23. mag, 2022
75° post/Reminder 8: Sondaggio giustizia in Italia: fiducia ai minimi storici nei magistrati
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 23 maggio 1828 moriva per la libertà della Grecia, sotto le mura di Anatolico, il capitano di cavalleria Andrea Broglio d'Aiano, già partecipe della campagna di Russia con Napoleone. Era amico di Giacomo Leopardi.
Per una singolare coincidenza, nei giorni in cui ricorrevano i trent’anni dall’avvio di Mani Pulite, l’inchiesta che sconvolse il sistema partitico italiano, il governo Draghi ha approvato la riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario.
Ma le coincidenze non finiscono qui: Piercamillo Davigo, uno dei magistrati di punta dell’inchiesta degli anni '90, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio nel caso dei verbali di Piero Amara, proprio nel giorno del trentennale dell’arresto di Mario Chiesa che diede inizio a Mani Pulite; infine, Giuliano Amato, premier all’epoca di Tangentopoli, a fine gennaio 2021 è stato eletto presidente della Corte Costituzionale (sic!), che poi è stata chiamata ad esprimersi sull’ammissibilità di diversi referendum, la maggior parte dei quali riguardanti la giustizia.
In questi trent’anni il rapporto degli italiani con la giustizia è profondamente cambiato, come pure le opinioni sulla magistratura. Infatti, se negli anni '90 i giudici erano considerati eroi popolari e godevano del consenso di oltre nove cittadini su dieci, oggi solo uno su tre (32%) dichiara di avere fiducia nella magistratura.
Si tratta del livello più basso di sempre, basti pensare che nel 2010 il 68% si esprimeva positivamente nei confronti dei giudici e da allora in poi abbiamo registrato un calo continuo.
Dunque, la maggioranza assoluta (56%) non ha fiducia nei giudici e i più critici risultano gli elettori del centrodestra: FdI 74%, Lega 65% e FI, insieme alle altre forze minori, 64%.
La fiducia prevale solo tra gli elettori del Pd (67%), mentre i pentastellati, presumibilmente a seguito delle vicende che hanno riguardato il Movimento (sospensione dell’elezione di Conte a capo e inchieste su alcuni esponenti), si dividono: 50% non ha fiducia, contro il 44% che dichiara di fidarsi.
È un dato sorprendente tenuto conto del fatto che il M5S ha sempre fatto della giustizia un cavallo di battaglia. In realtà, gli atteggiamenti di molti cittadini sono cambiati anche in concomitanza con il tramonto politico di Berlusconi che ha avuto un rapporto conflittuale con i giudici e ciò ha indotto molti elettori a prendere posizione indipendentemente dal merito delle questioni. Oggi il tema non rappresenta più un tabù e la stragrande maggioranza si esprime negativamente nei confronti della giustizia.
In particolare, le critiche riguardano i tempi eccessivi dei processi, riconducibili alla farraginosità delle leggi (48%) e alla carenza di organico (40%), alla scarsa professionalità dei giudici alcuni dei quali si sono resi protagonisti di errori giudiziari e sentenze discutibili (27%), nonché ai comportamenti illeciti tra i vertici della magistratura (25%).
Non mancano le critiche riguardo al rapporto dei giudici con la politica, in termini di dipendenza (22%) o di protagonismo e rivalsa (19%).
Tra i dem le critiche riguardano più i tempi della giustizia, mentre tra gli elettori del centrodestra sono più accentuati le contestazioni del rapporto con la politica.
La riforma Cartabia è stata seguita solo dal 28% dell’opinione pubblica, di cui una quota marginale (7%) ha approfondito con attenzione. Cionondimeno, lo stop alle “porte girevoli” previsto dalla riforma, ossia l’impossibilità per i giudici eventualmente eletti a cariche politiche di tornare ad esercitare l’azione penale al termine del loro mandato, incontra un consenso elevato (57%).
Anche i referendum promossi dai Radicali e dalla Lega sulla giustizia sono oggetto di poca attenzione: poco più di uno su tre ha seguito molto (7%) o abbastanza (28%) le notizie al riguardo, e a poco più di venti giorni dal voto il 54% degli italiani non sa che il 12 giugno si vota e tantopiù per cosa. In compenso tutti e tutte, anche se non interessati al mondo del calcio hanno saputo da telegiornali e servizi d'approfondimento in tutte le reti del servizio pubblico televisivo, che il Milan ha vinto lo scudetto (panem et circenses???!!!)
Dunque, lo scenario attuale mostra che alla prevalente sfiducia nei confronti dei partiti e della politica si somma la sfiducia per i magistrati e l’insoddisfazione per l’amministrazione della giustizia. Per chi ha veramente a cuore la Repubblica democratica fondata sul lavoro sarà un dovere andare a votare il 12 giugno 2022.