16. lug, 2022

129° post - "LA DECAPITAZIONE DI FELICE ORSINI" - 2° paragrafo / 4° capitolo - Dalla seconda guerra d’Indipendenza alla morte di Mazzini (1859-1872)

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 16 luglio 1822 morì a Peta presso Arta (Grecia) contro i turchi per la libertà dei greci il piemontese colonnello Giovanni M. Tarella esule dopo la rivoluzione del 1821. Morirono insieme a lui i piemontesi Mainot, Tirelli, Briffardi, Tarsio e Viviani, il capitano Andrea Dania genovese, decapitato dai turchi, Monaldi, genovese, Antonio Pecorara di Pavia, la cui testa fu issata su una picca, gli esuli lombardo-veneti Torricelli, Prenario e Miotowitch, tutti esuli in seguito ai moti del 1821, e il toscano Batelani.

La decapitazione di Felice Orsini
 
A Parigi nel Palazzo dell’imperatore, Napoleone III, presente l’imperatrice Eugenia e alcuni ministri, lesse la lettera che Orsini gli aveva indirizzato premettendo come doveroso, il riconoscere che questo Orsini aveva del coraggio:”è a un passo dalla ghigliottina e, anziché chiedere la grazia per sé, mi raccomanda il suo Paese. Devo ammettere che Mazzini sa scegliere bene i suoi uomini. Ma sentite cosa dice: Sire, sta oggi in poter vostro di fare l’Italia indipendente o di tenerla schiava dell’Austria. Intendo con questo dire che il sangue dei francesi sia sparso per l’Italia? No, gli italiani non vi domandano ciò, ma vi chiedono che la Francia non intervenga contro di loro e non permetta che alcuna nazione intervenga nelle future e forse imminenti lotte contro l’Austria. Non disprezzi la Maestà Vostra Imperiale le parole di un patriota che sta sul limitare del patibolo: renda l’indipendenza alla mia patria e le benedizioni di 25 milioni di italiani la seguiranno ovunque”. Eugenia che aveva seguito la lettura asciugandosi le lacrime con un fazzoletto, replicò:”quest’italiano non merita di morire, ti prego, concedigli la grazia.”
Il Ministro dell’Interno ebbe un moto di stizza e sbottò:”No, sua maestà, questi uomini hanno ucciso 8 francesi e attentato ai sovrani. La lezione deve essere esemplare. Anche a nome dei colleghi del governo le chiedo nessuna grazia e che la giustizia segua il suo corso.”

Infatti così fu, e nella Piazza delle esecuzioni fu preparato il palco della ghigliottina. Numerosa fu la folla attorno, trattenuta da un cordone di soldati. Felice Orsini e Giuseppe Pieri stavano in piedi vicino alla ghigliottina. Orsini, prima di inginocchiarsi e infilare la testa tra i legni, gridò:”Viva la Francia! Viva l’Italia!”
La lama si staccò e scese di colpo.