20. lug, 2022

133° post - "ANCORA IN ESILIO IN INGHILTERRA" - 5° paragrafo / 4° capitolo - Dalla seconda guerra d’Indipendenza alla morte di Mazzini/1859-1872

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, il 20 luglio 1799 fu impiccato Andrea Vitaliani di 34 anni, orologiaio, fratello di Vincenzo condannato a morte nel 1794.

Ancora in esilio in Inghilterra
Nella nuova casa di Anslow a Londra, Mazzini conduceva la vita di sempre, sebbene la vista indebolita non gli permettesse di lavorare dopo il tramonto. Lo videro tossire spesso. Aveva spesso dei capogiri, delle fitte alla nuca e alla spina dorsale, frutto di una vecchia infiammazione al piloro non curata vent’anni prima, una gastralgia nervosa con dolori diffusi in tutte le membra, che gli producevano difficoltà a camminare, a tenersi dritto e a lavorare al tavolino.
Dopo cena leggeva la corrispondenza e i giornali che gli arrivavano dall’Italia.
Scriveva, contratto su una poltrona, tenendo la carta sulle ginocchia. Mazzini pensava:”Questi sono il vero segno della vecchiaia che avanza. Ma non mi rattrista certo il presentimento che ho della ormai prossima morte.”
Mazzini passava il suo tempo a scrivere, ogni tanto si fermava e rifletteva:”mi sento l’ardore di un giovane con tutta l’ostinazione di un vecchio e non posso certo fermarmi ora. Venezia deve tornare all’Italia e il governo italiano si è addormentato. Cavour è pago di aver ingrandito il Regno ai Savoia e Garibaldi alleva le sue capre, pur pensando a Roma. Ma Roma può aspettare, prima viene Venezia, il Tirolo e le città lombarde ancora in mano all’Austria.”
Una notte mentre dormiva, verso il mattino fece un sogno. La scena era quasi irreale. A terra vi era una coltre di fumo: Mazzini sognava di essere seduto sopra una pietra, colla testa fra le mani. E mentre stava in questo modo sentì un brusio come di voci lontane o che provenivano da sottoterra e gli pareva di conoscere quelle voci.
Alzò la testa e si guardò intorno: era in mezzo ad una vasta campagna disseminata di tante piccole croci e accanto a ciascuna sorgeva biancastra una forma di uomo o di donna. Cercò di individuare i volti di questi fantasmi: alcuni li riconobbe ed ebbe un sussulto, altri no e alcuni avevano sulla fronte o sul petto segni sanguigni come di ferita, altri come un nastro di sangue attorno al collo... tutti guardavano mestamente Mazzini. Poi una di quelle forme fece udire chiaramente la sua voce che disse:”Sempre immemori?”
Rispose un coro di voci:”Sempre. E noi che abbiamo sorriso sul patibolo e fra le torture, gemiamo sull’oblio dei nostri fratelli viventi.”
Poi ancora quella voce gridò:”Morimmo per la Verità o per l’Errore? E i mesi e gli anni passano e nuove anime di martiri si aggiungono ogni giorno alle nostre senza che l’ora della emancipazione sorga per noi.”
 Mazzini si coprì la faccia per la vergogna e il dolore e quando guardò nuovamente le croci e i fantasmi che erano scomparse, vide un cielo senza stelle e là, sulla campagna deserta le lunghe e folte erbe che si piegavano sotto il soffio del vento.
Mazzini si agitava nel letto e, sempre dormendo, urlò:” ... sorgete sui monti! sorgete sul piano ! sorgete in ciascuna delle vostre città ! sorgete tutti e per tutti....Dio benedica voi e le vostre spade, i vostri affetti…” e si svegliò di soprassalto.
 A Torino a Palazzo Madama c’era l’Adunanza della Camera dei deputati. Il Presidente battè il martelletto sul tavolo e disse:”Signori, silenzio. Il deputato Angelo Brofferio ha chiesto la parola.”
“Signor Presidente, colleghi deputati.
Giuseppe Mazzini non ha potuto beneficiare dall’amnistia del 1859, per volontà di Cavour, e pertanto, sul capo di colui che tanto ha operato per l’unità dell’Italia, pendono ancora due condanne a morte, le cui sentenze furono emesse dalla magistratura di un Stato, il Regno di Sardegna, che non esiste più. Un piccolo giornale di Lodi “Il Proletario” ha nuovamente sollevato il caso scrivendo che è ora “che sia levata quella macchia dal nome italiano”. Al piccolo giornale lombardo sono pervenute adesioni da ogni parte e anche da uomini ormai distanti da Mazzini, come Guerrazzi e Montanelli. Anche Giuseppe Verdi ha scritto una calda lettera a sostegno dell’iniziativa. Io ho pertanto presentato alla Presidenza della Camera, una petizione sottoscritta da 40.000 cittadini che chiede che Mazzini sia sollevato da quelle condanne e possa ritornare in patria. Richiedo che tale petizione sia discussa con la procedura d’ urgenza.”
Intervenne Ricasoli:”Il governo non ritiene che la petizione debba ottenere la procedura d’urgenza, anche se personalmente sono favorevole al ritorno in patria di Mazzini.”
     Intervenne allora Nino Bixio:”La petizione di Brofferio merita invece di essere discussa e approvata, per i grandi servizi che Mazzini ha reso all’ Italia”
      A queste parole, si alzò una voce da destra:”Ma quali servizi. Nessuno, nessuno…”
       Intervenne allora Minghetti:”Io ritengo che abbiamo già perso troppo tempo e chiedo al Presidente di mettere in votazione la petizione di Brofferio.”
      E il presidente quindi concluse:”Bene, poiché abbiamo all’ordine del giorno altri importanti argomenti, accolgo la richiesta e pongo in votazione la petizione. Chi è per il ritorno di Mazzini in Italia e l’annullamento delle sentenze emesse contro di lui alzi la mano”
Terminata la votazione e contati i voti il presidente comunicò l’esito registrato:”Hanno votato a favore della petizione presentata dal deputato Brofferio 115 deputati. Essendo la maggioranza necessaria di 445 deputati, la petizione è respinta.”
Emilie Ashurst, che nel frattempo aveva divorziato dall’avvocato Hawkes e aveva sposato Carlo Venturi, nella casa di questi ad Hastings, ricevette una lettera di Mazzini e disse al marito:”Giuseppe mi ha scritto ed è furioso contro i giornali conservatori inglesi che non lo hanno certo trattato con riguardo, e tuttavia mi sembra in ottima forma. Senti cosa dice:Dio vi benedica, non dubito del vostro affetto né che vi conserverete fedele alle nobili aspirazioni dell’anima vostra.” Questa è per te “Voi non farete dell’amore un egoismo a due persone”.
        Carlo Venturi sorrise e disse alla moglie:”Ti dirò, cara Emilia, che sono più geloso di Mazzini che del tuo ex marito”.
       Emilia guardò il marito e scoppiando in una risata gli disse di lasciarla continuare:”Come sapete, Cavour è morto. Questo non modificherà molto l’attuale stato delle cose. Ma né Rattazzi ne Ricasoli, i probabili suoi successori, godranno mai della sua popolarità. Può darsi che per timore prendano una via un po' migliore; e può darsi che dimostrino un po' meno servilismo verso Bonaparte. Per il resto nessuna azione contro Venezia avrà luogo, a meno che noi prendiamo l’iniziativa. Ma non credo che lo faremo quest’anno. I fondi che ci stiamo organizzando a raccogliere ancora non verranno. La Morning Chronicle di ieri si lamentava gentilmente che non fossi stato colpito dalla morte io invece di Cavour. Oggi Il Times chiama il partito Mazziniano la maledizione d’Italia. Ho avuto una lettera molto cordiale da Bertani. Il Re ha detto a qualcuno che parlava di me:” Io per me non ho alcun risentimento contro Mazzini, ma i miei ministri si, e io non sono altro che un Re costituzionale. Ma se egli mi scrive esprimendo il desiderio di tornare in Italia, darò il mio pieno consenso.” Ma io non gli scriverò mai nel senso che intende: un repubblicano non può chiedere la grazia a un Re; eppoi io posso tornare in Italia ogni volta che voglio. Saluti affettuosi a Carlo…”