24. lug, 2022

136° post - "ELETTO DEPUTATO A MESSINA" - 7° paragrafo - / 4° capitolo - Dalla seconda guerra d’Indipendenza alla morte di Mazzini/1859-1872

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 24 luglio 1844 il Consiglio di Guerra elevato in Cosenza a Commissine militare, condannò alla pena di morte e col terzo grado di pubblico esempio Attilio ed Emilio Bandiera e Domenico Moro di Venezia, Nicolò Ricciotti di Frosinone, Anacarsi Nardi di Modena, Giovanni Venerucci di Rimini, Giacomo Rocca di Lugo di Romagna, Francesco Berti di Bagnacavallo, Domenico Lupatelli di Perugia, Giovanni Manessi di Venezia, Carlo Osmani di Ancona, Giuseppe Pacchioni di Bologna, Luigi Nanni e Pietro Biassoli di Forlì, Giuseppe Tesei di Pesaro, Paolo Mariani di Milano, Tommaso Massoli di Bologna, ed a cinque anni di prigionia il corso Pietro Boccheciampe, traditore dei suoi compagni.

Eletto deputato a Messina

Nei giorni successivi, ad Alessandria nella sede della Cooperativa Operai Riuniti, in una stanza disadorna il presidente della cooperativa parlò a dieci operai convenuti:”Mazzini ha risposto al nostro appello che lo invitava a richiedere di poter utilizzare l’amnistia concessa dal Parlamento per il ricongiungimento di Venezia all’Italia.
Ma la sua risposta ci addolora:
"Non posso. La questione che mi avete posto é tra me, come persona, e la Monarchia, che dopo avermi lungamente calunniato e perseguitato, tentava di avvilirmi col perdono e l'oblio. Perché dovrei sacrificare l'anima mia alla Monarchia e accettare la clemenza sovrana, quando appunto si calpestava miseramente dalla Monarchia l'onore della mia Patria e il valore dei suoi soldati ? E del resto a chi gioverei? Lavorerei, come faccio, per il paese; e quel lavoro basterebbe, siatene certi, al Governo per imprigionarmi o cacciarmi nuovamente pochi giorni dopo......"

Gli operai accolsero con un lungo applauso la fine della lettura del Presidente.

A Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sede della Camera, il Parlamento italiano era riunito mentre il Presidente stava parlando:”Il Parlamento è convocato per la convalida dell’elezione a deputato, nel collegio di Messina, di Giuseppe Mazzini.
Questa è la terza volta che il Mazzini è eletto consecutivamente nel collegio siciliano. Per due volte il nostro Parlamento non ha convalidato la elezione in quanto il Mazzini è stato condannato a morte nel 1834 e 1857. In base alla legge elettorale, è fatto obbligo al parlamento convalidare il deputato eletto consecutivamente per la terza volta nello stesso collegio: propongo quindi di convalidare la elezione dell’avvocato Giuseppe Mazzini a deputato del Regno. Pertanto chi è favorevole alla convalida inserisca la pallina bianca nell’urna, chi è contrario inserisca la pallina nera”
Non pochi deputati si alzarono ed uscirono dalla sala del Parlamento. I rimasti sfilarono e inserirono le palline nelle urne.
“Riscontrato valido il numero legale - proclamò il presidente - visti i risultati della votazione, proclamo deputato l’avv. Giuseppe Mazzini. Signor Segretario, comunichi ufficialmente a Londra al signor Mazzini la conferma della sua elezione”

Una mattina in casa sua a Londra, Mazzini che era sempre più affaticato, mentre stava seduto in poltrona, dettava una lettera ad Emilia Venturi:”Londra 7 febbraio 1867, Al Signor Presidente del parlamento italiano:
“Signore. Credo debito mio verso i miei elettori di Messina e verso la Camera, che approvò l'elezione, di significarvi, perché lo facciate noto, l'animo mio. Non accetto, comunque riconoscente, l'onore che mi é fatto... Repubblicano di fede, ho potuto tacerne quando importava che l'Unità materiale d'Italia, si fondasse a ogni patto e sotto qualunque bandiera; ma non potrei con tranquillità di coscienza giurare fedeltà alla Monarchia, incapace, come io la credo, di fondare l'Unità morale della nazione..."
Terminata la lettera al Presidente del Parlamento, Emilia si avvicinò a Mazzini e cercò di abbracciarlo. Ma Mazzini si schernì:”Cara Emilia, ti ringrazio dell’aiuto che mi dai continuamente. Se non ci fossi tu non sarei in grado di scrivere, tormentato come sono dal dolore alle mani e il tronco non lo posso piegare in avanti.
Ma non ho finito. In questi giorni ho meditato molto e ho deciso di inviare ai nostri amici in Italia il testo di un Manifesto che reca gli scopi che la nuova nostra organizzazione si propone di raggiungere.
L’Alleanza Repubblicana, nell'ordine politico, persegue il raggiungimento dell'Unità repubblicana d'Italia e opera per riacquistare a questa tutte le province soggette ancora a dominazione straniera e per proclamare la Repubblica in Campidoglio.
L'Alleanza Repubblicana nell'ordine sociale propugna l'eguaglianza di tutti i cittadini e combatte contro i privilegi delle caste.
In economia combatte per la completa emancipazione del proletariato dalla tirannia del capitale, propugnando e favorendo la cooperazione facendo si che il capitale si associ al lavoro.”
“Questo Manifesto lo mandiamo ai giornali?” chiese Emilia.
“Si e ne faremo una circolare da inviare ai nostri Comitati sparsi per l’Italia.”