15. apr, 2022
38° post - Questione economica 4
Ma vediamo l'attualità delle parole di Giuseppe Mazzini scritte 180 anni fa! :"Il Progresso si compie per una legge che nessuna potenza umana può rompere, passo dopo passo, con lo sviluppo con la modificazione perpetua degli elementi che manifestano l’attività della vita. Gli esseri umani hanno spesso, in certe epoche, in certi paesi, e sotto l’influenza di certi pregiudizi e di certi errori, dato il nome d’elementi, di condizioni della vita sociale, a cose che non hanno radice nella natura, ma solamente nelle abitudini convenzionali di una società traviata, e che dopo quell’epoca o al di là dei limiti di quei paesi, spariscono. Ma voi potete scoprire quali veramente siano gli elementi inseparabili dall’umana natura, interrogando, come altrove vi dissi, gli istinti delle anime vostre e verificando nella tradizione di tutti i tempi, di tutti i paesi, se quei vostri istinti siano stati sempre gli istinti dell’Umanità. E quelli, che una voce ingenita in voi (è la grande voce dell’Umanità) vi addita come elementi costitutivi della vita, devono essere modificati, sviluppati sempre di epoca in epoca ma non possono essere aboliti mai.
Tra questi elementi della vita umana, oltre la Religione, la Libertà, l’Associazione ed altri accennati nel corso di questo lavoro è pure la Proprietà. Il principio, l’origine della Proprietà, sta nella natura umana e rappresenta la necessità della vita materiale dell’individuo che egli ha dovere di mantenere. Come per mezzo della religione, della scienza, della libertà, l’individuo è chiamato a trasformare, a migliorare, a padroneggiare il mondo morale ed intellettuale, egli è pure chiamato a trasformare, a migliorare, a padroneggiare, per mezzo del lavoro materiale, il mondo fisico. E la proprietà è il segno, la rappresentazione del compimento di quella missione, della quantità di lavoro col quale l’individuo ha trasformato, sviluppato, accresciute le forze produttrici della natura.
La proprietà è dunque eterna nel suo principio, e voi la trovate esistente e protetta attraverso tutta quanta l’esistenza dell’umanità. Ma i modi coi quali la proprietà si governa sono mutabili, destinati a subire, come tutte le altre manifestazioni della vita umana, la legge del Progresso. Quelli che, trovando la proprietà costituita in un certo modo, dichiarano quel modo inviolabile e combattono quanti intendono a trasformarlo, negano dunque il Progresso: basta aprire due volumi di storia appartenente a due epoche diverse, per trovarvi un cambiamento nella costituzione della Proprietà. E quelli che trovandola in una certa epoca mal costituita, dichiarano che bisogna abolirla, cancellarla dalla società, negando un elemento della natura umana, se potessero mai riuscire, ritarderebbero il Progresso, mutilando la Vita: la proprietà riapparirebbe inevitabilmente poco tempo dopo, e probabilmente sotto la forma che aveva al tempo della sua abolizione.
La proprietà è in oggi mal costituita, perché l’origine del riparto attuale sta generalmente nella conquista, nella violenza con la quale, in tempi lontani da noi, certi popoli e certe classi invadenti s’impossessarono delle terre e dei frutti d’un lavoro non compiuto da essi. La proprietà è mal costituita, perché le basi del riparto dei frutti d’un lavoro compiuto dal proprietario e dall’operaio, non sono fondate sopra una giusta eguaglianza proporzionata al lavoro stesso. La Proprietà è mal costituita, perché conferendo a chi l’ha, diritti politici e legislativi che mancano all’operaio, tende ad esser monopolio di pochi e inaccessibile ai più. La proprietà è mal costituita, perché il sistema delle tasse è mal costituito, e tende a mantenere un privilegio di ricchezza nel proprietario, aggravando le classi povere e togliendo loro ogni possibilità di risparmio. Ma se, invece di correggere vizi e modificare lentamente la costituzione della Proprietà voi voleste abolirla, sopprimereste una sorgente di ricchezza, di emulazione, d’attività, e somigliereste al selvaggio, che per cogliere il frutto troncava l’albero.
Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla.
Bisogna richiamarla al principio che la renda legittima, facendo sì che il lavoro solo possa produrla.
Bisogna avviare la società verso basi più eque di rimunerazione tra il proprietario o capitalista e l’operaio.
Bisogna mutare il sistema delle tasse, tanto che non colpiscano la somma necessaria alla vita e lascino al popolano facoltà di economie produttive a poco a poco di proprietà.
E perché ciò avvenga, bisogna sopprimere i privilegi politici concessi alla proprietà, e far sì che tutti contribuiscano all’opera legislativa.
Or tutte queste cose sono possibili e giuste. Educandovi, ordinandovi a chiederle con insistenza, poi a volerle, potreste ottenerle; mentre cercando l’abolizione della proprietà, cerchereste una impossibilità, fareste un’ingiustizia verso chi l’ha conquistata col proprio lavoro e diminuireste la produzione invece di accrescerla."