6. giu, 2022
89° post/Reminder 22: Intervento di chi, in ospedale, vorrebbe votare i referendum sulla giustizia di domenica 12 giugno 2022
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 6 giugno 1828 fu espulso dal corpo dei carabinieri e condannato a cinque anni di galera ed altri cinque di opera pubblica Biagio Fedeli di Sant'Alberto (Ravenna) "perchè vilmente si determinò a tradire il suo officio, portando e riportando sia al di dentro che al di fuori delle carceri ambascerie e biglietti di detenuti politici" .
Ieri abbiamo fatto visita ad Antonella in ospedale, dopo l'ennesimo ripescaggio dalla morte scampata.
Antonella, 60 anni, da 46 cerebrolesa e in lotta quotidiana per vivere, e trovare le soluzioni per vivere meglio di come la vita le ha trasformato il fisico. Tra le varie menomazioni, è priva ormai anche della parola. Ma abbiamo parlato per 45 minuti.
Tra le altre cose, abbiamo parlato anche dei referendum sulla giustizia di domenica prossima a cui lei non potrà accedere per le gravi condizioni in cui versa. Mentre ricordavamo "l'orrore" giudiziario del caso di Enzo Tortora, è entrato un socievole infermiere per i controlli di routine, che vedendoci ha avuto l'occasione per conoscere meglio Antonella, fermandosi con noi a chiacchierare nobilitando il proprio lavoro di quell'aspetto umano così importante in chi opera nella sanità.
Dicendogli quindi che stavamo ricordando il caso Tortora che Antonella mostrava di ricordare molto bene per l'indignazione che ancora esprimeva solo al pensiero, abbiamo approfittato a fare un po' di campagna referendaria con il bravo infermiere di nome Giuseppe (come il padre di Antonella, l'ingegner Starnini, morto nel 1978, anche lui come l'omonimo infermiere di grande umanità riconosciuta da tutti, già Consulente Tecnico d'Ufficio per i Tribunali, che diceva ai suoi figli: "ricordate sempre che siete nati in un Paese libero, dove purtroppo per come è gestita la giustizia, avrete la libertà come tutti "condizionata" a quando ve la vorranno togliere!") .
Con nostra sorpresa, l'amico infermiere Giuseppe, sentito il nostro appello a partecipare al voto, ci dice sfiduciato, che ormai in Italia il nostro voto non conta più nulla. E lo diceva a malincuore, raccontandoci a sua volta, che lui per anni, quando era più giovane aveva militato in politica e lottato e creduto che servisse a qualcosa.
Lo abbiamo ascoltato quasi in silenzio, provando a fargli notare che magari non votando, avrebbe fatto il gioco proprio di coloro che lui stesso diceva essere i grandi burattinai della fine della democrazia, ma lui era rassegnato.
Appena uscito Giuseppe dalla stanza, abbiamo colto in Antonella un forte disagio, provocato da questa rassegnazione e arrendevolezza al cosiddetto corso delle cose "a cui non possiamo fare niente" espresso così nitidamente da Giuseppe. Di fronte a quel pensiero e a quel disagio trasportato per mentalità alla vicenda quotidiana di Antonella da cui sarebbe dipartita già tanto tempo fa da questa terra se non avesse avuto l'educazione al dovere di combattere per vivere e per cercare le migliori condizioni per vivere, abbiamo sentito l'obbligo di rincuorarla, facendole notare che il buon infermiere Giuseppe al posto di Antonella e nelle sue condizioni non avrebbe vissuto un giorno proprio a causa di questa mentalità da suddito, a differenza di lei apparentemente così fisicamente fragile, ma ben più forte della voglia di vivere e non sopravvivere.
Uscendo a nostra volta dalla camera di Antonella, il caso ha voluto che incrociassimo ancora il socievole e buon Giuseppe. Nella calma di quella domenica pomeriggio, abbiamo così avuto l'occasione per parlare qualche altro minuto, e lo abbiamo ringraziato per averci fatto capire l'importanza e la fortuna di poter andare ad esprimere la nostra volontà in un voto referendario, in un voto di scelta, quello stesso voto che per altra via persone come Antonella, che questo voto di attaccamento alla vita e ad una vita migliore non possono più esprimere pubblicamente, e che nonostante tutto e tutti, esprimono tutti i giorni come innato e fisiologico attaccamento alla società di cui si sentono ancora parte come quando stavano bene.
Ed è solo questo attaccamento, frutto di una vita sociale attiva ed educata alla vita come missione (ognuno la sua), mazzinianamente al dovere verso l'umanità, che si possono affrontare con convinzione le prove più difficili come la morte-non morte e il voto, anche quello di domenica 12 giugno prossimo, sentendosi determinanti e liberi.
Ecco, care amiche e cari amici, quel che abbiamo voluto dirvi oggi, è che fino a quando in Italia si potrà esprimere un proprio voto libero nel segreto di un'urna, sarà sempre decisivo per ciascuno e per ciascuna, e quindi per la nostra povera Italia, partecipare a questo grande consulto proprio per rispetto di chi tra noi vorrebbe tanto poterlo fare, ma non può più.