La fine della prima repubblica e i tratti distintivi del PRI a fine millennio

58. Il PRI dopo la morte di Ugo La Malfa

Nel settembre del 1979, il PRI elegge Bruno Visentini presidente e Giovanni Spadolini segretario del partito. Spadolini nel suo intervento potrà affermare:"Nessuna pregiudiziale per il futuro, amici, ma soprattutto pregiudiziali contro qualunque pregiudiziale, perchè questo che è il partito della ragione, non può avere pregiudiziali".

Nonostante il periodo di stabilità di cui fruiscono i governi Craxi, restano inalterati, anzi tendono ad aggravarsi, gli squilibri di fondo che caratterizzano la società italiana, soprattutto nel divario di condizioni tra Nord e Sud del Paese.

Si può dire che tali anni rappresentano un'altra occasione storica mancata per incidere sui fattori strutturali che continuano a rendere costantemente precaria la situazione italiana. La diminuzione del prezzo del petrolio e della quotazione del dollaro non viene sfruttata per affrontare un piano di rientro dall'indebitamento pubblico, sollecitato inascoltati dai repubblicani. La spesa pubblica appare come una sorta di "variabile incontrollata".

All'indomani delle elezioni del 14 giugno 1987, Spadolini, dopo aver guidato per nove anni il PRI, viene eletto alla carica di presidente del Senato, ulteriore dimostrazione del ruolo centrale che i repubblicani svolgono nella vita politica, un ruolo che va ben al di là di quanto potrebbe comportare un puro calcolo di consistenza numerica. 

Il 12 settembre 1987 il Consiglio Nazionale del PRI elegge quasi all'unanimità, a scrutinio segreto, Giorgio La Malfa segretario politico del PRI. "Noi - dichiara La Malfa nel suo primo intervento dopo la sua elezione - consideriamo nostro compito vedere più avanti, proporre soluzioni anticipatrici, ascoltare le voci della società, del suo mondo intellettuale e produttivo, in uno sforzo di rendere uniforme lo sviluppo del Paese e più giusta la distribuzione dei redditi e delle possibilità all'interno di esso".

I repubblicani non si tirano indietro di fronte alle loro responsabilità di guida del Paese e così partecipano al nuovo governo Andreotti, assumendo tre importanti ministeri: Riforme Istituzionali con Antonio Maccanico, Industria con Adolfo Battaglia, e Telecomunicazioni con Oscar Mammì.

 

59. I tratti distintivi del PRI a fine millennio.

Nel maggio del 1989 si svolgono a Rimini i lavori del XXXVII Congresso nazionale del PRI, al termine del quale Giorgio La Malfa è riconfermato alla segreteria; presidente è Bruno Visentini.

E' un congresso di grande importanza per i repubblicani, che ha per tema "Gli anni '90 che vogliamo". Secondo Giorgio La Malfa, si tratta dell'occasione "per segnare i tratti distintivi dell'identità dei repubblicani nei prossimi anni a venire, rispetto ad un panorama politico dominato da forze politiche, i cui maggiori consensi non costituiscono titolo per incarnare quel bozzolodi grande Partito Democratico per cui noi lavoriamo e di cui l'Italia ha bisogno".

Il Congresso conferma l'originalità e la peculiarità del PRI, il suo essere espressione diretta della tradizione politica democratica italiana ed europea. Il PRI è portatore di una cultura economica moderna; crede in un'organizzazione della pubblica amministrazione che risponda non ad esigenze di assistenzialismo, ma ad una domanda di efficienza e di corretto funzionamento più aderente ai bisogni dei cittadini.

Ha una ferma visione della laicità dello Stato e della sovranità del popolo secondo che la esercita nelle forme e nei modi indicati nella Costituzione.

E' portatore di una linea politica estera chiara e costante, che vuole l'Italia integrata nell'Europa e nell'Occidente senza esitazioni o cedimenti.

Gli anni '80 si sono chiusi con il crollo dei regimi dell'Est che si richiamavano ai miti e alle dottrine del socialismo reale. Le cause di questo crollo furono una sorta di vittoria di Mazzini su Marx, come ha notato ad esempio l'ex ambasciatore liberale, Sergio Romano. La grande trasformazione internazionale che ne è seguita, non accompagnando da parte dell'Occidente democratico, i popoli degli ex regimi comunisti e una serie di cambiamenti, a cominciare dalla legge elettorale da proporzionale a maggioritaria per il Parlamento, per continuare con le inchieste-spettacolo della Magistratura mirate a demolire tutti i partiti della prima repubblica che si erano assunti responsabilità di governo nell'ambito di un arco di forze politiche definite da "un quadro della legittimità", e quindi senza i post-fascisti dell'MSI-DN e i suoi epigoni di Alleanza Nazionale da una parte e senza i comunisti del PCI ancorato ancora troppo al ricordo dell'Urss, hanno inciso profondamente sul sistema politico italiano. 

E' un cambiamento profondo, che ha portato per reazione sulla scena politica nazionale alla formazione di un partito azienda da parte dell'uomo più ricco d'Italia, Silvio Berlusconi, già detentore in modo illegittimo di Rete 4, di un partito secessionista, La Lega Nord di cui l'attuale Lega per Salvini Premier è l'erede con altro nome, solo per non finire giudicati in trbunale per tutte le ruberie fatte ai danni dello Stato, e una Magistratura che giocando fin con la presidenza della Repubblica e i morti per mafia, ha aggiunto ai partiti il proprio ruolo di supplenza all'assenza dei partiti stessi, attraverso sentenze, fughe di notizie spesso false e tendenziose destabilizzanti l'equilibrio democratico e la stessa democrazia del Paese.

Il secondo millennio si chiude con un quadro politico che all'apparenza sembra irriconoscibile rispetto all'inizio del 1990.

Si disciolgono sigle di partiti storici quali la DC, il PCI, il PSI, il PSDI, il PLI, l'MSI-DN e con essi si dichiarano sconfitte davanti alla storia concreta dell'umanità le loro idee o ideologie di base che le avevano sostenute ben oltre gli uomini che le avevano rappresentate per migliorare la società.

E' dato palese, che l'unico simbolo immutato sia quello dell'Edera del PRI, la cui storia ha superato ormai il secolo: indice che le idee da cui la nostra formazione trae alimento non sono mai appartenute al volatile dominio degli slogan dal respiro corto o dalle utopie astratte la cui realizzazione poggia su basi artificiali e dunque periture.

La nostra "Sindaca del Borgo Mazzini", Isotta Frisoni in Antili con in mano la foto dei repubblicani del borgo del 1910 insieme al Segretario nazionale Giorgio La Malfa al XXXVII Congresso Nazionale a Rimini nel 1989