4. ago, 2022

146° post - "VERSO L'ULTIMO VIAGGIO" - 17° paragrafo / 4° capitolo - Dalla seconda guerra d’Indipendenza alla morte di Mazzini/1859-1872

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 4 agosto 1848 alla periferia di Milano, vicino a Porta Romana, l'esercito piemontese ebbe 42 morti, 228 feriti e 142 prigionieri. Sotto le mura di Milano, caddero combattendo contro gli austriaci, il capitano d'artiglieria Felice Avogadro di Valdengo (Biella), Carlo Felice Gazzelli torinese tenente della Brigata Guardie, Stefano Molinati sottotenente dell'11° Fanteria e Tommaso Castelli Diana d'Ozieri (Sassari) capitano dell'11° Fanteria.

Verso l’ultimo viaggio

In settembre Mazzini si recò a Lugano per respirare l'aria delle Alpi e per rivedere l'amica Sara Nathan. La salute invece peggiorava, nuovi disturbi si aggiungevano ai vecchi. Fumava sempre un sigaro di troppo. L'asma gli toglieva il respiro di giorno e non lo faceva dormire di notte, che era ormai popolata dagli incubi. Dolori alle mani e alla spina dorsale lo facevano soffrire. Sara era ormai la sua infermiera fino a che anch'ella si ammalò e fu Mazzini che cercò di curare lei. Un pò si ripresero e riuscirono anche a fare qualche passeggiata in riva al lago, a braccetto l'uno dell'altra.
Il capodanno del 1872 Mazzini lo passò a letto, ma ai primi di febbraio gli parve di stare meglio e decise di tornare a Pisa.

Mazzini, tornato a Pisa andò ospite della figlia di Sara, Giannetta. Era ammalato di bronchite e tossiva continuamente.
Giannetta lo curava amorevolmente e lo assisteva come fosse suo padre. Lui le accarezzava i lunghi capelli neri.
“Vedrai Giannetta che tutto si risolve - sussurrò Mazzini - O andrà via la malattia, o andrò via io”.

Il sette marzo 1872, dopo un lieve miglioramento, sopravvenne una congestione polmonare. La mattina del dieci, le condizioni di Mazzini peggiorarono, all’una e trenta il dottor Rossini, si chinò sul moribondo e fece appena in tempo a prendergli le mani.
Uno dei fedelissimi di Mazzini, Ferdinando Martini corse in Via della Maddalena dove spontaneamente si raccolse una gran folla.
Gli studenti pisani disertarono le lezioni e promossero una manifestazione invano osteggiata dalla polizia.
A casa Rosselli arrivarono Saffi, Quadrio e Bertani.
Sul letto di morte di Mazzini c’era lo scialle a quadretti bianchi e neri donatogli da Cattaneo e una corona d’alloro appuntata sul guanciale. Sul comodino, accanto ai libri c’era un mazzo di violette.

Il 14 marzo un corteo funebre accompagnò la salma dall’abitazione alla stazione ferroviaria.
Erano presenti tutte le associazioni operaie e artigiane della Toscana con le loro bandiere e con le bande.
La cassa venne sistemata su una carrozza di terza classe.

Il quindici marzo alle tre del pomeriggio, il Prefetto regio di Genova dettò nel suo ufficio al segretario un telegramma da inviare al Ministro dell’Interno:”Salma Mazzini arrivata, sistemata in una sala della stazione dove resterà esposta fino a Domenica. Nessuna dimostrazione da segnalare. Tranquillità assoluta in ogni dove.”

Domenica diciassette marzo la salma di Mazzini venne trasportata dalla stazione di Genova al cimitero di Staglieno su un carro tirato da sei cavalli bardati di nero, sul quale dominava la figura allegorica della storia con i simboli della Repubblica Romana. La precedevano 150 bandiere abbrunate. Il corteo attraversò lentamente il centro cittadino in mezzo ad una folla enorme. Non c’erano nè preti nè rappresentanti del Governo; seguivano il carro i rappresentanti delle Società Operaie e delle fratellanze, i labaro della massoneria e le bandiere con le medaglie e le decorazioni dei veterani, i capi del Partito d’Azione e le camicie rosse garibaldine. Le navi ancorate in porto avevano la bandiera della loro nazione a mezz’asta. Arrivato il corteo al cimitero, le bandiere delle società operaie si disposero ai lati dell’ingresso e vennero abbassate mentre passava la salma. Federico Campanella che doveva pronunciare il discorso d’addio, salì sul palchetto predisposto, ma non riuscì a parlare e scese piangendo. Salì allora sul palchetto Sara Nathan ma mentre stava per iniziare il discorso dovette interrompersi presa dai singhiozzi. Molte signore presenti piansero e alcune svennero.