5. apr, 2022
28° post - Il Papa e Internet
Papa Francesco si accredita all'opinione pubblica mondiale sempre più come autorità morale, quindi educativa per l'umanità e il suo futuro.
Anche noi, nel nostro 14° post, abbiamo riconosciuto che effettivamente, al netto di alcuni scivoloni, spesso quando parla sembra di riascoltare Mazzini.
Sbagliano però i tanti politici italiani ed europei a lasciare a lui e alla sua Chiesa il compito di coprire interamente questo campo. Infatti, nè lui, nè i suoi predecessori, hanno mai costituito il riferimento per la costruzione degli Stati Uniti d'Europa in un'unica nazione, che secondo chi come Mazzini ha sempre pensato ad essi, ha bisogno di un'anima comune che necessariamente deve trovare nell'educazione nazionale europea e dei suoi martiri il giusto riferimento in cui riporre l'autorità morale. (Nel nostro sito apostolatomazzinianoeuropeo.net alle pagine denominate Pantheon 1/2/3/4/5 si possono trovare le schede di alcuni di questi testimoni della comune cultura europea).
E' tanto più vero questo, se solo si pensa alla faciloneria con la quale il buon Bergoglio ha benedetto Internet quando presentò in mondovisione la possibilità di scrivergli, avendo lui appena comprato un tablet. Lo fece, al pari dei governanti le strutture scolastiche nazionali ed europee, incurante del fatto, che i giovani in età dell'obbligo scolastico, sono ormai tossicodipendenti di quell'ambiente, dai quali fin dalla Cina con Tic Toc ne estirpano ogni principio morale.
"Non abbiate paura delle nuove tecnologie! Esse sono tra le cose meravigliose che Dio ci ha messo a disposizione per scoprire, usare, far conoscere la verità." Così ancora il Santo Padre.
Siamo nella terza guerra mondiale, la guerra dell'informazione, e chissà perché personaggi come Berlusconi, Steve Jobs e Bill Gates, che l'informazione moderna l'hanno inventata, sono riusciti a non far prendere in mano nessuno strumento collegato ad internet ai propri figli prima del loro 14° compleanno!
Aveva ancora una volta ragione Mazzini, che a differenza dei capi religiosi non si è mai dichiarato infallibile, a sostenere che l'educazione oltre che con la parola si dà ancor più con l'esempio.