11. apr, 2022
34° post - Premessa alla questione economica
Molte e molti, troppe e troppi fra noi, sono povere e poveri. Per costoro, che appartengano alla classe operaia, agricola, industriale, o all'ex ceto medio, la vita è una lotta d’ogni giorno per conquistarsi i mezzi indispensabili all’esistenza. Spesso, ancora, si fanno più lavori per dieci, dodici, talvolta quattordici ore della giornata, e da questo assiduo, monotono, penoso lavoro, arriva appena il necessario alla vita fisica. Insegnare a costoro il dovere di progredire, parlar loro di vita intellettuale e morale, di diritti politici, di educazione, è, nell’ordine sociale attuale, una vera ironia. Essi non hanno tempo nè mezzi per progredire. Spossati, affranti, pressoché istupiditi da una vita spesa in un cerchio di poche operazioni meccaniche, costoro imparano un muto, impotente, spesso ingiusto rancore contro coloro che gli danno il lavoro; cercano sempre più spesso l’oblio dei dolori presenti e dell’incertezza del domani negli stimoli dei superalcolici e delle sostanze stupefacenti, e si coricano in alloggi strappati alla speculazione edilizia ai quali è meglio adatto il nome di covili che non quello di stanze, per ridestarsi poi allo stesso esercizio delle forze fisiche il giorno successivo.
È una tristissima condizione e bisogna mutarla.
Costoro sono esseri umani, e come tali hanno facoltà, non solamente fisiche, ma anche intellettuali e morali, che è proprio dovere di sviluppare: occorre che siano cittadine e cittadini, e come tali, esercitino, per il bene di tutti, diritti i quali richiedono un certo grado di educazione, una certa disponibilità di tempo.
È chiaro quindi che devono lavorare meno e guadagnare più di quanto guadagnano oggi.
Figli tutti di Dio e fratelli in Lui e tra noi, noi siamo chiamati a formare una sola grande famiglia. In questa famiglia possono esistere disuguaglianze generate dalle diverse abitudini, dalle diverse capacità, dal diverso desiderio di lavoro; ma un principio deve signoreggiarla: chiunque è disposto a dare per il bene di tutti, ciò che può del proprio lavoro, deve ottenere compenso tale che lo renda capace di sviluppare, più o meno, la propria vita sotto tutti gli aspetti che la definiscono.
È questo l’ideale al quale dobbiamo tutti studiare il modo d’avvicinarci sempre più di secolo in secolo. Ogni mutamento, ogni rivoluzione che non si avvicini di un passo, che non faccia corrispondere al progresso politico un progresso sociale, che non promuova d’un grado il miglioramento materiale delle persone in età da lavoro più povere, viola il disegno di Dio, si riduce a una guerra di fazioni contro fazioni in cerca di una dominazione illegittima: è una menzogna ed un male.