Articoli pubblicati sul Pasquino online nell'anno 2008 (II parte)

Bonaiuti, la Chiesa e la Sapienza

A proposito di Università Sapienza e censure papali, lo sapevate che nel secolo scorso proprio la Chiesa Cattolica, per iniziativa di due papi (Pio XI e Pio XII) e con la connivenza prima del governo fascista poi di quello della Repubblica, impedì al Professor Ernesto Buonaiuti di svolgere regolarmente la sua attività di docente di Storia del Cristianesimo presso la Sapienza di Roma?

Non mi risulta che la Chiesa Cattolica abbia mai fatto ammenda di questo suo vergognoso comportamento. Ma vediamo cosa accadde dalle parole scritte in “Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni” (ed. Einaudi – 1955) e qui riportate di Arturo Carlo Jemolo:

E ancora lo stesso Jemolo in “Anni di Prova” (ed. Neri Pozza – 1969) racconta : ma nel suo (di Bonaiuti) desiderio di continuare a tener lezione non lo sorresse il Ministro dell’Istruzione del tempo, che ambiva ad avere una qualche parte nella conciliazione già in cammino. Era questi un collega di facoltà di Buonaiuti, giunto al fascismo piuttosto tardi senza precedenti combattentistici o squadristi: uno dei molti che incarnarono il ruolo dell’intellettuale che si lascia andare, che si abbandona sul piano inclinato… Buonaiuti invece fu uno degli undici professori che nel 1931 rifiutarono il giuramento di fedeltà al regime fascista, pur differenziandosi dagli altri dieci, liberali legati ai ricordi risorgimentali, alle libertà statutarie, assertori comunque di una data forma di vita politica. Certamente Buonaiuti non amava il fascismo, e soprattutto era ostile ai concordati in sé. Una delle sue citazioni preferite era di un passo di Tertulliano, sull’assoluta inconciliabilità tra Chiesa ed impero; un concordato, un’accettazione di privilegi, di braccio secolare, era per lui un rinnegamento di quella Chiesa primitiva che sempre evocava. Dopo quel rifiuto al giuramento, Buonaiuti fu dimesso. Non avendo l’anzianità minima per la pensione visse poveramente, insieme con la madre, di attività giornalistica non firmata e di traduzioni.

Alla liberazione invano gli amici cercarono gli fosse ridato l’insegnamento.

Il titolo, lo stipendio, sì, l’insegnamento no.

Dichiarò un ministro della Liberazione, Arangio Ruiz, <� venuto da me il nunzio a parlare di questo>>

Sempre Jemolo nella prefazione al libro “Pellegrino di Roma” (di E. Buonaiuti – Ed. Laterza 1964) così racconta:

Raramente una cattedra fu tenuta in modo più degno, raramente un maestro possedette maggiori capacità formative, raramente si ebbe quell’armonia di ogni momento tra maestro e discepoli, e lo studente universitario trovò nel professore l’amico, il confidente. …Togliergli la cattedra fu la prima ferita che lo colpì in modo tale da turbarlo nel profondo, da mutarlo (l’altra fu la spogliazione coattiva dell’abito sacerdotale).

Il Concordato non aveva effetti retroattivi, come aveva dichiarato Mussolini, e tutti gli altri professori ex-preti, incorsi in censure, vennero lasciati ai loro posti. A Buonaiuti l’insegnamento effettivo era stato tolto, in forma non legale, prima del Concordato, come egli narra – e certo non era stato il suo collega di facoltà ministro Pietro Fedele a sostenere Buonaiuti; questi, allontanato temporaneamente con un incarico di studio, restava però sempre il titolare della cattedra romana di storia del cristianesimo.

Che il fascismo schiacciasse un ribelle come Buonaiuti, senza preoccupazioni di legalità, non è a stupire. Ma fu veramente grave che i ministri della Liberazione – passarono all’Istruzione De Ruggiero, Arangio Ruiz, Molè, che ricordo poi ai funerali di Buonaiuti – non si curassero di ridare la cattedra a Buonaiuti. Sarebbero stati in una botte di ferro sul terreno giuridico. Buonaiuti era rimasto professore di ruolo, titolare della cattedra fino al 1931, allorché si era rifiutato di prestare giuramento di fedeltà al regime, ed era stato dimesso; senza aver maturato diritto a pensione; c’era la dichiarazione di Mussolini, negli atti parlamentari di non retroattività del Concordato, c’era il dato positivo che tutti i professori ex-preti, quasi tutti naufraghi della crisi modernista, erano rimasti in cattedra senza proteste della Santa Sede. La tesi giuridica degli amici di Buonaiuti era inattaccabile. Che questi ministri non osassero porre l’alternativa – o il ritorno di Buonaiuti in cattedra o le nostre dimissioni – mostra come subito all’indomani della Liberazione si entrasse nella via delle transazioni, degli accordi di partito: già mancava il senso delle grandi questioni ideali, nel cui ambito nessun interesse pratico consente compromessi; è un segno rivelatore di quello che fu il rapido spegnersi del roveto ardente ch’era stata la Resistenza>

Il curatore del libro Il pellegrino di Roma, così racconta un episodio significativo che riguarda gli ultimi giorni della vita di Buonaiuti:

Il 18 il padre Vincenzo Ceresi si recò a trovarlo e trascorse tutta la notte in casa da Buonaiuti, senza però poterlo vedere; solo la mattina potè salutarlo per un momento. Pochi giorni dopo un altro ecclesiastico facendosi annunciare come “don Francesco” giunse al capezzale di Buonaiuti: Buonaiuti si attendeva di vedere un suo vecchio e fedele amico prete di nome Francesco e si trovò dinanzi, invece, il cardinale Francesco Marmaggi.

Questi gli dichiarò di essere autorizzato ad amministrargli i sacramenti purchè prima sottoscrivesse la seguente formula (Buonaiuti me la riferì a memoria ma il testo che segue fu controllato in Vaticano): “Credo tutto quello che crede e insegna la Santa Chiesa Cattolica, e riprovo tutto ciò che essa riprova”.

Buonaiuti non sottoscrisse. Con me – e fu l’ultima volta che io lo vidi vivo – disse che avrebbe potuto sottoscrivere la prima parte della formula, non la seconda, che troppe cose la Chiesa aveva condannato che egli non poteva condannare.

Ma l’episodio turbò profondamente Buonaiuti se di esso potè scrivere (cfr. “Avanti!” 27 aprile 1946) all’amico Corrado Barbagallo -

Ai giovani, che hanno assistito all’inaugurazione dell’Anno Accademico col bavaglio alla bocca, per esprimere il loro dissenso perché era stato impedito al papa di parlare, bisognerebbe ricordare questa storia e che la libertà di parola la doveva garantire lo Stato non l’Università, come di fatto avvenne, come purtroppo avviene ormai tutti i giorni, che ogni cosa che dice il papa finisce nei telegiornali.

Giulio Gherardo Starnini

 

Elezioni 13-14 aprile 2008

E' scomparso il '900. Il Parlamento è stravolto e probabilmente a breve anche i diritti fondamentali.

Che botta!!! Non mi aspettavo tanto distacco. Nemmeno tante novità dal voto, ma alcune brevi riflessioni si possono già fare:

- Scompaiono dal Parlamento le ideologie che hanno fatto storia nel '900 e con esse i partiti che le hanno rappresentate, improntati nel bene o nel male al Patto Costituzionale. Repubblicani, Socialisti, Liberali, Comunisti, Post-Fascisti. Tutti fregati dai partiti dello scoglionamento, dalla Lega e dallo sbarramento;

- Laici e liberali mosche bianche in Parlamento: 9 radicali e 4 repubblicani, qualche liberale saranno i soli ostacoli sul cammino di una Chiesa Cattolica sempre più arrogante e fondamentalista. Tutti insieme, dovrebbero attaccare le incrostazioni di privilegi di cui è piena l'Italia. Ahimè il PdL ha cacciato molti dei pensatori liberali che erano entrati dal primo momento in FI, e gli attuali esponenti del centro-destra sono in gran parte rappresentanti di quelle "caste" da sottoporre a massicce dosi di mercato: professionisti, municipalizzate, dipendenti pubblici, ecc... - Fuori le estreme dal Parlamento: via La Destra e la Sinistra Arcobaleno dal Parlamento. Penso che sia un dato positivo per la governabilità, ma purtroppo lo si deve in gran parte ad una legge elettorale che strozza i piccoli e premia oltre ogni merito i grandi. In ogni caso, una così drastica riduzione del pluralismo rappresentativo è un impoverimento per il Paese;

- La legge elettorale funziona eccome. In barba a coloro che hanno creduto alle favole della sinistra, che addossavano la colpa del malgoverno Prodi al Porcellum. Prodi aveva una maggioranza risicata, aggrappata ai senatori a vita, perchè nel 2006 vinse per un soffio. Oggi, Berlusconi vincendo con 9 punti di scarto, gode di ampia maggioranza. Funziona eccome la legge elettorale. Il suo scopo originario era favorire le aggregazioni, attraverso la mannaia degli sbarramenti 4% e 8%. Infatti, rimangono solamente 5 partiti al Senato, dove accedono solo i partiti maggiori e quelli radicati sul territorio;

LE PAGELLE SECONDO ME: Lega Nord: Voto 10. Risultato inatteso, ma comprensibile. Non è più un voto di protesta. E' un radicamento, frutto della situazione economica globale. E' il risultato del lavoro fatto sul territorio, sfruttando la paura dell'immigrato, degli sprechi di Roma ladrona. L'elettore si è affidato a chi sa alzare la voce e può sembrare coerente fra azione e promesse elettorali. E' un partito a suo modo coerente. Penso che alla sua base vi sia un’ideologia decisamente qualunquista, pressappochista, cattolico-fondamentalista e per tratti non trascurabili decisamente razzista-eversiva. Fa schifo per il modo di esprimersi, ma colpisce allo stomaco molta gente.

UDC: Voto 8. E’ l’unico partito riferito al Patto Costituzionale che riesce a entrare in Parlamento, è un gran risultato per loro, speriamo anche per la democrazia e la libertà degli italiani. L'appello al voto utile ha ucciso le sinistre e le destre, ma i cattolici intransigenti e fondamentalisti sopravvivono. E ora avranno 5 anni per consolidare il loro progetto.

Socialisti e Liberali: Voto 7. Hanno provato l'impresa sperando che l'elettorato ascoltasse alcune delle perle contenute nei loro programmi. Ahimè la politica di oggi, è pesantemente mediatica e vaticaneggiante. Socialisti e Liberali hanno avuto il merito di presentare delle identità che comunque esistono nel paese, quantomeno per l’importante storia e che fanno sperare coloro che ancora non possono veder la politica ridotta a marketing e marchette.

Berlusconi + Fini: Voto 7. Sono i vincitori. In due anni sono passati dalla sconfitta elettorale, ai litigi, alla fusione nel PdL, alla vittoria elettorale. Una storia fatta di scalate e interessi che ha convinto molti italiani.

Partito Democratico e Veltroni: Voto 4. Buone innovazioni in campagna elettorale, comunicazione efficace, discreta partecipazione dei giovani (in particolare cattolici). Basta. Tutto qua, perchè il progetto del PD sconta grandi contraddizioni di ordine politico. 1000 contraddizioni che non hanno ingannato i moderati. Hanno raggirato e attratto solamente gli elettori della sinistra, a cui si è fatto credere, che la vittoria era a portata di mano, che con il loro voto "utile" si sarebbe potuto vincere e sconfiggere il "Diavolo" Berlusconi. Il PD correrà da solo! (salvo poi allearsi con Di Pietro e Radicali, ma rifiutando gli unici in grado di offuscarli: i socialisti). Il PD, quindi, ha scelto di cancellare dalla memoria degli elettori i propri disastri commessi in 2 anni di governo, rinnegando i legami con la sinistra scaricando tutte le colpe sugli ex alleati, condannando la sinistra alla sconfitta, e condannandosi a perdere.

Altre contraddizioni. Via i privilegi dei politici. (ma si dimenticano tutti i poteri ed Enti occupati dal PD). Il PD è dalla parte di... ma anche... (Un PD pieno di contraddizioni che non può permettersi di stare dalla parte di tutti. "Stiamo con gli operai ma anche con gli imprenditori. Con i sindacati, ma anche con Confindustria. Con gli statali, ma anche con i lavoratori del privato. Con i professionisti, ma anche con i consumatori. Con le liberalizzazioni, ma anche con tutte le municipalizzate. Con le riforme, ma anche dalla parte della tradizione, con Israele ma anche con Hamas.... La ciliegina sulla torta per gli elettori del PD - la campagna elettorale nazionale è conclusa: si torna a collaborare con Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra Democratica in tutti gli Enti Locali d'Italia. In più c'è un nuovo alleato da coccolare, fresco, giovane, trasparente, laico anzi laicista: Pierferdi...nando Casini (con gli amici Cuffaro, Cesa, Buttiglione, ecc...)

Sinistra Arcobaleno: Voto 2. Mi rammarica solo non avere la voce dell'estrema sinistra in Parlamento. Tuttavia i disastri compiuti in 2 anni di governo non potevano che portare a questo risultato. Una sinistra che ha nel DNA le divisioni, la demogogia, la falce e martello internazionale presente e passata, non ha futuro. Questa sinistra deve ripensarsi.

PRI Voto 1: la scelta dell'alleato garantisce la “tribuna”, ma pesantissime sono le condizioni accettate per entrare nelle liste PdL, a cominciare dall’identità sacrificata e sempre più invisibile. Insufficienti e datate le proposte elettorali. Alle prossime politiche a chi chiederà asilo? Speriamo che i partiti tradizionali possano recuperare il “debito” maturato alla prossima occasione e con esso ridarci un Parlamento costituzionale. Giulio Gherardo Starnini