14. giu, 2022
97° post - Analisi del voto politico - amministrativo
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 14 giugno 1833 furono giustiziati a Genova sulla piazza della Cava, i repubblicani italiani Gavotti, Biglia e Miglio condannati il giorno prima
Alle elezioni amministrative italiane del 12 e 13 giugno hanno partecipato 970 Comuni, di cui 21 capoluoghi di provincia e 4 di Regione: Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro.
Veramente esigua, la pur valorosa pattuglia di repubblicani di origine mazziniana che si sono presentati alle competizioni: per il PRI, lo storico partito fondato col nome di Giovine Italia dallo stesso Mazzini che sventola ancora come proprio vessillo quella foglia d'edera che già fu della Giovine Europa dello stesso Mazzini e di Garibaldi, si sono registrate due presenze in due capoluoghi di provincia: a Carrara, dove presentando una propria lista nello schieramento di centro-sinistra otterranno probabilmente dopo il ballottaggio un consigliere comunale grazie ai 703 voti dei carrarini (2,85%), e a Taranto, dove presentandosi in lista insieme al Partito Socialista Italiano nello schieramento di centrosinistra hanno ottenuto un consigliere comunale grazie ai 2254 voti dei tarantini (2,84%).
A guardare più in dettaglio, è da registrare anche una presenza della formazione dei "Repubblicani europei" a Jesi (AN), dove presentando una propria lista nello schieramento di centro-sinistra otterranno probabilmente dopo il ballottaggio un consigliere comunale grazie ai 522 voti dei jesini (3,49%).
Chiude la pattuglia una lista nominata col motto mazziniano "Pensiero & Azione" nel Comune di Ello (LC) in Lombardia, dove presentando una lista autonoma e di unica alternativa a quella che ha vinto nel piccolo Comune, hanno ottenuto 3 consiglieri comunali su 10 grazie ai 331 voti dei lombardi (47,63%).
Ma se nelle espressioni dell'esiguo voto mazziniano nell'Italia del 2022 sembra non esserci una particolare forza numerica degna della rilevanza dell'idea repubblicana del grande genovese, certo non si può gioire per quanto è emerso in casa degli altri.
Infatti, nonostante le dichiarazioni entusiaste e velleitarie di illustri esponenti del PD, che hanno analizzato il voto solo per evidenziare che sono diventati il partito più votato in Italia, il filo rosso che ha legato tutti i partiti presenti in Parlamento, da destra a sinistra, PD compreso, è aver concepito il voto nelle singole realtà come un'ennesima occasione per dividere gli italiani e le italiane di fronte all'affronto dei gravi problemi a tutti comuni.
Ecco allora che non possiamo che stigmatizzare questa cattiva politica, che poggia tutta la propria ragion d'essere sulla necessità di avere contrapposti a sè degli altri italiani. E' la stessa politica praticata per secoli nel Bel Paese, che già Dante indicava quale il peggiore degli ostacoli all'emancipazione del popolo italiano rispetto agli altri popoli e Stati spesso soverchianti i nostri destini, le nostre opportunità, le nostre libertà.
Come non richiamare ai dirigenti di tutti i partiti presenti in Parlamento, che hanno ormai trasformato i partiti in macchine da mero consenso, le parole del mazziniano Goffredo Mameli nell'inno nazionale nelle parti meno cantate e conosciute ai più:
Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Una bandiera e una speranza (speme) comuni per l'Italia, nel 1848 ancora divisa in sette Stati.
Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. Mazziniano e repubblicano, Mameli traduce qui il disegno politico del creatore della Giovine Italia e della Giovine Europa. "Per Dio" è un francesismo, che vale come "attraverso Dio", "da Dio"
Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò. In questa strofa, Mameli ripercorre sette secoli di lotta contro il dominio straniero. Anzitutto, la battaglia di Legnano del 1176, in cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa. Poi, l'estrema difesa della Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu simbolo il capitano Francesco Ferrucci. Il 2 agosto, dieci giorni prima della capitolazione della città, egli sconfisse le truppe nemiche a Gavinana; ferito e catturato, viene finito da Fabrizio Maramaldo, un italiano al soldo straniero, come tanti ce ne sono ancora oggi, al quale rivolge le parole d'infamia divenute celebri "Tu uccidi un uomo morto". Sebbene non accertata storicamente, la figura di Balilla rappresenta il ragazzino simbolo dell'inizio della rivolta popolare di Genova contro la coalizione austropiemontese. Dopo cinque giorni di lotta, il 10 dicembre 1746 la città è finalmente libera dalle truppe austriache che l'avevano occupata e vessata per diversi mesi. Ogni squilla significa "ogni campana". E' la sera del 30 marzo 1282, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all'insurrezione contro i Francesi di Carlo d'Angiò, i Vespri Siciliani.
Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute. Il sangue d'Italia, Il sangue Polacco, bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò L'Austria era in declino (le spade vendute sono le truppe mercenarie, deboli come giunchi e i nobili lombardi e veneti che si arricchivano con gli austriaci mentre gli altri italiani e le altre italiane lottavano alla morte per liberarsene) e Mameli lo sottolinea fortemente: questa strofa, infatti, fu in origine censurata dal governo piemontese e poi da quello italiano della monarchia sabauda, che peraltro non aveva questo come inno nazionale, ma la propria marcetta reale. E' con la repubblica del 1946 e in particolare con l'approvazione della Costituzione nel dicembre 1947, che il canto degli italiani di Mameli e Novaro viene cantato per la prima volta nel Parlamento quale spontaneo inno scelto dai costituenti. Insieme con la Russia (il cosacco), l'Austria aveva crudelmente smembrato la Polonia. Ma il sangue dei due popoli oppressi, quello italiano e quello polacco si fa veleno, che dilania il cuore della nera aquila d'Asburgo.