17. giu, 2022

100° post - Prosegue la pubblicazione a puntate del romanzo biografico, "Une nuit de Rimini - della vita di Giuseppe Mazzini"

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 17 giugno 1802 Francesco Colloco e Francesco Sanna Corda, parroco di Bonorva (Sassari), fautori di libertà, con Luigi Martinetto di Sassari, Giovanni Battino e Francesco Frau di Aggius (Sassari) ed altri giunti dalla Corsica, insorsero e presero le torri di Lungosardo Vignola ed Isola Rossa, innalzandovi la bandiera tricolore italiana.

Mazzini e Giuditta Sidoli 

A notte, alcuni poliziotti francesi di servizio per le strade di Marsiglia entrarono in un portone buio e fecero irruzione in uno scantinato dove c’era una riunione di affiliati alla Giovine Italia. Sulla parete di fondo c’era una bandiera tricolore italiana con la scritta Unione, Libertà, Indipendenza, accanto a un tricolore francese. Appena i giovini videro i gendarmi scapparono per una porta sul retro e si dispersero nelle viuzze della vecchia Marsiglia. 
Mentre scappavano i giovani gridarono:”Alla pensione della Sidoli!”
Fra i congiurati c’era anche Mazzini e qualcuno gli gridò;”seguiteci”
Correndo a perdifiato per scappare ai gendarmi, il nostro seguì le sagome nel buio degli amici che lo precedevano nella fuga.
I giovini arrivarono così alla pensione della Sidoli. Erano affannati, si fermarono, si guardarono circospetti entrando, tirando un sospiro di sollievo. Arrivò anche Mazzini e venne presentato ad una donna giovane, piacente di statura media, con seno alto e modellato, grandi occhi azzurri, folta capigliatura bionda con riccioli che ricadevano sulle tempie, bocca carnosa e sorridente.
I due si fissarono intensamente.
Fu Giuditta Sidoli a rompere il ghiaccio:“Finalmente. Lei è l’imprendibile Mazzini, Pippo per gli amici, capo della Congrega centrale della Giovine Italia, odiato dai tiranni e amato dagli amici”
Giuditta nel fare questa accoglienza con un gesto invitò i giovini ad entrare nella zona delle camere per nascondersi e al contempo riuscì ad isolare da loro Mazzini introducendolo in un salottino dove si poterono appartare. Si sedettero e cominciarono a discutere.
“Mi è stato descritto come un virtuoso, dedito unicamente ai suoi pensieri, piuttosto utopici per giovare alla causa della libertà italiana!”
Mazzini la guardò ammirato, poi esclamò:”Virtù è sacrificio; il pensiero è azione e così non può essere utopia”
“Ma l’Unità d’Italia, cui avete indirizzato i vostri sforzi e quelli della Giovine Italia cos’è se non un’utopia ineseguibile e avversa alle tendenze storiche degli italiani ?
I moti che si sono succeduti in Italia anelavano alla libertà, alla disfatta dei tiranni nostrani e stranieri, non a unificare l’Italia in un Regno o in un’improbabile repubblica. L’Italia, dice il Principe di Metternich, forse non a torto, è un’espressione geografica”
Mazzini le prese una mano e pazientemente le disse:”Cara amica, manca in questa vostra visione l’intuizione dell’avvenire.
Occorre rifare la carta dell’Europa e riordinare i popoli e le nazioni a seconda delle condizioni geografiche, etnografiche e storiche.
E’ vero che questi presentimenti non sono di molti e la questione dell’Unità, che sta al vertice dei miei pensieri, come la Repubblica, in quanto governo del Popolo, non è considerata tanto importante e gli ostacoli apparenti inducono molti a sacrificarla ad altre priorità”.
Giuditta lo guardava, sempre più affascinata e lo interruppe:”E dite che il vostro pensiero non è pura utopia?” 
A quella battuta, Mazzini strinse i pugni e indurendo lo sguardo le disse:”No, era utopico il pensiero di chi insorgeva sperando nell’aiuto della Francia per ritrovare libertà e democrazia nel proprio piccolo mondo. No, l’associazione che abbiamo creato per liberare e rendere unita l’Italia ha ormai proseliti su tutto il territorio e fa tremare i tiranni.
I nostri giovini non sono gli esuli del ‘21 e del 31, ma quelli che stanno a Genova, a Nizza, a Livorno, come a Napoli o a Palermo, nelle Romagne e a Roma e sanno di essere non solamente cospiratori ma credenti; non solo rivoluzionari ma rigeneratori.”
Giuditta ancor più attratta dal suo interlocutore, lo interruppe di nuovo dicendo:”Anche questo era il sogno dei nostri padri e di quanti si sono battuti in questi anni” .
Mazzini, anche lui attratto dalla bellezza e dallo spirito della donna, la fissò teneramente e continuò dicendo:”No, è proprio questo che non hanno tenuto presente i nostri padri. Convincere i diversi Stati ad insorgere non basta. L’obiettivo deve essere quello di creare un’unica Nazione.
Ma è ora che mi ritiri e torni nel mio tugurio ben diverso da questo nido caldo e seducente.”
Giuditta, avvicinandosi col proprio viso al suo, gli mise una mano sulla bocca e lo baciò appassionatamente, poi sprigionando la fiamma del suo amore sorto in quel breve incontro, disse a Giuseppe:”Resta, questa è casa tua; io ho bisogno di te e dei tuoi sogni. Voglio sognare anch’io”
I due si alzarono, Giuditta prese per mano Mazzini, lasciarono il salottino per stare insieme in camera da letto.