20. giu, 2022
103° post - "L'ESILIO IN SVIZZERA" - 6° paragrafo / 1° capitolo - Dai moti dell’Italia centrale all’esilio in Inghilterra (1831 - 1837)
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 20 giugno 1807 nasceva a Napoli Maria Giuseppa Guacci in Nobile. Figlia di un tipografo studiò da autodidatta. Cominciò a scrivere rime con un gusto letterario spiccato tanto che fu apprezzata dagli intellettuali napoletani. Dantista e mazziniana, sposò Antonio Nobile, neoguelfo. Attiva nei moti insurrezionali, spiata costantemente dalla polizia, visse in ristrettezze economiche perchè il marito, a causa dell'attività politica della moglie, perse l'incarico d'insegnante. Ciò non incrinò minamente il matrimonio. Insieme all'amica Laura Beatrice Oliva in Mancini raccolse fondi per la spedizione dei duecento volontari capeggiati da Cristina Trivulzio di Belgioioso in soccorso dei patrioti milanesi. Fu socia onoraria di varie Accademie letterarie e con l'aiuto di alcune amiche istituì asili nei quartieri poveri di Napoli, e organizzò una scuola per le madri. Una lunga malattia e le sciagure politiche la condussero alla morte nel 1848. Quando nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia il marito che l'aveva amata intensamente e ne aveva sempre rispettato l'impegno politico, disse: "O se ci fosse Giuseppina!"
L’esilio in Svizzera
Mazzini, seduto nella sua stanza a casa Sidoli, era angosciato. L’uomo aveva lo sguardo triste, spento.
Si alzò dalla sedia e con passo nervoso camminò, poi, come se parlasse a se stesso:”Sono torturato dal dubbio: mi chiedo se ho il diritto di sacrificare tante giovini vite e se per caso non confondo l’ideale con una mia idea sbagliata”.
Si fermò vicino alla finestra, si girò, guardò un punto lontano con gli occhi arrossati per il pianto, poi continuò sempre con voce staccata:”E se l’ Italia non fosse che un’illusione ?”
“Giuseppe !” La voce di Giuditta ridestò Mazzini, la donna gli si avvicinò, abbracciò l’uomo e lo riportò alla realtà.
“Pippo, cosa dici, devi continuare a lottare, la tua idea è giusta ed è condivisa dai giovini e non solo da essi; non puoi mollare ora, la Giovine Italia ha bisogno di te, bisogna rinserrare le file e trovare nuovi capi; non puoi commettere lo sbaglio di darla vinta a Carlo Alberto”
All’alba Mazzini, assieme a Giuditta partì da Marsiglia in carrozza. Attraversarono la campagna francese.
I due si dirigevano in Svizzera, Giuditta con la testa posata sulla spalla di Mazzini, mentre l’uomo con lo sguardo triste fissava intensamente la donna e l’accarezzava dolcemente.
L’anno seguente, all’hotel Navigation di Ginevra, Mazzini entrò nella sala delle riunioni assieme a Garibaldi e Harring. Mazzini fece le presentazioni:”Vi presento Giacomo Ciani, il marchese Gaspare Rosales, il conte Carlo Pepoli e il Principe Emilio di Belgioioso, il colonnello Carlo Bianco. Tutti patrioti che hanno messo a disposizione della causa italiana il loro braccio e i loro averi”
Quindi, rivolto a loro proseguì:”Amici, questo è il nizzardo Giuseppe Garibaldi, affiliato da Marsiglia alla Giovine Italia, e questi è lo scrittore danese Harro Harring, che vuole seguirci per raccontare le nostre imprese ma anche per combattere.
Siamo ormai alla vigilia dell’azione. Caro Ciani, come va la raccolta di danaro e di armi?”
“Siamo già riusciti a raccogliere 100 mila franchi, che Bossi, il tesoriere della Giovine Italia, si sta dando da fare per trasformare in carabine e munizioni, ed è per questo che oggi non è con noi. A giorni saprò esserti più preciso”.
“Il tiranno piemontese tremi! - disse allora Bianco - I giovani martiri del 1831 saranno presto vendicati e la Repubblica italiana avrà la sua culla nella Savoia e nel Piemonte e di qui si estenderà in tutto il Paese.”
“Nel ‘31 - disse Mazzini - la Giovine Italia aveva preparato una rivoluzione simultanea in tutta la penisola, partendo dal Sud. Vi ricordo ciò perché sono convinto che al momento, questo sia ancora l’unico piano da seguire, anche se nel ‘31 Carlo Alberto è riuscito ad impedire la nostra azione, soffocandola sul nascere, grazie al tradimento di alcuni e alla inesperienza di molti.”
I presenti che facevano circolo attorno a Mazzini, si guardarono e approvarono; e Mazzini continuò:”Dal Sud Matteo Costantini. abruzzese, muoverà da Ancona con un centinaio di compagni; bande armate rafforzeranno elementi dell’esercito napoletano che procederà verso il nord. Nel frattempo noi organizzeremo bande di fuorusciti, penetrando in Savoia dalla Francia e dalla Svizzera e puntando su Torino, mentre altri fuorusciti sbarcheranno in Liguria, facendo insorgere Genova. Le forze della Rivoluzione passeranno poi il Ticino e si uniranno a quelle provenienti dal Sud e agli insorti del Veneto e del Trentino: l’esercito austriaco sarà stretto in un cerchio di ferro. Questo, a grandi linee il nostro disegno”
La sera, all’hotel Navigation, trova in camera Mazzini e Giuditta a letto. I due sono pensierosi. Il silenzio è rotto dalla voce della donna che, dopo aver accarezzato lentamente Mazzini, gli sussurra:”Giuseppe, sono preoccupata, temo di essere d’intralcio a te e alla causa, rimanendo qua in ozio. Inoltre mi tormenta il desiderio di rivedere i miei figli che ormai da troppo subiscono l’influenza di mio suocero. Ho deciso che cercherò di tornare nel Ducato, dove, tra l’altro, potrò esserti più utile”.
Mazzini, guardava il soffitto e non rispose. Pensava tra sé:”Io non la posso ostacolare, possa lei almeno vivere tranquilla accanto ai suoi bambini. Io l’amo, ma non posso farla felice”.
La donna continuava ad accarezzarlo. Mazzini si sedette sul letto, baciò la donna e sussurrò:”Ti ho trovata nel mio destino e quando ti ho visto ho giurato a me stesso di non amare altra persona al mondo”.
“Porterò con me il ricordo del nostro amore - disse allora lei - ti scriverò, mi scriverai e continueremo ad essere uniti nell’impegno politico. Voglia Iddio che un giorno possiamo ritrovarci entrambi, liberi e in Patria”