Il PRI contro l'oppressione russo-sovietica del popolo ungherese

Il XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) nel 1956, incrinando il mito staliniano e rilevando la realtà del socialismo sovietico, apre le speranze alla possibilità che il PSI e il PCI in Italia rivedano finalmente le proprie posizioni.

Il PRI aveva più volte sottolineato come l'impedimento alla creazione di una forte sinistra democratica nascesse dalla presenza degli stretti legami internazionali che il PSI e il PCI mantenevano con l'Unione Sovietica (URSS).

"Il comunismo - dirà Ugo La Malfa - in un Paese di civiltà occidentale è concezione astratta di per se stessa. Esso pone i problemi della trasformazione sociale e politica in termini che non avranno mai possibilità di attuazione in tali Paesi".

E' in questo contesto chei repubblicani trovano una crepa nella sinistra tra PSI e PCI, poichè solo i socialisti saranno disposti a condannare la repressione sovietica del popolo ungherese di quell'anno. I repubblicani, con il solito moto spontaneo di rinnovo della tradizione mazziniana  e garibaldina, vedono partire in armi a sostegno della resistenza ungherese, i giovani volontari repubblicani, tra i quali anche il riminese Giancarlo Parma, che verranno però fermati al confine italiano e obbligati, pena l'arresto, a tornare indietro.

Ma l'allargamento della partecipazione democratica, se fu premessa indispensabile per un grande progetto riformatore, non potè non marciare contemporaneamente al conseguimento di nuove tappe verso il grande obiettivo dell'unificazione europea.

L'importanza che le attribuirà il PRI fu fondamentale. L'insegnamento di Mazzini e degli elementi più avanzati della democrazia risorgimentale venne portato avanti con tenacia.

Il PRI fu così in prima linea con Randolfo Pacciardi a sostenere, d'intesa con il Movimento Federalista Europeo (MFE) di Altiero Spinelli, la nascita della Comunità Europea di Difesa, progetto non ancora realizzato a causa dell'opposizione in quel contesto della Francia.

Il giornale del Partito Comunista Italiano che si schiera nel 1956 con l'oppressore sovietico e contro l'insurrezione democratica del popolo ungherese. Tra i dirigenti di quella scelta autoritaria condivisa da molti militanti comunisti italiani, anche il futuro Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano