23. giu, 2022

106° post - "L'ESILIO IN INGHILTERRA" 1° paragrafo / 2° capitolo - Dall’inizio dell’esilio inglese alla capitolazione della Repubblica Romana (1837-1849)

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 23 giugno 1823 nel carcere dello Spielberg morì a 29 anni il conte Antonio Fortunato Oroboni di Fratta Polesine, condannato a morte nel 1821, pena commutata in 15 anni di carcere duro.

L’esilio in Inghilterra

Alla dogana di Dover, alcune persone insistevano per vendere ai nuovi esuli italiani guide della città. I doganieri erano precisi ma gentili, sfogliavano lentamente i documenti senza fare domande e dopo un sommario controllo dei bagagli, fecero cenno di passare.

Giunta a Londra, la carrozza depositò Mazzini, Giovanni e Agostino Ruffini e Angelo Usiglio presso un albergo malandato: l’Hotel de la Sablonniere. Usiglio squadrandolo sconsolatamente disse:”Ecco qua la prima tappa inglese di ogni italiano ramingo.”

I quattro, stravolti e disorientati seguirono per le scale un facchino di origine africana che li accompagnò alle due stanze, ciascuna con due letti. Si sedettero sul letto e Mazzini, che era in camera con Usiglio, si sdraiò e si addormentò.

Il giorno seguente, nella hall dell’Hotel entrò un uomo e si avvicinò alla misera reception presentandosi:”Buongiorno, sono Giambattista Ruffini, dovrebbero essere alloggiati qua Giuseppe Mazzini e i fratelli Ruffini”
Il portiere indicando le scale rispose:”Terzo piano camere 31 e 32”.

Giambattista Ruffini bussò alla camera e gli venne incontro Mazzini che appena lo vide esclamò:”Giambattista, che piacere rivederti”. I due - grandi amici - si abbracciarono fraternamente, dopo di che, Giambattista, euforico di aver ritrovato la compagnia giovanile di Genova, proruppe in un diluvio di parole:”Dopo l’infelice spedizione della Savoia, ho preferito venire subito qua ed ormai ho acquistato una certa pratica e conoscenza dei luoghi. Non voglio che rimaniate in questa squallida locanda. La mia casa è modesta, nascosta in una povera contrada di prostitute, ma spaziosa e pulita. Vi voglio con me tutti e quattro, fino a che non troveremo una sistemazione migliore.”

E così, Mazzini, Usiglio, i due fratelli Ruffini accompagnati da Giambattista, presero le proprie cose abbandonarono la locanda e si diressero a un Cottage in George Street. 
“Che vi dicevo. Basta cercare e disporre di qualche pence per trovare una sistemazione dignitosa. Anch’io desideravo abbandonare quel quartiere e questa casa è ampia per starci tutti e cinque. Queste sono le chiavi che ho avuto dalla proprietà.”

I cinque entrarono nel cottage e visitarono i tre piani dell’abitazione. Usiglio accompagnò gli amici e assegnò le camere:”Credo che questa, Giuseppe, sia la camera adatta a te, completamente indipendente, anche se è la più stretta e un po' scura al piano superiore. Per Agostino e per Giovanni le due camere accanto alla scala, al piano di mezzo mentre io e Giambattista occuperemo la camera più grande a due letti in fondo al corridoio.”

La stessa sera, seduto al tavolo con una scodella di latte e con una pagnotta di pane sul piatto, Mazzini si tolse l’anello e l’orologio da tasca:”Domani impegnerò l’anello di mia madre e l’orologio. Non posso vivere senza libri e senza una chitarra.”


NOTA FUORI ROMANZO;
“Giuseppe Mazzini scrive Filosofia della musica nel 1836. È molto giovane ma ha già attraversato la fase della Carboneria e ha fondato da poco la Giovine Italia. Deluso dal nuovo re Carlo Alberto, ripara a Londra, dove troverà nuove prospettive di azione e di pensiero. Filosofia della musica nasce in questo periodo. Non è un trattato di filosofia, né di tecnica musicale, pur essendo Mazzini ottimo dilettante, buon suonatore di chitarra ed eccellente cantante. Lo scritto esprime invece l’esigenza di trasformare la musica in quell’arte sociale già adombrata dalla nuova pittura e dalla nuova letteratura. Individua in Gioachino Rossini l’eroe della musica di quegli anni, dedito a riformulare le finalità del teatro musicale. Per Mazzini la capacità di esprimere l’invincibile forza di un destino giusto e fatale è latente nel linguaggio musicale più che in ogni altra tecnica artistica. In questo testo profetico, Rossini rappresenta il compimento di un lungo e travagliato cammino verso la nascita di una musica civile e progressista nei contenuti e nelle forme espressive, che contribuirà a rifondare la nuova Italia attraverso una sintesi delle tradizioni musicali italiana, francese e tedesca. Nel 1836 Verdi e Wagner sono esordienti ancora sconosciuti e Karl Marx uno studente universitario che sogna una sintesi rivoluzionaria tra pensiero e politica. Mazzini, in questa sua visionaria e appassionata profezia, sembra prevedere quelle che, di lì a pochissimi anni, saranno le vere svolte del teatro musicale italiano”
(Dalla prefazione di Claudio Strinati de "La filosofia della musica di Giuseppe Mazzini" ed. La Lepre - collana "La musica può cambiare il mondo?")