malatesta e Gori, che si dissocia dal terrorismo, rinuncia all'insurrezione e insiste sulla propaganda e sull'educazione, continua a rifiutare la partecipazione alle elezioni, professando il pacifismo e l'internazionalismo; e quello degli anarchici individualisti che continuano con gli attentati indiscriminati, con tutte le forme di protesta contro le autorità, completamente avulsi dal mondo operaio.

Pur depositari di ideologie differenti ed in continua feroce lotta tra loro, a volte anche con l'uso del pugnale, repubblicani, anarchici e socialisti si ritrovano sempre fianco a fianco nel difendere la “povera gente” contro l'oppressione padronale e capitalista e in tutte le battaglie che hanno lo scopo di migliorare moralmente ed economicamente i lavoratori; insieme subiscono ammonizioni, domicilio coatto, carcere e sequestri di giornali.

Anarchici e socialisti, pur divisi dalle idee, siedono accanto nei congressi e affrontano insieme la battaglia per i diritti salvo che in due enclaves : le Marche e la Romagna dove il mazzinianesimo mantiene una forte ed attiva presenza.

Scriveva Erminio Pescatori*: “siano essi Mazziniani o Garibaldini o Internazionali, combattono tutti per la stessa causa, per il medesimo principio; sono tutti nemici del privilegio, vogliono tutti l'emancipazione del proletariato”.

* Erminio Pescatori, (1836-1905), repubblicano mazziniano, garibaldino, combattè a Mentana (1867), massone, (18°) fondò numerose logge. Fondò a Bologna il Fascio Operaio, di cui furono soci Garibaldi e Andrea Costa.

 

28. Sempre più difficili i rapporti tra repubblicani e socialisti

in "continua  1900 - 1901"