25. mag, 2022
77° post/Reminder 10: Intervento del presidente dell'Unione delle Camere Penali italiane, avv. Gian Domenico Caiazza sui referendum di domenica 12 giugno 2022
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 25 maggio 1821 Francesco Bonardi, sacerdote di Villanova del Monferrato, fu condannato a morte in contumacia per aver partecipato ai moti rivoluzionari piemontesi. Nel 1832 scrisse nel giornale "Giovine Italia" un articolo intitolato "Il cristianesimo distrutto dal dispotismo"
Il dodici giugno prossimo il corpo elettorale viene convocato ad referendum, dunque per esprimersi su cinque quesiti abrogativi di norme vigenti il cui esatto ma anche più generico contenuto è noto ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori e di cittadini appassionati della giustizia penale e dell'ordinamento giudiziario, un numero di persone infinitamente inferiore al quorum, metà degli aventi diritto più uno, richiesto per la validità dell' esito elettorale.
Siamo di fronte ad una congiura del silenzio o a un una iniziativa politica improvvida?
Che il nostro istituto referendario sia solo abrogativo e richieda cinquecentomila firme validamente raccolte poi munite ciascuna di esse dell'attivo certificato elettorale che i promotori sono chiamati a procurarsi da soli in giro per tutti gli ottomila Comuni italiani é circostanza ben nota a chi decide di farsene promotore.
Che il raggiungimento del quorum presupponga necessariamente ab origine una dimensione popolare dei quesiti proposti cioè di ampia condivisione e comprensione nella pubblica opinione delle questioni con essi affrontate è premessa addirittura ovvia di un accorto ragionamento politico.
Ciascuno di noi saprà valutare se questa iniziativa politica oggetto del voto dal prossimo dodici giugno abbia tenuto nel giusto conto queste basilari premesse. Certo è che ancora ci chiediamo anche noi, che ci orientiamo discretamente tra quei quesiti, che di quei problemi ci occupiamo da una vita sia per ragioni professionali che di impegno politico ed associativo, quando, dove, dall'esito di quale dibattito o confronto e tra chi sia maturata la scelta di quei quesiti e non di altri, la loro stesura tecnica e la composizione politica del comitato promotore.
Domanda legittima visto che, Dio non voglia, i costi politici di un eventuale insuccesso saranno addebitati e pagati ben oltre il ristretto perimetro dei proponenti, e qui per il momento mi fermo.
Ma la congiura del silenzio volta ad ottenere il raggiungimento del quorum resta in tutta la sua evidente allarmante gravità, costituendo un'emergenza democratica che nessuno può seriamente confutare.
Innanzitutto e prima che sul silenzio occorre ritornare sull'esito dei giudizi di ammissibilità che hanno falcidiato esattamente i tre quesiti più popolari, i quali avrebbero determinato se non la certezza, almeno l'altissima probabilità del pieno raggiungimento del quorum. Eutanasia e droghe leggere avrebbero scatenato inevitabilmente un grande dibattito pubblico portando alle urne ampie fasce di elettori, magari non altrettanto interessati ai quesiti sulla giustizia e tra questi ultimi la dichiarata inammissibilità di quello sulla responsabilità civile del magistrato, il popolarissimo "chi sbaglia paga" sarebbe stato lo slogan irresistibile, completando il quadro di una mutilazione che francamente è assai difficile non considerare chirurgica.
Ora i quesiti residui affrontano temi assai meno popolari di quelli eliminati, ma comunque di grande rilievo per la qualità della vita sociale e civile del Paese.
E' giusto che il diritto di elettorato passivo debba essere pregiudicato da una sentenza di condanna non definitiva? (quesito referendario sulla legge Severino).
Non è uno scandalo che un magistrato che abbia fatto il pubblico ministero per una vita possa diventare a proprio piacimento, per esempio, presidente di sezione della Corte di Cassazione? (quesito referendario sulla separazione delle funzioni).
Non è odiosa la pretesa che gli avvocati pur presenti nei consigli giudiziari non debbano esprimersi sulla professionalità dei magistrati, il cui operato osservano quotidianamente? (quesito referendario sui Consigli giudiziari).
Non è forse l'abuso della custodia cautelare uno dei più gravi malanni che affliggono la giustizia penale del nostro Paese? (quesito referendario sulla custodia cautelare).
Ed anche sul sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) è un male che l'opinione pubblica possa dire la sua? (quesito referendario sull'elezione del Consiglio Superiore della Magistratura).
Sta di fatto che il dibattito non decolla, certo anche per imprevedibili contingenze internazionali che assorbono ormai quasi esclusivamente l'attenzione dei media. Ma le stesse forze politiche teoricamente schierate per votare cinque sì ai cinque referendum sulla giustizia, sembrano assai poco impegnate, quando non addirittura defilate, anche per ragioni di equilibri e di strategie elettorali non sempre nobilissimi.
In ogni caso l'assenza dell'informazione da parte del servizio pubblico radiotelevisivo è un autentico scandalo e non ha e non può avere giustificazioni di sorta. Se quella nozione di servizio pubblico avesse ancora un senso, dovremmo vedere da qui al voto un quotidiano martellamento di informazioni, approfondimenti, dibattiti, che sono semplicemente doverosi nei riguardi dei cittadini elettori. Il venir meno di questa funzione di informazione pubblica è un vulnus mortale al diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati su una scadenza elettorale così importante.
Altrimenti l'esito elettorale sarà inesorabilmente falsato, e falsato sarà il dibattito politico che ne conseguirà.
Dunque ora rimbocchiamoci le maniche sollecitiamo con forza la RAI a fare il proprio dovere e lavoriamo tutti affinché i sì ai cinque referendum vincano e trovino, gli esiti referendari, il 50%+1 degli elettori necessari per Costituzione per renderli validi.
I bilanci politici si faranno a tempo debito