La vita

MAZZINI A 150 ANNI DALLA MORTE (1872 - 2022)

UNA VITA DI PENSIERO E AZIONE *

adattamento ad uno scritto di Giancarlo Parma

 

La vita di Giuseppe Mazzini (nato a Genova il 22 giugno 1805) è stata scritta e riscritta ripetute volte, sia prima che durante che dopo il regime fascista.

La stampa dei suoi scritti, raccolti in oltre cento volumi di edizione nazionale (40 di politica e letteratura e 60 di epistolario), se ha reso nota la Cooperativa tipografica Galeati di Imola, non ha fatta la sua fortuna economica.

Il cinema - non parliamo della televisione – fino ad oggi, e nonostante gli auspici dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, non si è mai interessato di Mazzini, che è apparso qualche volta in pellicola, sempre marginalmente, in films dedicati a Garibaldi e alle sue prodezze.

Eppure Mazzini, oltre essere stato, assieme a Dante e a Foscolo, uno dei pochi grandi patrioti che l’ Italia - prima della sua unità - abbia avuto, ha condotto - proprio come Dante e Foscolo - una vita avventurosa, quasi sempre da esule in terra straniera, ricca di azione e meritevole, anche dal punto di vista formativo della coscienza nazionale, di essere conosciuta dai suoi concittadini. Il Carducci credo abbia sintetizzato al meglio (ovviamente con lo stile ampolloso dell’ epoca) le qualità di Mazzini, dettando, per la sua morte, l’epigrafe:

L’ultimo dei grandi italiani antichi e il primo dei moderni 

il pensatore, che dei romani ebbe la forza,

dei Comuni la fede, dei tempi nuovi il concetto

il politico, che pensò e volle e fece Una la nazione

irridenti al proposito grande i molti, che ora l’opera sua abusano 

il cittadino, che tardi ascoltato nel 1848, rinnegato e obliato nel 1850,

lasciato prigione nel 1870, sempre e su tutto dilesse la patria italiana

l’uomo, che tutto sacrificò, che amò tanto, e molti compatì e non odiò mai

 

Partecipando di persona, anche direttamente e con le armi in pugno, Mazzini cerca di organizzare la rivoluzione in Italia, fin da giovane.

A 27 anni fonda la Giovine Italia, organizzazione segreta, ma con un programma democratico-repubblicano reso pubblico attraverso la propria stampa, con la quale prepara tutti i moti indipendentisi italiani (processi austro-piemontesi del 1833, spedizione della Savoia del 1834, spedizione dei fratelli Bandiera del ‘44, insurrezioni di Milano del ‘48, di Val d’Intevi e Chiavenna 1848, di Brescia 1849).

Esule in Svizzera fondò la Giovine Europa (1834); espulso dalla Svizzera su pressione dell’Austria e del Piemonte e rifugiato a Londra vi organizzò gli operai italiani,fondò una scuola gratuita per i piccoli suonatori e venditori ambulanti italiani (sua è la definizione “tratta dei bianchi”, da cui successivamente la “tratta delle bianche” per indicare la condizione di schiavitù riservata ai bambini italiani deportati in Inghilterra da uomini senza scrupoli, come lo furono i negri, “tratta dei negri”, deportati nelle Americhe), e soprattutto promosse con conferenze, lettere, articoli sulla stampa inglese il favore dell’ opinione pubblica per la causa nazionale italiana.

Triumviro della Repubblica Romana (febbraio- luglio 1849) oltre ad abolire la pena di morte, in vigore in tutti gli stati di allora ad eccezione della Toscana, ne guidò la resistenza contro l’agressione francese, napoletana, austriaca e spagnola e ispirò - con i decreti da lui personalmente dettati - una coraggiosa legislazione sociale.

Nuovamente esule a Londra continuò a promuovere la liberazione dell’Italia e la rivoluzione europea fornendo a Garibaldi il supporto locale dei suoi Comitati di giovani e di attivisti (campagna del ‘59, spedizione dei Mille) e legando l’ elemento operaio e borghese alla causa nazionale (Milano 1853 - i Martiri di Belfiore a Mantova).

Dopo la proclamazione dello stato unitario si battè per il completamento dell’ unità fino al Brennero e alle Alpi Giulie. In vista della terza guerra di indipendenza indicò ai generali italiani La Marmora e Cialdini, che lo derisero, la linea d’attacco all’Austria da seguire per una rapida conclusione della guerra e per la conquista non solo del Veneto, ma di tutto il Triveneto, di Trieste e dell’Istria. Il capo di stato maggiore dell’esercito prussiano alleato dell’Italia contro l’ Austria, gen.Moltke, letto il piano d’ attacco di Mazzini, pubblicato sul giornale repubblicano di Torino, lo caldeggiò lui stesso al governo italiano attraverso l’ambasciatore prussiano a Firenze (capitale allora del Regno):

La Marmora rispose che non aveva bisogno di consigli e andò ad infognarsi, come Mazzini prevedeva e sconsigliava, contro il Quadrilatero, dove erano concentrate le forze nemiche.

Se Mazzini fosse stato ascoltato, in pochi giorni l’esercito italiano sarebbe arrivato a Vienna da sud (come fecero i Prussiani da nord-ovest) e l’impero austro-ungarico sarebbe crollato allora: per l’Italia non ci sarebbe stato bisogno della guerra del '15-'18 per avere Trento, Trieste e l’Istria e conseguentemente non sarebbe nato il fascismo (e forse neppure il nazismo, che si ispirò, nei primi tempi, proprio al fascismo) e i Balcani avrebbero trovato fin da allora un assetto più consono agli interessi nazionali degli slavi del sud e probabilmente non ci sarebbe stato il contrasto, successivo alla prima guerra mondiale, sfociato poi in odio mortale fra italiani e jugoslavi, le foibe ecc. ecc.

Teorico della guerra per bande (al cui trattato si ispirarono anche i partigiani italiani durante la Resistenza), Mazzini con i suoi moti, successivi alla terza guerra d’Indipendenza, spinse il governo della Destra ad agire per la liberazione di Roma (1870) e nella nuova capitale convocò il primo congresso nazionale delle società operaie, che strinsero un “patto di fratellanza” durato fino al 1893, (che due anni dopo si trasformò nel Patito Repubblicano Italiano),prima organizzazione nazionale dei lavoratori italiani. Sul suo giornale “Roma del Popolo” polemizzò aspramente con il materialismo dell’Internazionale di Marx e Bakunin e con gli eccessi della Comune parigina, come, del resto aveva sempre polemizzato, con i fautori del liberismo economico, considerato altra forma di materialismo, in quanto mancava di valori solidaristici. A sua volta fu vittima di un’ aspra reprimenda da parte di Garibaldi in quanto, fatte salvo le libertà di espressione e di culto per tutte le fedi religiose, a differenza di Garibaldi (acceso anticlericale) riconosceva - in omaggio al sentimento della maggioranza degli Italiani - il diritto alla religione cattolica di qualificarsi - nella Repubblica da lui idealizzata -“religione di Stato”.

Morì sotto falso nome a Firenze nel 1872, gravando sul suo capo ancora due condanne a morte inflittegli dal governo piemontese prima dell’Unità d’Italia, essendosi sempre rifiutato di chiedere e/o accettare la grazia che il Re gli concesse, motu proprio nel 1870 dopo la presa di Roma e che Mazzini aveva dichiarato di non accettare non riconoscendo il potere del sovrano sulla sua Italia, ma col quale aveva lealmente collaborato per renderla indipendente dallo straniero.

* (dalle motivazioni per la sceneggiatura della fiction televisiva Une nuit de Rimini , mai realizzata, non essendo interessate RAI e MEDIASET, a proporla ai loro telespettatori)

L'ingresso della casa a Londra, dove in esilio per complessivi 40 di 67 anni che è vissuto, ha dimorato Giuseppe Mazzini. La casa è stata usata per girare il recente film intitolato "Sherloch Holmes"