62. La tenebrosa segreteria nazionale del PRI di Nucara
Il 16 marzo 2007 il gruppo misto alla Camera dei deputati saluta la nascita della componente Liberali, Repubblicani, Riformatori, alla quale aderiscono con entusiasmo Giorgio La Malfa, Francesco Nucara e Giovanni Ricevuto, esponente del Nuovo PSI.
Sull'onda della spinta data dal Congresso emilianoromagnolo di Faenza, al XLV Congresso nazionale del PRI a Roma emerge la volontà di una linea maggiormente autonoma. Contrariamente alla volontà di autonomia espressa dall'ultimo Congresso del PRI, la scelta successiva della segreteria di Nucara, è di inserire Giorgio La Malfa e Nucara all'interno del Popolo della Libertà per le elezioni politiche del 2008, al seguito delle quali, i due repubblicani appena eletti rendono possibile un accordo con il gruppo dei Liberal Democratici e il gruppo Movimento Associativo Italiani all'Estero per formare una nuova componente nel gruppo misto, Repubblicani, Regionalisti, Popolari, in seguito nota come Repubblicani Azionisti – Alleanza di Centro. Ad essa aderiscono Aurelio Misiti, Mario Baccini, Francesco Pionati, Calogero Mannino, Giuseppe Ossorio e Mario Pepe. Fra i temi affrontati anche la battaglia per giungere all'approvazione di una legge concernente il testamento biologico.
Dopo il mancato tentativo di Nucara, di raggruppare un numero sufficiente di deputati a sostegno del Governo Berlusconi IV ormai totalmente incapace di governare, il 14 dicembre 2010 Giorgio La Malfa, disattendendo le indicazioni della segreteria nazionale del PRI, nega la fiducia al governo, venendo per questo sospeso dalla direzione nazionale.
All'indomani della modifica della legge per le elezioni europee che prevede lo sbarramento al 4%, il Movimento Repubblicani Europei della senatrice Luciana Sbarbati avvia un percorso di riavvicinamento che si concretizza durante il XLVI Congresso di Roma dal 25 al 27 febbraio 2011.
L'8 giugno 2011 Giorgio La Malfa viene espulso dal partito per non avere votato la fiducia al Governo Berlusconi.
Le nuove elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 vedono il ritorno del simbolo dell'edera solo nelle circoscrizioni dell'Emilia Romagna e della Sicilia orientale . L'unica lista regionale autonoma viene presentata in Emilia-Romagna. La carenza nazionale di partecipazione a presentare le liste nei vari collegi regionali è una grave responsabilità che ricade in capo alla segreteria nazionale di Nucara e a quella organizzativa di Torchia, i quali dichiarano di non averla presentata in Calabria per non fare disperdere il voto di Forza Italia nel Pri. E' una fase della vita ultrasecolare del PRI, in cui ci si conta. Anche in Emilia Romagna ci sono i sabotatori dell'edera, come per esempio Sampaolo, attuale segretario provinciale di Rimini, nonchè attuale dirigente nazionale e regionale, che fa registrare solo quattro firme raccolte, compresa la sua, poichè riteneva un errore comportarsi secondo i deliberati congressuali, tantopiù nel suo ruolo, orgogliosamente rivendicato, di coordinatore del centro-destra del suo Comune, Coriano di Rimini.
In occasione delle elezioni europee del 2014 il PRI appoggia la lista Scelta Europea, lista che sostiene la candidatura del liberale ex primo ministro belga Guy Verhofstadt alla presidenza della Commissione Europea.
Nel corso del XLVII Congresso nazionale del PRI del marzo 2015 i delegati approvano a maggioranza la relazione del coordinatore nazionale Saverio Collura. Questi annuncia la ricerca di convergenze con quelle formazioni convinte della necessità di un confronto serio e serrato in questa difficile fase, dal momento che le soluzioni messe in atto dal Governo Renzi non appaiono congruenti con le esigenze e gli obiettivi del Paese. A tal proposito è interessante il dibattito riguardante una possibile Costituente liberaldemocratica che rappresenti un'efficace alternativa di sviluppo e di occupazione. Nel deliberato finale si legge: "La gravità della crisi impone quindi un intervento straordinario in grado di produrre l'effetto di imprimere una svolta positiva al sistema produttivo del nord e nel contempo di disporre di risorse finanziarie necessarie per impedire il tracollo per eccesso di austerità del sud e per investire finalmente in adeguate infrastrutture. Il futuro dell'Italia è necessariamente connesso sia all'affermazione della prospettiva politico-federativa dell'Unione europea, fermo restando i mancati progressi dell'integrazione evidenziati anche dalla consapevolezza di aver trascurato aspetti rilevanti del Trattato di Lisbona, sia al consolidamento definitivo della moneta unica, come opportunità di crescita economica, di integrazione sociale e di visione solidale nei rapporti tra gli Stati."
63. Dalla caduta di fatto del bipolarismo italiano e della segreteria Nucara al risveglio del PRI
Nel gennaio 2016 il brindisino Corrado De Rinaldis Saponaro assume la carica di coordinatore nazionale del PRI.
Il XLVIII Congresso nazionale del PRI svoltosi a Roma fra l'8 e il 10 dicembre 2017, nominato Risorgimento della Ragione, elegge segretario Corrado de Rinaldis Saponaro e illustra un programma europeista, anti-populista e contro le crescenti diseguaglianze e la precarietà.
Il 23 dicembre 2017 Mario D'Apuzzo, vicesindaco di Gragnano precedentemente candidatosi con Il Popolo della Libertà in Campania, prende la tessera e subentra come senatore a Giuseppe Compagnone, dimessosi per incompatibilità. D'Apuzzo aderisce al gruppo parlamentare Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (ALA), che muta denominazione in ALA–PRI, consentendo la partecipazione del PRI alle elezioni politiche del 2018 senza la necessità di raccogliere le firme. Appena iniziata la campagna elettorale, il movimento di Ala si ritira e lascia il campo al PRI, finalmente in autonomia. Al termine delle votazioni, dopo diciassette anni di devastante segreteria nucariana, il partito che fu ispirato al pensiero e all'azione di Mazzini per porre il Paese in essere e sui binari dello sviluppo europeo, il partito che presentò al mondo i suoi capi e i suoi militanti quali autentici antifascisti e antimonarchici, prima, durante e dopo la caduta del regime, il partito che sull'onda della spinta esercitata dall'opera di Ugo La Malfa e Spadolini rese giornate radiose al mondo intero, trovava nel 2018 nelle urne del Paese 27.285 voti per una percentuale di consenso nazionale nell'elettorato dello 0.09%.
Le uniche città in Italia dove ancora ci fosse un consenso elettorale significativo in relazione alla presentazione del simbolo dell'edera sulla scheda, corrispondente ad una presenza visibile quotidianamente sul territorio erano i tre capoluoghi di provincia romagnoli, Cesena, Forlì e Ravenna. Il loro segreto per tale longevità, era richiamabile innanzi tutto ad essere sempre stati capaci di presentarsi con il sìmbolo e il nome del PRI sulla scheda.
Fece la stessa cosa alle comunali di Brindisi del giugno 2018 il PRI brindisino dopo anni di assenza e i repubblicani ottennero l'8,5% e 1 consigliere comunale.
Il XLIX Congresso nazionale del PRI, tenutosi a Bari tra il 9 e il 10 marzo 2019, dichiara finalmente conclusa ogni collaborazione con la coalizione di centro-destra, considerato ormai ostaggio di forze populiste e sovraniste.
Viene inoltre riammesso nel partito Giorgio La Malfa, che durante il decennio d'esilio nucariano, aveva intanto reso più divulgativa e fruibile l'opera e l'azione della Fondazione Ugo La Malfa (FULM). Lo stesso Giorgio La Malfa in questi ultimi anni per la Mondadori tradurrà "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta e altri scritti" di John Maynard Keynes, e svilupperà un dibattito preliminare all'approvazione del Pnrr dal pulpito della FULM tale da toccare tutti i nodi che puntualmente si stanno via, via verificando.
Alle elezioni europee del 2019 il PRI presenta alcuni candidati, tra cui il ravennate, vice segretario del PRI nazionale, Eugenio Fusignani, nella lista di +Europa.
Alle elezioni regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio 2020 il partito crea una lista in comune con Più Europa e con il Partito Socialista a sostegno del governatore uscente Stefano Bonaccini
Il 21 gennaio 2021 Azione e +Europa annunciano, dopo aver già formato un gruppo parlamentare comune a novembre 2020, "il rafforzamento del loro coordinamento politico e la partecipazione ad iniziative comuni. Continuando a lavorare insieme per costruire una lista liberal democratica in vista delle prossime elezioni politiche includendo movimenti politici, associazioni e personalità che abbiano condiviso i nostri valori e proposte." Già a novembre 2020, in seguito alla costituzione del gruppo parlamentare e tramite documento politico congiunto, il Partito Repubblicano Italiano aveva siglato un accordo con Azione volto a perseguire questo obiettivo, riconfermando l'impegno a gennaio 2021.
Da marzo 2021 PRI, Azione, +Europa, ALI e I Liberali chiamano Carlo Cottarelli a presiedere "Programma per l’Italia", un comitato scientifico che formalizzerà proposte di matrice liberaldemocratica per un nuovo programma di governo.
64. 2022, il PRI ancora per gli Stati Uniti d'Europa e lo sviluppo dell'umanità.
il 19 e 20 febbraio 2022 una delegazione della segreteria del PRI partecipa al primo Congresso di Azione di Calenda. Ecco di seguito il commento a questa interessante e intensa due giorni di uno dei repubblicani presenti, il vicesegretario Riccardo Bruno: "L’aspetto più interessante della relazione culturale svolta da Carlo Calenda al primo congresso nazionale di Azione, è il fastidio espresso per gli schemi obsoleti di sinistra, centro e destra, che come sappiamo, discendono dalla monarchia. Ne consegue una completa insensibilità al conformismo bipolare maggioritario vigente per più di vent’anni nel nostro paese. Calenda in sostanza rivendica una completa libertà d’azione e nemmeno si preoccupa di quella che potrà essere la legge elettorale, non ha una forza parlamentare per influenzarla. Ad un Enrico Letta che si è presentato pimpante al suo congresso sicuro che il Pd e Azione di Calenda in un nuovo centrosinistra ridefinito, vinceranno le prossime elezioni, Calenda ha esposto per lo meno l’ostacolo rappresentato dai cinque stelle con i quali non vuole avere nessun contatto politico. Azione esclude qualsiasi dialogo con il movimento di Grillo e quello della Meloni, giudicati entrambi estranei all’universo del pensiero quale ha preso piede in occidente con John Stuart Mill. Senza voler ripercorrere l’intera opera di questo autore che Calenda ha citato nel suo intervento, Mill assume rilievo nel mondo filosofico liberale inglese della prima metà dell’800. Egli viene ritenuto principalmente il teorico dell’utilitarismo. Se il suo pensiero era una riproposizione ed un aggiornamento di quello di Bentham, va detto che la sua originalità fu nell’essere il primo ad aprire alla questione femminile. I riferimenti politici italiani rivendicati da Calenda sono stati invece Rosselli, Carlo, e Gobetti. Ovvero coloro che lui ha definito i principali interpreti del liberal socialismo, il filone di pensiero che egli ritrova nel Partito d’Azione a cui intende esplicitamente che il suo partito si ricolleghi. Il limite temporale definito da Calenda non comprende nel dettaglio la questione politica culturale dell’800 o precedente. Probabilmente la sua è un’esigenza di limitare i riferimenti storiografici per evitare approfondimenti che possono generare confusione in un partito appena nato. Sia Rosselli che Gobetti sono già abbastanza complessi e in precedenza il partito comunista pose solo Marx come punto di riferimento intellettuale e poi inevitabilmente Lenin, che pure contraddiceva Marx, così come il partito repubblicano italiano, inizialmente scelse di riferirsi al solo Mazzini. Il punto politico per Calenda è che solo una dottrina capace di coniugare le prospettive di libertà dell’individuo con i presupposti di un’eguaglianza sociale, può rimettere in moto il paese. Se volessimo rivolgere una nota critica è che il liberal socialismo non resse alla prova della vita democratica. Il liberal socialismo tenne in un contesto di guerra contro le dottrine totalitarie poi si spacca, questo per lo meno storicamente. Poi non è detto che le condizioni storiche mutate possano offrire esiti diversi. Intervenuti al congresso di Azione abbiamo fatto presente che da parte nostra non c’è stato un particolare giudizio positivo sul governo Renzi, da Calenda definito nella relazione il miglior governo degli ultimi trent’anni. Sicuramente si è invece apprezzato il personale operato di Calenda da ministro di quel governo, per la ragione di aver difeso l’Ilva di Taranto e da solo chiesto lo scudo penale. Calenda con un notevole coraggio a dire il vero cercò di salvare le prospettive industriali dell’acciaio italiano e con esso l’indotto di almeno 800 imprese solo in Puglia per un fatturato di duecento miliardi. Soldi persi, che si prepara ad incassare la Francia al posto dell’Italia. Ora, nel partito repubblicano quando si faceva parte dei governi del secolo scorso, vi era il problema che i nostri ministri si distinguessero dagli altri partiti di maggioranza e sovente ci toccava ricordare alla pubblica informazione che essi non erano democristiani o socialisti come si scriveva su agenzie e giornali, ma appunto membri del Pri. Tanto era difficile questa distinzione che alla fine lasciammo il governo. Calenda si è invece talmente distinto da farsi un suo partito e tutto sommato può essere considerato una cosa positiva per la vita politica italiana, soprattutto per le prospettive che può aprire, se già non ha aperto."