13. lug, 2022
126° post - "IN ITALIA IN INCOGNITO" - 7° paragrafo / 3° capitolo - I moti mazziniani dal 1852 al tentativo di Carlo Pisacane (1852-1858)
Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 13 luglio 1886 moriva a Milano Elena Chiara Maria Antonia Carrara Spinelli in Maffei.
Clara nacque da un padre, Giovanni Battista Carrara Spinelli, letterato di idee reazionarie, e da una madre, Ottavia Gàmbara, proveniente da famiglia di idee progressiste. La morte della madre la colse ancora giovanissima, ma l'influenza che essa aveva avuto sulla sua formazione rimase intatta.
Clara era molto bella, sposò il poeta Andrea Maffei che non la rese felice. Aprì così il suo salotto letterario nel 1834. Divenne il salotto più famoso d'Italia perchè frequentato da personaggi illustri, quali: Manzoni, Grossi, D'Azeglio, Rossini, Balzac, Franz Liszt, Giuseppe Verdi, Francesco Hayez e la sua più cara amica, la poetessa mazziniana Giulietta Pezzi.
Nel 1846 si divise consensualmente dal marito. Dopo le terribili repressioni dei moti rivoluzionari del 1848 la delusione dilagò tra i patrioti. Fu allora che Clara maturò definitivamente la sua vocazione politica. Furono sicuramente determinanti in questa scelta la relazione, ormai stabile, con il giornalista Teca e l'amicizia di Giulietta Pezzi.
Nel 1850 riaprì il salotto, che questa volta ebbe una connotazione esclusivamente politica e svolse un ruolo fondamentale per la diffusione di orientamenti culturali e politici progressisti, continuando la sua attività anche oltre la proclamazione del regno d'Italia.
In Italia in incognito
Nel luglio 1856 un centinaio di uomini sbarcarono nuovamente nel golfo di La Spezia, vicino alla foce del Magra (che segnava il confine fra il Regno del Piemonte e il Ducato estense di Modena), per passare il confine e inoltrarsi nel Ducato con l’intento di far insorgere Massa e Carrara: nessuno dei sudditi dell’estense però insorse. Gli invasori ritornarono in territorio piemontese e vennero arrestati dalla polizia sabauda.
In quel tempo, Mazzini attraversò la frontiera italiana del Canton Ticino e andò a trovare Giuditta a Torino, in casa della quale rivide Gustavo Modena. Giuditta era ammalata, ma sempre sorridente per il suo antico amore. Ci fu grande commozione tra i due quando si incontrarono.
Poi Mazzini andò a Genova, si immerse nei carruggi e rivedendo le vecchie strade pensò:”Mi sembra un paese senza sorriso, manca la vita.”
Usciva di casa solo di sera, col cappello abbassato sugli occhi, truccato da grande attore. Si recava a Staglieno a visitare la tomba della madre. Abitava in una cameretta dove vi era solo il letto e il lavabo. Scriveva a lume di candela infilata sul collo di una bottiglia e teneva le carte sulle ginocchia.
Nello stesso periodo l’ambasciatore francese fu ricevuto a Torino dal Ministro dell’Interno: lesse una nota di protesta del suo Governo per la presenza di Mazzini a Genova. Il Ministro alzò le spalle: lo sapeva anche lui che Mazzini era a Genova, ma la polizia non era mai riuscita ad individuarlo ed arrestarlo.