1. lug, 2022

114° post - "'ALLA REPUBBLICA ROMANA" - 9° paragrafo/2° capitolo - Dall’inizio dell'esilio inglese alla fine della Repubblica Romana (1837 - 1849)

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, l'1 luglio 1833 il Consiglio di guerra di Chambery (Savoia) condannò a morte ignominiosa in contumacia i profughi Ardoino Nicola di Diano (Imperia), luogotenente del 1° reggimento della brigata Pinerolo, Davide Vaccarezza di Chiavari (Genova), sottotenente del 2° reggimento della brigata Pinerolo, Alessandro Vincenzo Vernetta di Spezia, sergente furiere nella 10^ compagnia del 1° reggimento della brigata Pinerolo. Giovan Francesco Erici di Torino, sergente furiere nella 4^ compagnia fucilieri del 1° reggimento della brigata Pinerolo, Edoardo Michele Giordano di Bobbio (Piacenza), sergente furiere della 6^ compagnia granatieri e Luigi Angelo Cerina di Torino, sergente furiere della 9^ compagnia granatieri, tutti affiliati alla Giovine Italia, accusati di tentativo di sollevazione repubblicana.

Alla Repubblica Romana

Nel salone del Palazzo del Quirinale, il Presidente dell’Assemblea disse: “il deputato Mazzini ha la parola”
“Sono pochissimi giorni che siedo tra voi.
Noi non cerchiamo solamente lo sviluppo del diritto repubblicano, del benessere del Popolo nello Stato Romano, ma tentiamo un’opera unificatrice: noi guardiamo all’Italia dalle Alpi al mare.
Il Governo deve circondarsi di uomini puri e insospettabili. L’Europa ci guarda; l’Italia aspetta la sua vita da Roma.” 
Enorme era il silenzio e l’attenzione di tutta l’assemblea per ogni 
parola e ogni gesto di Mazzini, che continuò dicendo:“La condizione della nostra repubblica non è tale all’estero quale noi vorremmo. Da una parte abbiamo cospirazione; dall’altra abbiamo il nemico che accampa sulla nostra frontiera. Io vorrei ripetere sovente alla giovane Repubblica le parole che Cromwell ripeteva ai suoi soldati: ”Pregate Iddio, e serbate asciutta la vostra polvere da sparo”.
Noi non siamo forti. Non scenderò nei particolari sulle condizioni del nostro esercito ma è certo che esso non corrisponde ai bisogni del Paese. Propongo quindi l’istituzione di una Commissione di Guerra che affianchi il Ministro, per organizzare un forte esercito repubblicano.”
L’ Assemblea applaudì e approvò la mozione di Mazzini.
Riprese la parola:”Noi non dobbiamo più avere che un pensiero: la guerra per l’indipendenza dell’Italia. Roma repubblicana militerà a fianco del Piemonte Monarchico, per liberare la Lombardia e il Veneto. Le due bandiere hanno trovato un terreno comune e le questioni di forma spariscono. Noi siamo, nella guerra, fratelli e l’unica gara che può esistere fra repubblicani e monarchici è di chi fa meglio.
L’Assemblea applaudì.
“Ed è venuto il momento in cui ogni cittadino è soldato; bisogna che i migliori tra i sacerdoti siano chiamati per ricordar loro che il Dio della Pace è anche il Dio degli Eserciti: e che la più santa impresa è la tutela della libertà, senza la quale l’umana responsabilità non esiste.”