12. lug, 2022
125° post - "IL MARTIRE CALVI" - 6° paragrafo / 3° capitolo - I moti mazziniani dal 1852 al tentativo di Carlo Pisacane (1852-1858)
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 12 luglio 1802 furono giustiziati in Sardegna i patrioti repubblicani Luigi Martinetti, Giovanni Battino e Francesco Frau insorti con Sanna e con Cillano (riuscito a fuggire). Le loro teste furono conficcate sui patiboli, i cadaveri bruciati e confiscati i beni.
Il martire Calvi
A Mantova era in quei giorni riunita la Corte Speciale di Giustizia. Pier Fortunato Calvi fu condotto davanti al Giudice che gli doveva leggere la sentenza emessa dal Comando Militare. In cella si era ripulito e vestito con decenza in modo da non sfigurare, non aveva i ferri ai polsi. Il Giudice del tribunale civile lo fissò e poi gli lesse la sentenza:”L’Alto Comando militare delle forze austriache in Italia, riunito in Verona ha emesso nei suoi confronti la sentenza di condanna alla morte per impiccagione con la forca, per l’alto tradimento di cui si è macchiato introducendosi nel territorio del Regno con l’intento di sollevarvi un moto insurrezionale e con l’aggravante di essere un Ufficiale disertore dell’Imperial Regio esercito.
Quel che le ho detto era in mio dovere, ma voglio aggiungere che mi perviene notizia certa che a Vienna il Sovrano Imperatore sarebbe propenso a firmare la grazia se lei volesse domandarla. Le chiedo pertanto se vuole utilizzare questa facoltà e sarà mia premura far partire immediatamente un corriere per Vienna.”
Calvi si mostrò impassibile durante la lettura della sentenza e quando il Giudice accennò alla domanda di grazia, accennò ad un lieve sorriso, poi, appena il Giudice ebbe terminato, mise le mani in tasca e ne trasse due sigari, offrendone uno al Giudice che sorpreso e meravigliato rifiutò cortesemente. Calvi allora gli disse:”Come, vuole ella rifiutare di far piacere ad un morente? Questo dono è una prova che io non sento a lei nessun astio o rancore e che io desidero morire in pace con lei.
Quanto alla grazia sovrana, non intendo chiederla, perché da buon soldato sono già apparecchiato alla morte. Inoltre muoio contento perché anche se ho fallito, ho fatto quanto era in mio potere per liberare la mia patria dall’austriaco.”
Il giorno seguente la Piazza delle Gallette, attigua al Castello formicolava di gente, di soldati e ufficiali, che volevano vedere Calvi.
Dalla scala del Castello e attraverso il portico, che gira per tre lati attorno alla piazza, stavano schierati soldati e gendarmi, mentre i poliziotti erano sparsi qua e là in mezzo alla folla. Arrivò una carrozza a due cavalli e i curiosi le si affollarono intorno respinti però dai gendarmi.
Calvi uscì dal Castello con un sigaro acceso e salì in carrozza, sempre senza ferri ai polsi, assieme al prete e al secondino. Appena la carrozza arrivò al Ponte di San Giorgio, Pietro Calvi si girò verso il secondino e togliendosi il sigaro dalla bocca gli disse:”Oh! Basta di fumare. Prendilo tu questo buon sigaro e fumalo al posto mio.”
La forca era a una distanza di una decina di metri dal terrapieno che costeggiava il ponte. Calvi e il prete scesero dalla carrozza e subito attorno a loro si posero i militari in quadrato. I presenti si tolsero il cappello e alcuni ufficiali, tra il pubblico, salutarono militarmente. Il boia si avvicinò e domandò scusa a Calvi per quel che doveva fargli e Calvi gli rispose:”Non ti preoccupare, so che fai solo il tuo dovere. Se questo mio vestito ti piace, dopo la mia morte prendilo, è tuo.”
Calvi salì da solo la scaletta e sul tavolo volse le spalle alla colonna e fissò lo sguardo sui soldati che gli stavano di fronte. Il boia tolse il tavolo, e Calvi precipitò nel vuoto, i carnefici fecero il solito lavoro, lo tirarono per i piedi, gli piegarono il collo, ma Calvi non moriva ed emise come un gemito, il petto ansava e il corpo tremava.
Un Ufficiale allora si staccò dal gruppo e gridò al boia”Cosa fai imbecille, è questo il modo di far morire un soldato?”
Il boia era confuso, quasi avvilito, si girò verso Calvi
e disse:”Ora è morto”.