Una notte di Rimini nel 1831 - II parte

Vendetta!...

Vendetta!!! Fu questo l'ultimo grido delle vittime; era il pensiero, la brama che assorbiva un uomo, i cui occhi brillavano ancora di un restante di vita fra tutti quegli esseri mutilati, contraffatti ed immobili. Egli era stato il capo del conflitto: aveva promesso alle madri di rimandargli nel seno vincitori nelle loro famiglie, ed ora erano là prostrati attorno di lui,,,ela libertà con essi. Per lui non eravi nè Madre, nè sorella, nè amico; amico sorella madre, restavagli la patria, essa era tutto per lui. Veterano della Libertà l'aveva seguita nell'errante sua corsa, di contrada in contrada; per tutto ove lo stendardo dei popoli si era innalzato, egli avea portato la sua spada e sparso il proprio sangue

Leggevasi una lunga serie di sventure su quella fronte rugata e abbrunita dal sole di Grecia, e di Spagna, ma impallidito dall'ombre di morte potevasi scorgere su quel volto dimagito dall'esilio, e non pertanto fiero, energico, terribile anche in faccia alla sua ultima ora, tutta un'Italia ed il suo intimo pensiero

Aveva combattuto per la Francia nel 1812, e la lancia del Cosacco avevagli lasciato un ricordo delle Beresina, che gli valse a decorazione dell'Imperatore, ed a lungo seguito da meschine persecuzioni degli uomini della restaurazione. Uno degli ultimi a lasciare le armi sulla riva della Loira, quando vide tutto perduto, arse l'aquila del suo reggimento, ne bevve le ceneri, e passò in Italia ad affrettare l'esplosione del 1821: là proscritto condannato a morte per avere interpretato il voto di tutto un paese andò a combattere per la libertà degli Elleni. Due anni dopo accorse a partecipare la sorte de' suoi fratelli che difendevano la Catalogna con i diritti della Spagna e del genere umano. Ivi egli vide mani Francesi lacerare il vessillo della Libertà, e Curioni Francesi mietere il fiore d'Italia a Madrid, Soldati della vecchia guardia prestare il loro braccio per ristabilire il dispotismo, e l'inquisizione

Allora disse a se stesso - non vi è nulla da sperare dagli Uomini - e allora fè giuramento di vivere oscuro ignorato, e di non riprendere mai più quelle armi che non avevano potuto guadagnargli un palmo di terra onde morir libero (*)

Eppure era sì bello il sole di Luglio! Era tanto sublime nelle sue promesse e nel suo avvenire che quel cannone che rimbombava in tutta Europa, era l'opera del popolo, e il popolo è spesso ingannato, ma non inganna giammai!

Riprese le armi, volle essere nel numero di quei vecchi di venti anni che facevano impallidire la gloria della vecchia guardia. La sciabola del gendarme bevve il suo sangue; gli Svizzeri erano numerosi; la mitraglia fece lungo il suo crudele uffizio di strage...Ma che sono i gendarmi, gli Svizzeri, la mitraglia per coloro che non temono la morte e sorridono al suo soffio agghiacciato, come al bacio di una sposa

Vittoria aveva partecipato ai suoi pericoli, s'inebriò delle sue gioje. Rise, pianse, abbracciò e fu abbracciato da tutto un popolo: poi per prezzo del suo sangue non chiese nulla null'altro che di poter morire per l'Italia

Aveva vista la bandiera tricolore sventolar sul palazzo dei tiranni, aveva visto un Re abbracciare in faccia di una nazione d'Eroi un vecchio Generale che rappresentava la Libertà di due mondi. Erasi mescolato tra i Cittadini, erasi gettato neì Club. Per tutto sulle piazze pubbliche in mezzo alle società popolari, nelle colonne di mille giornali aveva udito quel grido sublime che sarà un giorno la formula del diritto pubblico - Guerra ai tiranni, pace ai popoli!...erasi posto al piè della Tribuna popolare, aveva inteso pronunziare queste parole in faccia a tutta l'Europa - Noi non soffriremo che un popolo intervenga negli affari di un altro - Queste parole erano di un ministro, e volavano di bocca in bocca. Tutti esclamarono - Libertà universale! Tutti i popoli sono fratelli! Tutti i popoli sono soldati!... Si formarono dei comitati per soccorrere ai popoli svegliati dal Cannone di Luglio: si offrivano delle armi, dell'oro, dei soldati, ed un milione di voci gli ripetevano; Partite, Italia vi chiama, noi vi seguiamo da vicino....

Partì! ... ed era là solo in mezzo ai cadaveri dei suoi fratelli ingannati come lui, e che egli stesso avea contribuito ad ingannare innocentemente con le sue promesse, e coi racconti dell'entusiasmo. I Francesi non avevano mandato neppure un uomo a portare una parola di pace alle vittime, e la minaccia di un popolo libero ai barbari non mosse una vela per istrappare al patibolo gli sventurati, che avevano creduto alla Francia

La sua ultima palla avea colpito l'orgoglioso Lichtenstein: l'aveva veduto traballare, cadere e lo avea veduto gettare il suo moschetto. Cogli occhi in fuoco, colla spada in pugno, colla disperazione nel cuore erasi precipitato nel più folto dei nemici, ed aveva colpito finchè gli restasse in mano il troncone della spada. Allora si slanciarono sopra di lui, come gli avvoltoi sopra un cadavere. Egli aveva sentito la fredda bajonetta trapassargli il fianco: era caduto, ma il suo ultimo grido era stato quello dell'Italia

Avanti fratelli...imitate me!!!

Quando si riebbe guardò intorno di sè - silenzio, e morte - La spiaggia era vasta deserta e muta come un cimitero

Parrebbe un sogno! disse egli; prestò l'orecchio: la brezza notturna mormorando scherzava tra gli alberi, pure si udiva di tempo in tempo un sospiro, un debole sospiro di moribondo, un gemito d'agonia

Oh Patria! Mormorò egli - è questo l'ultimo tuo fiato?...Tentò di risollevarsi, si appoggiò su quel braccio indebolito che invano avea lottato contro il destino; tutte le sue ferite eransi riaperte, ciascun muscolo del suo corpo gli dava un dolore, ciascun dolore gli dava una rimembranza. Digrignò i denti, alzò gli occhi al cielo; la Luna brillava nell'alto: quel Cielo sereno pareva insultare ai suoi mali - Maledizione! - Dio e la virtù non sarebbero che due nomi?...

Il sangue scorreva gorgogliando dall'ampia ferita, ci vi portò la mano, l'empiè di sangue e lo scagliò verso il cielo...Che questo sangue ricada sulla testa di coloro che ci hanno traditi! Che ciascuna stilla sia un rimorso acuto come un pugnale ardente, come il fuoco dell'Inferno! che gli persegua innanzi a morte dopo morte finchè i capelli dell'eternità incanutiscano! Che essi vedano sparire tutti i suoi piani come è svanito il prestigio della fama che li circondava, quand'essi avevano protetto il popolo ed i suoi voti! Che si dibattino nel circolo delle menzogne e delle concussioni con le quali hanno creduto ricomprare il delitto di aver rivelato i suoi diritti al popolo, come lo scorpione si dibatte in un circolo di fuoco. Che siano ingannati come hanno ingannato noi; poi allorquando abbeverati, satolli d'umiliazione, convinti da ogni lato dai fatti, circondati dai nemici, ai quali essi hanno abbandonato senza difesa la terra che li vide nascere, vorranno spiegare una tardiva energia, allorchè rivolgeranno i loro sguardi verso quegli uomini che essi hanno spinto nell'abisso, e che diranno ai morti: "Alzatevi e camminate", che i morti si alzino, e li maledicano!!!

 

(*) Il prode vecchio innominato era Gandolfi Oreste di S. Pietro in Cerro, che consumò i suoi giorni sempre intento ad ottenere ovunque la vera indipendenza. Là morendo disse: "muojo contento, giacchè spiro gli ultimi istanti sul patrio suolo, e un giorno verrà che i miei superstiti fratelli vendicheranno colla nostra morte la libertà d'Italia"