(1979) Ugo La Malfa ricorda il sequestro di Aldo Moro

(1979) Ugo La Malfa ricorda il sequestro di Aldo Moro

Ugo La Malfa: cosa hanno detto di lui

55. Ugo La Malfa ricordato da Mario Draghi il 10 novembre 2021

Draghi: "La storia ha dato ragione a Ugo La Malfa"

Pubblichiamo l'intervento tenuto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi in occasione della presentazione del Portale Ugo La Malfa, il 10 novembre nell'Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati.

Signor Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera, Famiglia La Malfa, e grazie Claudia, citazione bellissima.

Sono molto felice di essere qui oggi per rendere omaggio a Ugo La Malfa. Voglio prima di tutto ringraziare coloro che hanno contribuito a questa importante iniziativa, a partire dal figlio Giorgio e dalla nipote Claudia. L’archivio digitale degli scritti politici di La Malfa, dei suoi discorsi, del suo epistolario non è solo un viaggio nella nostra memoria collettiva. È un tesoro nazionale, da preservare sì, certo per voi, per le generazioni future, ma anche per noi, ora.

La Malfa è stato uno dei principali costruttori della Repubblica. Antifascista, la sua opposizione al Regime, come ricordava Claudia, gli costò un arresto e la degradazione militare, prima dell'espatrio in Svizzera. La Malfa portò i valori liberali e democratici del Partito d’Azione nel Comitato di liberazione nazionale e in una nuova casa, quella che fu la sua casa, il Partito Repubblicano Italiano. In politica estera agì da convinto atlantista ed europeista.

Nel dopoguerra, La Malfa è stato uno dei padri del miracolo economico. Ministro del Commercio Estero nel Governo De Gasperi, ha guidato la liberalizzazione degli scambi.  Nel 1951, abbassò i dazi del 10% e aprì le frontiere al libero commercio, a fronte di accuse di voler distruggere l’economia italiana e di esporre l’industria alla concorrenza sregolata.

A motivarlo era la convinzione che fosse necessario stimolare l’economia del Paese con la concorrenza, soprattutto al Sud. Puntare – come ebbe modo di dire – sulla “capacità nazionale di andare sui mercati”, sull’iniziativa e sullo spirito imprenditoriale degli italiani. Con audacia, senza complessi di inferiorità.

La storia gli ha dato ragione. Le esportazioni dall’Italia aumentarono rapidamente per tutti gli anni ‘50 e il deficit commerciale in rapporto ai volumi totali di scambio diminuì. Grazie a La Malfa, l’Italia divenne un modello per l’Europa. Altri Paesi, come Francia e Inghilterra, rinunciarono poco dopo alle barriere doganali.  L’Europa tutta si avviò verso un regime di liberalizzazione del commercio, che sarebbe culminato nel Trattato di Roma e nella Comunità economica europea.

Queste scelte valsero a La Malfa l’ammirazione dell’Organizzazione per la cooperazione economica europea e della Germania. Ludwig Erhard, durante una visita in Italia, elogiò con un certo stupore il suo coraggio e la sua tenacia. Quell’Italia, aperta e coraggiosa, seppe sorprendere il ministro tedesco dell’economia sociale di mercato – e, con lui, l’Europa intera.

Da questo passaggio storico si evince un tratto distintivo di Ugo La Malfa. La grande apertura mentale, accompagnata alla profondità di riflessione sull’economia. Conoscenze e convinzioni sviluppate direi soprattutto con la lettura di Keynes e degli economisti americani. Una scoperta avvenuta in un grande luogo della cultura italiana: l’Ufficio Studi della Banca Commerciale.

Fu Raffaele Mattioli nel ‘33 a volere lì La Malfa, nonostante fosse stato da poco liberato dopo un arresto politico e sorvegliato dalla polizia. Mattioli aprì la sua casa ai giovani dell’Ufficio Studi, dove poterono incontrare intellettuali, scrittori e poeti, da Bacchelli a Montale. E in quegli uffici della Banca Commerciale, come ricorda lo stesso La Malfa, si svolse la battaglia clandestina contro il fascismo. Da uomo di governo, La Malfa continuò a circondarsi di giovani studiosi. Nel 1962, da Ministro del Bilancio, lavorò insieme a Paolo Sylos Labini, a Francesco Forte, a Giorgio Fuà e a Pasquale Saraceno alla Nota Aggiuntiva – il suo maggiore lascito intellettuale. Nella Nota, La Malfa cercò di dare risposta a una questione centrale per la ricostruzione. Come trasformare il periodo eccezionale che il Paese stava vivendo in una stagione di crescita di lungo termine.

La Malfa ci ricorda l’importanza di una politica di programmazione, necessaria per uno “sviluppo equilibrato”. E ci invita ad affrontare le situazioni settoriali, regionali e sociali che non riescono a trarre “sufficiente beneficio dalla generale espansione del sistema”. “Soltanto in una fase di grande dinamismo – scriveva La Malfa – è possibile attuare le necessarie modificazioni del meccanismo economico senza incontrare costi elevati”.

L’alternativa è quella che La Malfa chiamò successivamente il “non-governo”. Una definizione fulminante, per sottolineare l’incapacità di affrontare i problemi, di dare continuità alla modernizzazione del Paese. Al “non-governo” va contrapposto il coraggio delle riforme economiche e sociali. Quel coraggio che lui sempre dimostrò, insieme ad una visione direi profondamente pessimista della politica, ma mai sfiduciata. Una visione, quella che Caffè chiamò “la solitudine del riformista”, che non diminuì mai il suo entusiasmo riformatore. Un’azione paziente ma decisa, che eviti gli sterili drammi degli scontri ideologici, per dare all’Italia una prospettiva di sviluppo, coesione, convergenza.

Oggi, ricordiamo La Malfa come grande statista e appassionato riformatore. Uno degli artefici del boom economico, sempre attento a bilanciare crescita e uguaglianza. Un uomo onesto e rigoroso, che non dimenticava quando, da giovane studente alla Ca’ Foscari, per risparmiare si nutriva di fichi secchi. Un protagonista della vita civile dell’Italia, che non ha mai perso di vista i valori morali dell’attività clandestina e della Resistenza e l’importanza di trasmetterne la memoria.

Nella lettera a Donato Menichella all’annuncio delle sue dimissioni da Governatore della Banca d’Italia, La Malfa si preoccupa che i più giovani non conoscano mai “quello che noi abbiamo sofferto e quello per cui tutta la vita abbiamo combattuto”. Sono certo che l’archivio che inauguriamo oggi contribuirà a diffondere la lezione riformatrice di La Malfa, il suo coraggio, la sua passione civile.

Grazie.

 

56. Ugo La Malfa ricordato da Piero Craveri (presidente della Fondazione Benedetto Croce) il 10 novembre 2021

Craveri: "La Malfa riferimento per la vita civile e politica italiana"

La raccolta di Scritti di Ugo La Malfa, che si colloca accanto a quella dei suoi Discorsi parlamentari, consta di due volumi, andando dal 1925 al 1958, mentre quelli che seguono sono oggetto del progetto che oggi presentiamo. Col 1958 siamo negli anni dell’incipiente centrosinistra in cui prende ad operarsi un mutamento profondo nell’impegno politico di La Malfa, che potremmo definire il passaggio dall’epoca delle grandi speranze a quella del pregiudiziale dovere e responsabilità politica.

A metà del 1975 dava ad un suo libro il titolo di L’altra Italia e nella sua prefazione sottolineava di essere stato forse, “presuntuoso” ma voleva esprimere “il rammarico per quel che essa poteva essere e non è stata”. Quasi parafrasava così un famoso articolo di Giovanni Amendola, a cui fu strettamente legato nella lotta al fascismo, che nel cinquantenario dell’unità italiana (1914) scrisse non essere quella “l’Italia che avremmo voluto”. Un sentimento permanente per il mondo laico democratico, dal quale traeva non solo l’auspicio, ma anche l’impegno costante per una più avanzata modernizzazione del nostro paese, senza svalutare il grande balzo in avanti che la società italiana aveva compiuto, pur in termini diversi, sia nell’Italia liberale, sia in quella repubblicana.

E di quest’ultima, La Malfa fu partecipe negli anni fondanti per la Repubblica dei governi di Alcide De Gasperi. Dopo il 1953 perseguì con determinazione la nascita del centrosinistra, dando ad essa, come ministro nel IV governo Fanfani, con la Nota aggiuntiva del 1962, una precisa indicazione di politica economica che non fu seguita dai socialisti, che pretendevano di attuare un anomalo “riformismo anticapitalistico”, e dai democristiani che impostavano una frammentaria politica di redistribuzione del reddito priva di un disegno centrale di sviluppo.

La Malfa rimase profondamente critico di questi indirizzi politici, intendendo, con lucidità maggiore di qualsiasi altro, i termini della crisi economica e politica degli anni ’70, e fissò chiaramente le priorità della politica di un governo responsabile. Il deficit del bilancio dello Stato non poteva andare oltre certi limiti, l’azione di sostegno dello sviluppo, che andava costantemente perseguita, non poteva prescindere da parametri così posti, mentre l’equa ridistribuzione del reddito, che rimaneva un cardine fondamentale delle istituzioni democratiche, non avrebbe potuto consolidarsi in modo costante, se non in base ad essi. Sono questioni che oggi paiono elementari, anche se difficili da perseguire, e si deve molto a La Malfa se allora furono affrontate e risolte, per essere poi sigillate con la sua battaglia per l’adesione dell’Italia (1978) al Sistema monetario europeo che egli non aveva inteso affatto come un “vincolo esterno”, ma come risultato di una attenta e severa politica di bilancio dello Stato.

A questi fini, la partecipazione dei comunisti alla maggioranza di governo parve allora necessaria e in questo La Malfa fu al fianco di Aldo Moro, anch’egli partecipe ed artefice di quella massima dilatazione del sistema politico centrista. Come del resto Moro, sapeva bene che con ciò la questione comunista non era affatto risolta, che si trattava di una soluzione transeunte, non riuscendo ancora a intravvedere verso che cosa. D’altra parte vediamo ancora oggi, quando occorre affrontare problemi risolutivi per la vita del paese, che una convergenza al centro delle forze politiche risulta necessaria. È difficile, anche per questo, non intendere come la figura di Ugo La Malfa resti un riferimento indelebile nella nostra vita civile e politica.

La Fondazione Ugo La Malfa ha deciso di raccogliere e rendere disponibile online tutta la vasta opera di Ugo La Malfa - gli scritti, i discorsi parlamentari e politici, l’epistolario - accompagnata da una nuova cronologia della sua vita. 

 

57. Brevi epitaffi per l'europeista Ugo La Malfa

in "Epitaffi a La Malfa"

 

Ugo La Malfa raccontato da Paolo Mieli

Ugo La Malfa raccontato da Paolo Mieli

La commemorazione del PRI a 39 anni dalla morte (pg. 1)

Commemorazione del PRI a 39 anni dalla morte (pg. 2)