17. lug, 2022

130° post - "I PATTI SCELLERATI DI CAVOUR" - 3° paragrafo / 4° capitolo - Dalla seconda guerra d’Indipendenza alla morte di Mazzini (1859-1872)

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 17 luglio 1809 furono fucilati a Verona Giovanni Carli e Domenico Rizzi di Zevio (Verona), lavoratori insorti per la Repubblica di Venezia contro i francesi.

I patti scellerati di Cavour

A Torino intanto, in Palazzo Madama, i deputati erano seduti sugli scranni della Camera. Cavour stava parlando:”Signori, ancora una volta il signor Mazzini ha colpito. I suoi sicari hanno attentato alla vita dell’Imperatore di Francia. L’opinione pubblica francese è scossa per la strage compiuta dal mazziniano Orsini e dai suoi complici. Ora il governo francese ci chiede di por fine alle azioni di questi ribaldi. La setta mazziniana, dopo che nel 1849 furono ristabiliti gli antichi governi, modificò le sue dottrine: mutar le spade in pugnali; invece di ardite imprese, ricorrere a tenebrosi tentativi. Le persone che avevano onorati sentimenti si allontanarono dal profeta che nei suoi scritti giustificò la teoria dell’assassinio politico.” 
Mentre Cavour sfogava il suo livore, qualche cenno di dissenso si levò dalla sinistra nell’Aula.
“Dopo l’attentato di gennaio all’Imperatore dei francesi giunse al governo la notizia che l’obiettivo non era solo quello, ma anche un altro sovrano assai più vicino alle nostre affezioni: Vittorio Emanuele…” A tale affermazione si levarono applausi ripetuti dalla destra dell’Aula.
“Il governo è intenzionato a dare un giro di vite e propone il processo per direttissima e la pena capitale assicurata a chi attenta alla vita di un monarca, anche straniero. Inoltre certa stampa, prima di pubblicare scritti che incitano alla ribellione e all’odio, dovrà sottostare alle leggi della censura…”
Sempre a Torino in Piazza Reale (oggi San Carlo) un cittadino, attorniato da altri che lo ascoltavano attentamente, lesse un articolo dell’Italia del Popolo che riportava uno scritto di Mazzini al Conte di Cavour, commentandone la faccia tosta:”Signore... Voi avete calunniato un intero partito, un partito che conta tra i suoi Jacopo Ruffini, Carlo Pisacane e centinaia di martiri alla cui memoria dovreste inchinarvi; un partito che salvò, senza oppressioni o terrore, l’onore d’Italia in Roma e in Venezia, quando la vostra monarchia sotterrava nel fango di Novara la bandiera tradita poco prima a Milano...Se la vita di Vittorio Emanuele fosse minacciata davvero non la proteggerebbero le vostre leggi liberticide. Ma la vita di Vittorio Emanuele è protetta dalla sua nessuna importanza. A chi gioverebbe la morte di questo re, monarca di poco conto? “
 
 Invece a Plombieres, mentre all’esterno faceva bella mostra di sè lo Stabilimento dei bagni, nell’appartamento dell’Imperatore nella palazzina degli ospiti lo stesso Imperatore dei francesi sedeva assieme al conte di Cavour al quale si rivolse dicendogli:”La Francia aiuterà il Piemonte nella conquista dell’Italia settentrionale e dei Ducati, a condizione però che la guerra sembri provocata dall’ Austria.”
Cavour assentì convinto e interruppe l’imperatore:”Massa Carrara”
Replicò Napoleone III:”Si? Mi parli di Massa e Carrara. Abbiamo amici laggiù?”
“Naturalmente, continuò Cavour. Potrebbe scoppiare un moto. Sono zone quelle molto turbolente dove Mazzini ha fatto un buon lavoro: già quattro moti sono stati accesi. Stanchi di essere maltrattati dal Duca di Modena, quegli abitanti hanno rivolto un indirizzo al Re di Sardegna.”
“Cosa è scritto in questo indirizzo?” chiese Napoleone III
“Chiedono che la loro terra sia annessa al Piemonte confinante. Vittorio Emanuele ovviamente non può accettare, ma può indirizzare al duca una nota piena di sdegno e anche minacciosa, e il duca, che si sente forte perché ha dietro l’Austria, risponderà a tono. E a quel punto l’incidente che sua Maestà Imperiale invoca è fatto!”
“Bene! - assentì Napoleone III - L’Austria è in una disperata crisi finanziaria e non può più alimentare il suo esercito di truppe fresche impegnata com’è su più fronti: la batteremo! Il Piemonte avrà il Lombardo-Veneto e si costituirà in Regno dell’Italia del Nord, comprendendo anche la Romagna, e le Legazioni. Al Papa resterà Roma e dintorni.
Il restante territorio dello Stato Pontificio, annesso alla Toscana formerà il regno dell’Italia Centrale. Gerolamo Bonaparte, mio cugino, sarà un ottimo sovrano e alleato stretto del Regno italico settentrionale, se Vittorio Emanuele gli concederà in sposa sua figlia Clotilde”
“Convincerò il Re - rispose Cavour - e per il sud, qual è l’idea di Vostra maestà imperiale?”
“Sul trono di Napoli ben figurerebbe Luciano Murat, soluzione che non sarebbe sgradita a chi ricorda con rimpianto il buon regno di Gioacchino. Caro Cavour, tenga conto che anche la Francia ha da guadagnare qualcosa: dovremo giustificare all’opinione pubblica francese l’invio dei nostri soldati in Italia”
“Mi sembra giusto! Dica Maestà”
“Che ne direbbe di Nizza e della Savoia…”
Rispose ancora Cavour:”per la Savoia, che è più francese che italiana, nessun problema, ma per Nizza…Noi stiamo combattendo per il principio di nazionalità, no? A parte la questione di Massa e Carrara, la ragione per cui facciamo guerra all’Austria è che i lombardi, i veneti, i romagnoli sono italiani: anche Nizza, a differenza della Savoia, è italiana. Vi è anche nato Garibaldi. Sarebbe ben strano sacrificarla proprio quando facciamo una guerra per affermare il principio di nazionalità…”
E così nel breve volgere del mese successivo l’esercito francese sbarcò a Genova.
L’esercitò francese sbarcato a Genova andò così ad unirsi a quello piemontese per avanzare verso la Lombardia con alla testa Napoleone III e Vittorio Emanuele.
Ci furono poi le due battaglie, quella di Magenta e quella di Solferino.
A seguito di questi eventi ci fu la fuga del duca di Modena, della duchessa di Parma e del granduca di Toscana dai tre ducati con la conseguente creazione dei governi provvisori.
A completare lo “sgombero” si unì il legato pontificio di Bologna che scappò a Roma.
A conclusione di questo nuovo corso nei ducati e nell’Emilia, si siglò l’armistizio di Villafranca con la firma degli imperatori di Francia e Austria.