Articoli pubblicati sul Pasquino online nell'anno 2008 (V parte)

Proseguiamo la ripubblicazione della prima replica del repubblicano Giulio Gherardo Starnini all'articolo sul risorgimento di Patrizio Placuzzi. Si tratta del post scrittum:

PS - In pillole o ciliegie come dici tu;

-   Riguardo alla fedeltà presunta di Garibaldi alle reali politiche che poi hanno svolto Cavour e i Savoia, invito alla lettura del libro “Camicie Rosse” di Eva Cecchinato – ed. Laterza. Per la sintesi non credo che l’impallinata avuta da Garibaldi dai piemontesi nel 1862 in Aspromonte fosse la ricompensa per la sua fedeltà e disponibilità a far dell’Italia il Regno di Sardegna per come si è manifestato. Prima di Gramsci di questione meridionale ne ha fatto una bandiera ed una vera questione proprio Garibaldi che non a caso ormai vecchio e in malo arnese dedicò le sue due ultime uscite pubbliche a Palermo e Napoli in mezzo a dei mari di folla festante e riconoscente il suo valore.

-   Per mafia e camorra guardare chi erano i sanfedisti e da chi erano armati, finanziati e per quali ragioni.

-   Il modello Napoleonico è divenuto per forza il modello amministrativo, poichè seppe tutelare meglio di altri in quel periodo la borghesia. Non legherei la bontà o meno del modello napoleonico con la “vocazione” a regnare dei Savoia. Essi sono stati i principali nemici della Repubblica Italiana, Napoleone pur con tutte le pazzie compiute, in Italia ha dato per primo spazio ai laici piuttosto che ai porporati negli uffici pubblici e nei tribunali.

-   Cattaneo parlava di federalismo regionale proprio perché era repubblicano e odiava la sola idea di rifinire in uno stato unitario avente capo un re; con il federalismo regionale riteneva possibile arginare questa iattura. La Lega Nord, come gli storici “alternativi”, ne ha storpiato le idee e abusato il nome per propri interessi di parte. Cattaneo amava il tricolore e l’Italia repubblicana. Le gambe delle idee di Cattaneo erano comunque buone, come quelle di Mazzini, e la loro visione si è infatti estesa all’Europa intera, con buona pace di tiranni e reucci.

-   Riguardo ai napoletani, ti rammento che quest’anno è l’anniversario anche di uno di loro, Pisacane, che insieme a tanti altri lottò armi in pugno per un Italia libera dai tiranni e repubblicana nella forma di governo. Lottò a Roma come a Venezia e con lui tanti napoletani, molti dei quali portati ancor feriti e in catene a morire di stenti e percosse nelle “popolari” carceri borboniche. Giorgio Bocca farebbe meglio a chiudere la sua.

-   Se darai lezioni sull’argomento ai bambini, ricordati che non parliamo di babbo natale e la befana, ma di coloro che in un periodo forse irripetibile hanno saputo sacrificare tanto, a volte tutto per permettere a noi di discutere e vivere liberamente.

-   E se il Metternich scrisse che l’Italia era un’espressione geografica, sappi che grazie a quel popolo di risorti in un’idea, l’Italia potè trovare riconosciuto anche da lui, che era qualcosa di più che un’espressione geografica. Ma qui occorrerebbe tirare fuori antologie letterarie, musicali, d’arte in genere, nonché libri di storia che ancora testimoniano come per secoli il risultato conseguito da quei patrioti non fu un esercizio casuale di ribellione, ma il degno coronamento di una speranza lungamente attesa e purtroppo malamente conclusa, ma non per colpa loro!

-   E ricorda ai bambini, tantopiù se sei romagnolo, che qua dove essi regnavano per conto del santo padre, oltre al catasto, alle tecniche agrarie e alla robusta e ferrea amministrazione asburgica si esibivano nella violenza alle donne isolate, alle percosse ai fanciulli ribelli e al trasporto allo Spielberg o all’impiccagione di chi non li poteva digerire con le loro violenze e le gravi restrizioni della libertà.

Su questo gli storici sono tutti d’accordo.

Conclusione: credo fermamente che ogni conclusione debba avere un riscontro preciso concreto. La Pellicciari e gli altri storici citati direi che più che scovare nuove letture nel profondo della nostra storia, sono riusciti a esaltare alcuni fatti per raccontare storie che non hanno nulla da insegnarci se non il disprezzo e l’ignoranza verso i temi che sempre e in particolare nel risorgimento hanno saputo far emergere i valori più alti dell’umanità!

Insieme ad alcuni amici anche noi non navighiamo nell’oro, ma gratuitamente siamo disponibili per ogni utile approfondimento a far sì che sulla nostra storia non si esercitino basse speculazioni, prezzi modici né soprattutto profili inventati ad arte di personaggi vissuti in ben altra luce al loro tempo.

 

A seguito dell'incontro verbale successivo ai rispettivi articoli, tra Placuzzi e Starnini, lo stesso ex consigliere del PRI scrisse al Direttore del Pasquino la seguente lettera aperta

Gentile Direttore, vorrei scusarmi pubblicamente con il giornalista della sua testata Patrizio Placuzzi riguardo a quanto da me scritto che lo abbia potuto offendere. Volevo solo essere sarcastico, non verso Placuzzi, ma per l’amarezza che mi ha destato nel leggere le sue riflessioni sulla testata del Pasquino, che ho reputato e reputo decisamente sommarie e fuorvianti da una lettura organica e d’insieme del Risorgimento.

Ho fatto ciò in piena convinzione, affinché non si gettasse ulteriore indebito fango su Pisacane, Garibaldi e tanti altri che come loro non hanno mai rinunciato a combattere per la libertà dei popoli e un’umanità migliore.

Spero proprio che per scrivere appropriatamente del Risorgimento non occorra ritornare alle pasquinate, visto che ormai non vi è trasmissione televisiva pubblica che non accrediti degne di considerazione e spazio le versioni risorgimentali “alternative” incuranti dell’immensa differenza di valore che c’è stata tra i tiranni borbonici e i martiri della libertà dell’epoca!!!

Approfitto quindi per segnalare che a proposito di storiografia alternativa e nuovi valori condivisi, proprio a Rimini in piazza Tre Martiri (o per certi “alternativi” semplicemente Giulio Cesare) c’è una nuova targa commemorativa posta da parte di tutti i riminesi in bella vista al suolo pubblico. Celebra Pio IX, o meglio, San Pio IX che fece decapitare Monti e Tonetti prima della presa di Roma e che ostacolò in ogni modo l’emancipazione italiana ed europea fino a far cannoneggiare la città santa dai francesi nel 1849. Volevo dissociarmi pubblicamente da tale commemorazione ed invitare il comunque stimato Placuzzi o la sua redazione a documentare questa ennesima mancanza di riguardo verso i martiri della libertà e magari a lanciare da questa testata una campagna civile per la rimozione della scritta ivi presente “i riminesi posero”.

P.S. Se poi si vuole semplificare il lavoro al marmista si potrebbe proporre la sola cancellazione del termine “posero”, da sostituire con il termine “maledirono”.

Saluti condivisi Giulio Gherardo Starnini