10. giu, 2022
93° post/Reminder 26: Appello a chi si sente repubblicano ad andare a votare i referendum di domenica 12 giugno 2022
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 10 giugno 1833 fu fucilato a Chamberry (Savoia) il tenente del 1° Reggimento della Brigata Pinerolo, Effisio Tola di trent'anni, reo di aver avuto tra le mani libri sediziosi (Giovine Italia) e di aver avuto notizie di trame sediziose, senza denunciarle ai superiori. Con la sentenza che condannava a morte Tola, furono condannati a cinque anni di prigionia Francesco Manfredi di Albenga, tenente aiutante in seconda; a tre anni Stefano Fissore di Torino, capitano della 1^ Compagnia Cacciatori, per aver avuto dal Tola libri sediziosi e non averlo denunciato. Tutti gli ufficiali furono anche condannati alla destituzione.
In prospettiva dei cinque referendum sulla malagiustizia di domenica prossima (si vota solo domenica dalle 7 alle 23 e non si vota lunedì), ieri abbiamo ricordato ai cittadini e alle cittadine che ci leggono, che andare a votare è un sacrosanto dovere per riportare di fronte alle proprie responsabilità il sistema giudiziario-politico-affaristico che sta divorando l'Italia.
Abbiamo quindi ricordato come negli ultimi tre anni personaggi come Giuseppe Conte e i suoi presunti sodali nella loggia Ungheria abbiano fortemente contribuito a questa situazione.
Oggi vediamo, come rispetto a quella dichiarazione del novembre 2019 del faccendiere Amara in relazione al maxi processo ENI, per una tangente da 850 milioni di euro (la più alta mai processata in Italia), come hanno reagito il tanto criticato e criticabile sistema giudiziario, quello politico e quello istituzionale per chiarire, se ce ne fosse ancora bisogno, l'importanza di andare a votare cinque SI' contro questa supercasta ad oggi onnipotente.
Ricapitolando, abbiamo ricostruito, come dal novembre 2019 al maggio 2020 i vertici dello Stato, addirittura il presidente della Repubblica in persona, della magistratura e del partito di maggioranza di governo di allora, i Cinque Stelle, che abbiamo visto molto vicini alla corrente di Davigo, sanno perfettamente che la procura di Milano tiene in un cassetto il caso della loggia Ungheria. Cosa accadde a seguito di questo maxi insabbiamento? Nulla! Lo abbiamo appreso dalla ricostruzione della vicenda ben descritta successivamente dall'ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), nonchè già membro del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), dott. Luca Palamara, che così prosegue nello spiegare i fatti:"Nulla, assolutamente nulla. L'unica cosa che viene accelerata è l'inchiesta contro di me. Penso che sia tra le più veloci nella storia della giustizia italiana, e non lo dico per fare la vittima. Lo dico perché niente succede a caso. Mettiamo in fila i fatti dell'ultimo anno: c'è l'inchiesta Palamara, c'è il libro "Il Sistema" che ha messo a nudo meccanismi che dovevano rimanere segreti, c'è un verbale su una presunta loggia eversiva con i nomi di importanti magistrati, addirittura del premier in carica, che vaga per le stanze del potere. A Milano c'è un processo inquinato - secondo alcuni addirittura truccato - che potrebbe mettere in ginocchio l'ENI, la più importante azienda strategica del Paese, c'è la procura di Roma, che ha un capo, Michele Prestipino - magistrato stimato, ma figlio della decapitazione di Palamara avvenuta la notte dell'Hotel Champagne del 9 maggio 2019 durante la quale gli era stato preferito un altro candidato per sostituire Giuseppe Pignatone - ripescato e poi, dopo essere stato illuso da chi oggi tira le fila del Sistema all'interno del CSM, tradirlo e a sua volta decapitarlo. Tutto si tiene, chi sa leggere oltre le singole vicende vede che i nomi che girano sono sempre gli stessi, c'è un groviglio di interessi, di vendette tra lobby e di > da fare paura. E in questo contesto il 19 ottobre del 2020 Piercamillo Davigo, che in quel momento già sa della possibile esistenza della loggia Ungheria, dell'inerzia della procura di Milano e di quella del CSM, viene chiamato alla procura di Perugia per testimoniare sul caso Palamara. Diciamo che no ha tessuto le mie lodi, anche se è apparso imbarazzato, soprattutto quando gli hanno chiesto del suo braccio destro Sebastiano Ardita, anche lui membro del CSM, e a tratti reticente. Il suo è stato un racconto con diversi > e di >. Firma il verbale e dieci minuti dopo apprende di essere stato buttato fuori dal CSM, che nel frattempo si era riunito a Roma. Coincidenza di tempi? Può essere, ma a pensar male...
E' stato detto che estrometterlo dal CSM sia stato un atto dovuto perchè aveva compiuto 70 anni. Non è vero, e infatti chi ha partecipato a quel CSM parla di >. L'automatismo della decadenza a 70 anni è un'interpretazione della norma, tanto è vero che la votazione finisce con 13 voti per cacciarlo, 6 a favore della sua permanenza e 5 astensioni. Segnalo per dovere di cronaca che contro di lui votano le tre persone a cui lui aveva dato le carte della loggia Ungheria, cioè il vicepresidente del CSM David Ermini, il procuratore generale Giovanni Salvi e il presidente della Cassazione Pietro Curzio. insomma, lo hanno scaricato. Davigo farà ricorso al Consiglio di Stato, ma ne uscirà sconfitto. Per lui partita chiusa, con di più l'onta di una richiesta, nei suoi confronti, di rinvio a giudizio per rivelazione del segreto d'ufficio sul caso dei verbali di Amara fatti circolare a Roma.
Ora, se si vuole capire meglio il Sistema, c'è da chiedersi se Davigo ha fatto il postino per Storari per senso di giustizia o per altri motivi. A tal fine, mi ha fatto riflettere una frase di una lunga intervista al Corriere della Sera, firmata, cosa inusuale, niente meno che da Milena Gabanelli, una giornalista a lui legata da un notorio rapporto d'amicizia ma che di solito si occupa d'altro, con la quale il procuratore di Milano, Francesco Greco, nel pieno della tempesta mediatica che in quel momento travolge l'ufficio da lui diretto, rompe il silenzio su questa vicenda. Siamo a settembre del 2021. Greco ovviamente fa l'indignato, l'offeso, rivendica l'indipendenza della procura di Milano e altre cose scontate e retoriche, a un certo punto dice: Storari e Davigo si siano scambiati sottobanco i verbali, una cosa è sicura: la loro uscita era nell'interesse di Davigo>>. Parole come > e > non lasciano tranquilli, più che un'affermazione mi sembra un avvertimento. Bisognerebbe chiedere a Greco di spiegare meglio quel linguaggio che non si addice ad un procuratore di quel calibro, evidentemente sa delle cose che noi non sappiamo. A me colpisce che al momento della diffusione dei verbali anonimi di Amara il primo nome dei magistrati affiliati alla loggia Ungheria che inizia a girare sia proprio quello di Sebastiano Ardita. E' vero che Ardita è un autorevole membro del CSM, ma non è certo il magistrato più famoso o più importante d'Italia, detto che è stato il braccio operativo di Piercamillo Davigo nel mettere su la corrente chiamiamola grillina per semplificare, con la quale i due hanno scalato sia l'ANM che il CSM. E allora perchè metterlo lì, in cima alla lista? Una casualità? Può essere, ma c'è un'altra possibilità: infangare e screditare il nome di Ardita, e Davigo una volta venuto in possesso di quei verbali coglie l'occasione di farlo sapere a tutti. Ci si chiederà: a che pro, infangare e screditare il nome di Ardita da parte di Davigo, se è un suo uomo?
Va considerato che non lo era più. Davigo, infatti, non lo ha mai perdonato per averlo coinvolto sia pure indirettamente, nel casino della notte dell'Hotel Champagne, in cui nel 2019 il Sistema Palamara scelse Marcello Viola come nuovo procuratore di Roma al posto di Pignatone. In altre parole, Davigo potrebbe dire: caro Ardita, tu hai fatto il furbo e il doppio gioco, con me facevi il duro e puro poi di nascosto sulle nomine ti mettevi d'accordo con Palamara, Ferri e Lotti per ottenere chissà quali vantaggi personali. E poco conta che Ardita non fosse stato presente alla cena dell'Hotel Champagne, poiché comunque fu lui a consigliare fortemente Davigo di schierarsi per Viola, cosa che lui fece votandolo in commissione CSM. Poi, pochi giorni dopo, scoppiò il mio caso, e saltò tutto in aria. Davigo contestò ad Ardita di essersi chiuso nella stanza di Antonio Lepre, (presente allo Champagne), sostenendo che in tal modo avrebbe potuto essere sospettato di favoreggiamento. Come noto, Davigo cambierà il suo voto su Roma, puntando su Prestipino al posto di Viola.