30. giu, 2022
113° post - "'L'INSURREZIONE IN VAL D'INTELVI" - 8° paragrafo/2° capitolo - Dall’inizio dell'esilio inglese alla fine della Repubblica Romana (1837-1849)
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 30 giugno 1799 venne impiccato a Procida il generale repubblicano Giuseppe Schipani di Catanzaro; vennero uccisi anche il generale Agamennone Spano di Reggio Calabria e il n.h. Pasquale Battistessa napoletano, impiccato, dopo 24 ore ancora vivo, scannato e sepolto.
L’insurrezione in Val d’Intelvi
In casa Airoldi a Lugano dove Mazzini aveva momentaneamente trovato rifugio, tenne una riunione con i fratelli Ruffini, madame Usiglio e altri giovini.
Mazzini con calma disse a loro:”La guerra regia è finita, comincia la guerra di popolo. Diecimila profughi si accalcano ogni giorno alla frontiera e se anche male armati, tenteremo una azione di forza in Val d’Intelvi, per attirare le forze austriache e dar fiato a Milano.”
I presenti si guardarono con sorrisi ma con preoccupazione.
E Mazzini riprese:”Tutta l’alta Lombardia dovrebbe sollevarsi il 2 ottobre, in coincidenza con l’ordine mio di attaccare su quattro fronti.”
I presenti si alzarono ed applaudirono.
Era un bel tramonto autunnale quando Mazzini camminava lentamente in un giardino di Lugano. Arrivarono con fiato pesante Bianco e Modena; abbracciarono Mazzini e Bianco, con affanno, parlò:”Giuseppe, gli impegni sono stati traditi, così l’insurrezione nazionale fallisce sul nascere”
Mazzini scosse la testa affranto mentre Bianco prese fiato e continuò:”Garibaldi per due settimane ha guerreggiato da par suo contro gli austriaci e i croati, forti di ben 6 brigate. Lo stesso maresciallo austriaco D’Aspre e i suoi ufficiali si sono detti ammirati delle imprese di un avversario così diverso dagli altri.
In un’osteria, confuso tra gli avventori, io stesso ho udito un ufficiale austriaco che raccontava a un collega che Garibaldi, nel pomeriggio del 15, avanzava verso Varese, con una colonna di tre scaglioni, non sulla strada regolare ma per una scorciatoia incassata.
Proprio quando la terza schiera stava per mettersi in marcia tre compagnie di Croati (circa 500 uomini) venivano avanti da Varese per la strada che costeggia il lago. Le compagnie di Croati erano messe in fuga (a questo punto l’ Ufficiale austriaco rideva come se fosse stato soddisfatto della sconfitta croata, quasi che anche questi non fossero soldati del suo imperatore), abbandonando sul campo 2 morti, 14 feriti e 37 prigionieri: se ci fossero stati con Garibaldi anche solo 50 cavalieri (ha concluso l’ufficiale austriaco) le tre compagnie, ormai in piena rotta, sarebbero state annientate.
Purtroppo è mancata la partecipazione popolare.
Mazzini, disgustato, commentò:”Evidentemente non bastano più gli appelli alla ribellione e alla disobbedienza civile, sia pure infiammati di amore patriottico, a suscitare la rivoluzione domata e umiliata per insipienza regia.”
Ad un desolato Mazzini, Modena dopo averlo abbracciato, riferì:”Giuseppe, Cattaneo in una riunione ha detto: “Io sono più cauto e realistico di Mazzini: le rivoluzioni non si fanno, avvengono”
Mazzini guardò Modena, ebbe una crisi di nervi e gridò:”Gli uomini sono vili, egoisti, ingrati e la speranza è morta”.
Guardò i due amici, si placò e con voce più tranquilla continuò;”Ho creduto che una scintilla d’azione potesse rianimare questi cadaveri ma non ci sono riuscito.”
Abbassò la testa e, riprendendo a camminare, concluse:”E’ tempo di dire al popolo e ad una gioventù purtroppo traviata da faccendieri tutta e nuda la verità.”
Rimasto solo, Mazzini si mise a scrivere nella sua stanza a Lugano. D’un tratto gettò la penna sul tavolo, camminò per la stanza, si fermò e pensò:”Vedo un nuovo mondo che sorge e non è che il principio. Perché quando crollano gli ordini politici e sociali, solo il Popolo, distruggendo i simboli del passato e ribellandosi a ciò che resta di vecchio, diventa protagonista del cambiamento, l’arbitro assoluto del proprio destino.”
Poi le sue riflessioni vennero distratte da un lieve bussare alla porta. Una anziana signora gli consegnò una busta. Mazzini girò e rigirò la busta, nervosamente per poi aprirla.
“Amato figlio, ti informo che tuo padre è morto l’altro ieri per paralisi cardiaca.”
Mazzini strinse la lettera, si sedette, strinse la testa tra le mani, rimase fermo, assorto, poi riprese la sua lettera e scrisse:”Ero già preparato a tutto, madre mia, fin dal primo giorno della malattia io avevo il presentimento della sua perdita. Sento il vuoto di non averlo veduto e principalmente quello di non aver potuta dargli una sola gioia prima della sua uscita da questo mondo. Sono dunque triste, profondamente triste, madre mia, come se una nuvola di più si fosse abbassata nel mio cielo, sulla mia testa.”