9. giu, 2022

92° post/Reminder 25: L'ombra di Giuseppe Conte sui referendum di domenica prossima 12 giugno 2022

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 9 giugno 1833 morì in esilio a Gex (Francia), a ventiquattro anni, Francesco Casali di Spilamberto. Era stato arrestato nella casa di Ciro Menotti, liberato dai rivoluzionari e aveva combattuto a Rimini nel 1831 come ufficiale di Cavalleria delle Province Unite. Fatto prigioniero a largo di Ancona, rinchiuso nei Piombi di Venezia, e lì, colpito da scorbuto, liberato ed esiliato su pressioni dei governi di Francia e Inghilterra.

E' opinione diffusa negli italiani che la magistratura e i politici non siano più credibili quando esercitano le proprie funzioni.
Spesso gran parte dei magistrati e gli stessi politici più in vista nel Paese continuano le proprie attività incuranti di questa disaffezione popolare, se non addirittura addebitando ad altri fattori o ai propri avversari la responsabilità di questa caduta profonda di credibilità.

Ancora in quest'ultimo mese, nelle rare volte in cui gli uni e gli altri si sono mostrati in televisione, sulla stampa o in internet per commentare i cinque quesiti referendari sulla giustizia, sono riusciti ad evitare ogni riferimento ai fatti incredibili che hanno minato per sempre negli ultimi tre anni la loro credibilità e più in generale quella della giustizia e della politica.

E allora, visto che questi sepolcri imbiancati del sistema politico-giudiziario democratico italiano fanno finta di non sapere o volutamente tacciono per non far ricordare quei fatti agli italiani, ci permettiamo di ricordarglieli noi, per aiutare i nostri lettori a capire meglio l'importanza di andare a votare i referendum di domenica prossima (si vota solo la domenica, non il lunedì).

Facciamo allora un passo indietro nel tempo.
Novembre 2019, nel pieno del processo ai vertici dell'ENI (la più ricca azienda di Stato italiana) per una presunta tangente di 850 milioni, la più alta mai contestata in Italia, secondo l'accusa - il pubblico ministero è Fabio De Pasquale - pagata a faccendieri e intermediari nigeriani per ottenere lo sfruttamento di un giacimento petrolifero. ENI ha sempre negato l'addebito, parlando di complotto - e a ragione, visto che dopo due anni di durissime battaglie legali e colpi di scena, una sentenza dirà che "il fatto non sussiste".

In quei giorni, in una stanza della procura, il principale teste d'accusa, il discusso faccendiere Piero Amara, ex avvocato esterno di ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), oltre a ribadire le sue accuse al colosso di Stato, racconta ai pm Laura Pedio e Paolo Storari anche un'altra storia. Parla della loggia segreta denominata Ungheria, dal nome della piazza di Roma in cui si sarebbero tenute le riunioni carbonare, che sarebbe stata fondata da Gianni Tinebra, ex procuratore di Caltanisetta e poi capo del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) morto nel 2017.

La loggia - nel racconto di Amara - sarebbe specializzata nel pilotare nomine importanti nel sistema giudiziario e a condizionare l'esito di importanti processi, uno su tutti quello dell'ENI.

Amara fa una quarantina di nomi di presunti affiliati. Ci sono pezzi grossi della magistratura, molti dei quali transitati per o tuttora afferenti al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).

Sono soprattutto della corrente dei magistrati di destra, Magistratura indipendente, a partire dal suo leader Cosimo Ferri, oggi onorevole di Italia viva. Tra i primi della lista compare Sebastiano Ardita, cofondatore con Piercamillo Davigo della corrente filogrillina Autonomia e Indipendenza.
C'è il nome di Claudio Maria Galoppi, oggi assistente della presidente del Senato ed ex membra laica del CSM - Elisabetta Alberti Casellati, quello del ex ministro della Giustizia Paola Severino, di Emma Marcegaglia, già presidente di Confindustria ed ENI, e poi generali della Finanza e dei Carabinieri, e ancora nomi che sempre ritornano in questi casi come quelli di Denis Verdini e Luigi Bisignani.

Ed è chiamato in causa anche Giuseppe Conte, in quel momento presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, agevolato anni prima dalla loggia - sostiene Amara - nell'ottenere dal gruppo Acqua Marcia, controllato da Francesco Bellavista Caltagirone, una super consulenza da 400.000 euro.

Vediamo come commenta questi fatti l'ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM) nonchè ex membro del CSM, il dott. Luca Palamara:"Allo stato delle cose, non è la storia in sé a essere grave, ma il fatto che chi ne era a conoscenza non ha voluto dipanare i nodi di questa vicenda. Mettiamo in fila le date. Nel novembre 2019 Amara dice quello che dice. Vero o falso? Chissà, non lo sappiamo, perchè, secondo il resoconto di Paolo Storari, il procuratore di Milano Francesco Greco, decide di tenere la deposizione nel cassetto. C'è quindi da chiedersi, perchè se si ipotizza che importanti magistrati, addirittura il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, abbiano avuto a che fare con una loggia segreta, la roba sia rimasta in un cassetto come dicono i diretti interessati? A me fa pensare che sia rimasta nel cassetto in parte per i nomi in questione, in parte per proteggere Amara. Non voglio soffermarmi sul faccendiere (protetto dalla procura?! ndr), su questo saranno le indagini a stabilire come è andata. Ma è certo che Amara usa le procure, che a loro volta in alcuni casi lo utilizzano, tipo alcuni pentiti di mafia che all'occorrenza si ricordano di aver incontrato questo o quel politico e in cambio ottengono qualche agevolazione, o quantomeno un'attenzione nuova. In quel momento Amara è il teste chiave del maxi processo contro ENI su cui la procura di Milano si gioca tutta la credibilità: non puoi pensare di mettere sotto accusa la prima azienda nazionale, e poi farla franca se le accuse non reggono. Amara andava protetto: se indagavi sulla loggia Ungheria e scoprivi che era una bufala, la sua credibilità sarebbe andata a zero anche nel processo ENI. Infatti Paolo Storari, uno dei due pm di Milano che raccolse la confessione di Amara sulla loggia, non si capacita del fatto che il suo capo, Greco, non gli dia il via libera alle indagini. Ci prova e riprova, ma è respinto. Allora, siamo nell'aprile 2020, si rivolge all'amico Piercamillo Davigo, in quel momento membro del CSM, per avere consiglio e aiuto. Gli consegna pure una copia firmata del verbale di interrogatorio, immagino per dimostrargli che non era impazzito ma solo molto preoccupato. Quando nel 2021 questo anomalo passaggio di carte diventerà noto, Storari sarà indagato per rivelazione di segreto istruttorio. E, interrogato a Brescia, procura competente a indagare sui colleghi di Milano, il 19 maggio fa mettere a verbale De Pasquale (il pm che conduceva l'accusa nel processo a ENI, ndr) disse che il fascicolo sulla loggia Ungheria doveva restare due anni in frigorifero perché indagare avrebbe influito sul processo ENI e lui Descalzi (amministratore delegato di ENI ndr) doveva fotterselo, perché questo è il punto. Descalzi doveva essere fottuto perchè questo era il processo della vita e non si doveva perdere. Perchè questa è l'operazione che è stata fatta, e questa è un'operazione che al di là di questo processo, al di là di queste interlocuzioni, al di là di questo casino immane in cui sono io, getta discredito totale sulla procura milanese, oggi se queste cose verranno fuori chi si fida più della procura di Milano? Chi si fida più? Questo è il vero dramma di questa vicenda.>>
Torniamo a Davigo, che quando sarà interrogato sulla questione dirà Storari mi fece sapere che non solo nulla era cambiato ma che Greco lo aveva rimproverato per le sue continue sollecitazioni. Ritenni quindi urgente informare il CSM e informare il vicepresidente Ermini>>. Cioè, questo accade, che Davigo porta i verbali non firmati a David Ermini - avvocato di provincia che grazie alla mia opera di persuasione tra correnti avevo imposto come vicepresidente del CSM nel 2018, superando la concorrenza della corrente di sinistra Area guidata da Cascini che interloquendo direttamente con la parte non renziana del Pd tirava invece la volata a Massimo Luciani, oggi consulente della Ministra Cartabia per la tanto annunciata riforma del CSM. Ermini sosterrà poi di non averli neppure mai letti quei verbali che costituiscono la possibile prova dell'esistenza di una loggia segreta che inquina la magistratura, ma bruciati.
Ma Davigo va oltre: informa il procuratore generale Giovanni Salvi e il presidente della Cassazione Pietro Curzio e, non si capisce a che titolo, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, il grillino Nicola Morra. Ed Ermini, informa Mattarella."