18. giu, 2022
101° post - 4° paragrafo "L’INSURREZIONE IN ITALIA" / capitolo 1 - Dai moti dell’Italia centrale all’esilio in Inghilterra (1831 - 1837)
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 18 giugno 1788 nasceva a Milano Ernesta Legnani in Bisi, Pittrice di valore, nel 1810 vinse un premio di disegno all'Accademia di Brera. Amica di Bianca Milesi e di altre cospiratrici, fu istitutrice di molti dei loro figli, educandoli agli ideali patriottici. Fedelissima mazziniana, fu istitutrice anche di Cristina Trivulzio di Belgioioso che la considerò la sua "seconda madre". Fu, forse l'unica, grande amica di Cristina fino alla morte.
L'INSURREZIONE IN ITALIA
A Vienna in una stanza dell’ufficio di Polizia, alcuni signori stavano osservando con attenzione delle carte.
Un ufficiale dal viso stanco, gli occhi arrossati, agitava delle lettere e rivolgendosi all’uomo seduto sulla poltrona, con voce sconsolata lamentò:”Principe Metternich, è difficile decifrare quanto scrive questo pericoloso cospiratore!”
Metternich guardò i presenti con sguardo glaciale, battè pesantemente il pugno sulla scrivania e tuonò:”Questo straccione piccolo italiano, moderno Catilina, è più pericoloso di mille eserciti.
Da solo vuole abbattere i troni della penisola e non indietreggia di fronte a nulla pur di raggiungere i suoi obiettivi.
Vi prego, usate tutta la vostra perizia e cercate di decifrare questi scritti... Conto su di voi! Grazie signori.”
Al porto di Genova, città natale di Mazzini, in quei giorni c’era come di consueto un gran movimento d’imbarcazioni, di persone e di merci. L’attenzione di alcuni doganieri si concentrò sul baule dell’esule. Iniziarono così a scrutare e frugare da vicino quel baule, che riportava come indirizzo d’arrivo quello della madre: Maria Drago.
Il primo doganiere giunse a scoprire un doppio fondo e urlò di stupore il suo ritrovamento. Un graduato, attratto dalle grida del doganiere, si avvicinò per capire meglio la natura di quel carico.
Iniziò, quindi, ad affondare le mani nel doppio fondo, per scoprire delle copie del giornale “La Giovine Italia” e un pacchetto di lettere, che portavano la firma di Strozzi.
Esclamò:”Ma questo è materiale proibito. Devo spedirlo subito a Torino!”
Il graduato sequestrò il materiale cartaceo e firmò una ricevuta al doganiere sbalordito che fu liquidato con una frase imperativa:”Il baule va inoltrato a destinazione. Non faccia cenno al sequestro!”
Impartito l’ordine, il graduato si allontanò seguito da tre armati.
Il giorno seguente, a Marsiglia, in una sala di casa Sidoli, Mazzini ed altri giovini si ritrovarono per una riunione. Mazzini con in mano una lettera raccontò:”L’amico Jacopo ci informa: Genova e Savona sono pronte alla rivolta. Alla causa si sono aggregati innumerevoli sott’ufficiali e soldati, grazie anche al maestro d’armi Gavotti, fervente repubblicano.
La Congrega provinciale di Torino assicura che le armi che abbiamo inviato tramite Bossi e Ciani sono sufficienti e che, una volta sollevata la città, folte schiere di popolani marcerebbero dal Canavese.
Inoltre anche ad Alessandria e in Savoia le congreghe hanno fatto un buon lavoro e i congiurati sono pronti!”
I giovini presenti ascoltavano gioiosi le notizie.
Giuditta guardò i giovini, si avvicinò a Mazzini e ponendogli le braccia sulle spalle gli disse:”Ormai in tutto il regno sabaudo non s’attende che un tuo cenno!”
Mazzini con calma rispose:”Amici, il momento non è ancora giunto, aspettiamo notizie da Napoli dove si stanno raccogliendo uomini per sollevare il regno e marciare attraverso l’Abruzzo e le Marche verso Roma”
Nello stesso periodo, a Milano nell’ufficio di polizia austriaca un picchetto di militari era indaffaratissimo a svolgere indagini. Un militare graduato di questo picchetto si alzò e con tono risoluto affermò:”Signori! Metternich dà l’insurrezione per imminente e ha messo in guardia a Milano il cavaliere Metz.
E’ soprattutto la gioventù che si prepara per gli avvenimenti”
Il graduato fece una pausa.
I presenti si guardarono; nella stanza c’era assoluto silenzio.
Il militare con voce ancora più forte continuò:”Secondo le informazioni raccolte a Vienna, l’avvocato genovese Giuseppe Mazzini esule in Francia, ha fondato a Marsiglia una Associazione di esaltati sotto il nome di Giovine Italia, perché non ammette che giovani, che conta in tutta la penisola un numero indescrivibile di adepti, ben armati e pronti a sollevarsi al primo segnale. E Vienna è certa che il segnale sia prossimo. Quindi è dichiarato in tutto il regno Lombardo-Veneto lo stato di allerta.”
“Sono terrorizzato dal quadro espostomi dai miei agenti a Marsiglia. Giorni fa sono state sequestrate al Porto di Genova lettere che quel Mazzini attraverso la madre, inoltrava da Marsiglia ai suoi complici nel Regno. Ho già messo sull’avviso i governi dell’Austria e della Toscana, affinché anch’essi cessino di sottovalutare il pericolo rappresentato da questi pericolosi rivoluzionari.”
Così parlò allarmato in un sontuoso salone di Palazzo Carignano a Torino, il re Carlo Alberto alle più alte autorità militari piemontesi e personalità francesi.
Carlo Alberto additò poi un anziano diplomatico francese alquanto preoccupato, e rivolgendosi a lui disse:”Signor ambasciatore di Francia, chiedo ragione non solo dei piani orditi contro di me dai fuorusciti, tutti sussidiati dal governo francese in nome di una non bene precisata solidarietà, ma anche degli attacchi ingiuriosi rivolti dalla stampa transalpina alla mia persona!”
Carlo Alberto poi additò i capi militari piemontesi e con tono altrettanto forte continuò:”Intensificate la vigilanza e controllate soprattutto i sott’ufficiali nelle caserme, che secondo la corrispondenza sequestrata, stanno diffondendo tra i soldati materiale sovversivo.
Arrestate chi è in possesso di scritti di Mazzini e date disposizioni ai Presidenti delle Commissioni militari giudicanti di usare ogni mezzo per scoprire la rete eversiva.”
Nella sala regnava più del re, il più assoluto silenzio. Carlo Alberto indignato concluse:”E’ tutto, Signori!”, e si allontanò silenzioso mentre i militari scattarono sull’attenti sbattendo i tacchi.