GIOVANNI SPADOLINI (1925 - 1994)

PREMESSA

 

Questo scritto fa ampio riferimento a due saggi che si trovano ancora sul mercato librario e la cui lettura completa ci permettiamo di suggerire a quegli amici che ancora non hanno avuto occasione di leggerli: I Repubblicani dopo l'Unità (1871-1985) di Giovanni Spadolini, Le Monnier-Firenze (varie edizioni – la prima nel 1960 - sempre aggiornate) e Cronistoria del movimento operaio e proletario in Italia (1840-1900), di Leonardo Bruni, Pensiero e Azione-Senigallia, 2007. Non sono ovviamente questi gli unici testi dove si trovano precise indicazioni sulla storia del PRI e del movimento repubblicano più in generale. Ne indichiamo alcuni: Il Partito Repubblicano Italiano (profilo per una storia dalle origini alle odierne battaglie) di Bruno di Porto, Ufficio stampa del PRI, Roma, 1963, Alfredo de Donno, L'Italia dal 1870 al 1944, Casa Editrice Italiana, Roma, 1945, Introduzione alla storia dei partiti politici, di Paolo Pombeni, il Mulino, Bologna, 1985.

Sul web, la storia del PRI si può leggere, ovviamente riassunta, sul sito ufficiale del Partito Repubblicano Italiano e sul sito di alcune federazioni del Partito

Noi repubblicani: da dove veniamo 1831 - 1868

1. Noi repubblicani: da dove veniamo

Tra il 1831 ed il 1839 nasce e si diffonde in tutta la penisola italiana - allora divisa in sette od otto stati e staterelli - la Giovine Italia, fondata da Mazzini: prima organizzazione con un programma politico, aperta a tutto il popolo, con il programma di liberare l'Italia e unificarla come repubblica attraverso l'opera educatrice e l'insurrezione rivoluzionaria.

Molti storici considerano la Giovine Italia il primo moderno partito politico italiano, dal quale discende, pur con i successivi - anche notevoli - rimaneggiamenti, il nostro Partito Repubblicano Italiano.

Tra il 1833 e il 1843 sorgono le prime società di mutuo soccorso fra operai ed artigiani, in Emilia, Liguria e Piemonte. In seguito sorgono le Società operaie influenzate dai democratici (mazziniani e radicali) e poi dai socialisti, che vengono considerate le prime organizzazioni del movimento operaio.

Nel 1840 Mazzini scrive una lunga lettera agli Italiani e specialmente agli operai italiani : "Operai non dovete avere che un solo padrone: Dio; non ci sono padroni e servi ma solo fratelli e tutti figli di Dio. Noi non vogliamo guerre di classi sociali, ma amore tra le classsi.... non fatevi convincere dalla teorie comuniste, dell'abolizione della proprietà.... associatevi e sarete liberi e potenti...".

Tali concetti verranno successivamente sviluppati e scritti in un opuscolo intitolato I Doveri dell'uomo.

Nel 1841 Mazzini fonda a Londra l'Unione degli operai italiani come sezione della Giovine Italia, con lo scopo primario di interessare gli operai alla rivoluzione nazionale (indipendenza, unità, repubblica e cioè libertà) e, contemporaneamente, battersi per migliorare la loro situazione morale, intellettuale ed economica.

Oltre alla scuola per gli operai italiani residenti a Londra fonda un giornale dedicato agli stessi "L'Apostolato Popolare", su cui pubblica a puntate il suo I Doveri dell'Uomo.

Nel 1842 scrive su quel giornale: "La parola operaio non ha per noi alcuna indicazione di classe...esprime un ramo d'occupazione, un genere di lavoro, una certa funzione nella società...nel presente esistono in Italia due classi: i possessori degli elementi di ogni lavoro (terre, capitali e credito) e gli altri privi di tutto fuorchè delle braccia".

Sullo stesso giornale enumera i "bisogni speciali" degli operai: riduzione dell'orario di lavoro; un salario che garantisca risorse sufficienti per vivere e la possibilità del risparmio per l'invalidità e la vecchiaia, e comunque legato al rapporto profitto\salario; diritto d'associazione; eliminazione delle imposte sui consumi vitali e istituzione di una imposta progressiva sul redddito.

 

2. Il Manifesto del Partito Comunista

Nel 1848 Marx ed Engels pubblicano a Londra Il Manifesto del Partito Comunista a cui si ispireranno, inizialmente, tutti i movimenti socialisti europei.

Nello stesso anno con la rivoluzione che scoppia in quasi tutti i paesi europei nascono i primi circoli democratici e popolari, antesignani, in Italia, dei moderni partiti politici e riuniscono i democratici, cioè coloro che poi diventeranno liberali, repubblicani e socialisti.

Nel 1849 con la Repubblica Romana si ebbero, tra le altre, alcune leggi che possiamo definire moderne e democratiche: quelle che riguardano l'abolizione di ogni privilegio, il suffragio universale maschile, la nazionalizzazione delle terre agricole degli enti ecclesiastici e la loro distribuzione ai contadini senza terra per un canone simbolico, legge questa che può essere considerata la prima riforma agraria in Italia.

Nel 1851 Mazzini con Saffi, Quadrio, Montecchi ed Agostini pubblica un Manifesto agli Italiani in cui si proclama il principio repubblicano unitario con ampie autonomie comunali, e si condanna ogni forma di federalismo.

Secondo il Manifesto la Rivoluzione italiana oltre che patriottica deve essere sociale.

A proposito de Il Manifesto agli Italiani vogliamo riferire un curiosità sulla origine del nome Manifesto, conosciuto in tutto il mondo come Manifesto del Partito Comunista, pubblicato da Marx ed Engels nel 1848, che Salvo Mastellone, già professore emerito dell'Università di Firenze, ci racconta nel suo libro: Mazzini scrittore politico in inglese. Democracy in Europe (1840-1855): quando Marx pubblicò a Londra sul giornale dei lavoratori inglesi le sue idee che poi lo portarono a scrivere il Manifesto, pubblicato sul giornale cartista inglese, Mazzini, iniziò una serrata polemica con lo stesso Marx, definendo le idee del suo interlocutore un Manifesto da combattere, così come era pubblicato su quel giornale, nell'interesse dei lavoratori. Fu così che quando Marx pubblicò il suo pamplèt, lo intitolò – cambiando il titolo che inizialmente gli aveva dato – Il Manifesto (del Partito comunista). Poichè il mazziniano Manifesto agli italiani è stato pubblicato successivamente, si potrebbe pensare che Mazzini copiò da Marx, mentre Mastellone nel suo bel libro, ci dimostra , date alla mano, il contrario.

Secondo Mazzini la rivoluzione sociale non deve essere anarchia, non sovvertimento delle condizioni sociali...ma abolizione di ogni privilegio, uguaglianza nei diritti e nei doveri, eque relazioni tra datori di lavoro ed operai e contadini, associazionismo volontario fra i lavoratori...e solo il lavoro può essere sorgente di legittima proprietà, e ancora, con il comunismo avete una centralizzazione con una gerarchia arbitraria di capi, con l'intera disponibilità della proprietà comune, con il potere di decidere circa il lavoro, la capacità, i bisogni di ciascuno. Questi capi imposti od eletti, poco importa, saranno, durante l'esercizio del loro potere, nelle condizioni dei padroni di schiavi degli antichi tempi e influenzati essi medesimi dalla teoria dell'interesse che rappresentano, sedotti dall'immenso potere concentrato nelle loro mani.

Questa diagnosi mazziniana del comunismo troverà la sua conferma nella situazione in cui versavano i paesi europei assoggettati dal comunismo moscovita a partire dal 1956 ed in cui versavano gli operai e i cittadini della stessa Unione Sovietica nel 1989, quando il regime comunista implose.

Nel 1861 a Firenze nasce la Fratellanza artigiana d'Italia, promossa da Mazzini e fondata dai mazziniani Dolfi, fornaio, Giannelli, imbianchino, Piccini, calzolaio, Minuti bottegaio con l'aiuto di intellettuali democratici (Montanelli, Guerrazzi). In pochi mesi la fratellanza riunisce centinaia di artigiani/operai e organizza a Firenze, nello stesso anno, il IX Congresso nazionale delle Società operaie e delle fratellanze artigiane.

In occasione di questo congresso Mazzini svolge una intensa azione di propaganda delle sue dottrine sociali, dà istruzioni di comportamento da tenere, insiste sul diritto delle società di far politica, vuole che esse si diano un coordinamento nazionale ed uno statuto generale. Lo scopo di Mazzini è quello di trasformare le Società operaie in un partito seguace dei suoi principi ed egli accetta la carica di presidente e di socio onorario di molte di queste.

All'XI Congresso di Napoli delle Società operaie i mazziniani dominano i lavori e viene approvato l'Atto di Fratellanza delle Società operaie italiane, una specie di statuto in cui sono presenti tutti i principi mazziniani in materia sociale. Si discute di irredentismo, di associazionismo, di collaborazione fra capitale e lavoro; si fanno voti per la liberazione di Roma e di Venezia; si sceglie la bandiera di color rosso.

Nel 1864 si tiene a Londra un convegno tra democratici di varie estrazioni e nazionalità: socialisti, marxisti, radicali, mazziniani, anarchici e numerose società operaie, tra le quali la London Italian Workingsmen's Society d'ispirazione mazziniana che associa 350 operai.

Non aderisccono le Trade-Unions inglesi, antimarxiste, da cui nascerà il laburismo.

 

3. La rottura con l'Internazionale

Mazzini propone come programma il suo Atto di Fratellanza, ma il documento, finito nelle mani di Marx viene stravolto secondo i principii del Manifesto del Partito Comunista, e bollato come "retorico, mal scritto e pochissimo pensato".

Nel corso del convegno viene fondata l'Associazione internazionale dei lavoratori (A.I.L.). Nei quadri dirigenti vengono eletti due mazziniani: Louis Wolff, come segretario, ed il genovese Giuseppe Fontana come corrispondente per l'Italia.

L'A.I.L. si diffonde rapidamente in Europa e viene chiamata sinteticamente Prima Internazionale.

Nel 1865 Wolff, su richiesta di Mazzini, chiede al Consiglio generale di modificare gli statuti dell'Associazione; Marx respinge la proposta, Fontana e Wolff si dimettono; così i mazziniani abbandonano l'Internazionale.

Nel 1866 ad un anno dall'uscita dei mazziniani dall'Internazionale, Mazzini fonda l'Alleanza repubblicana universale (A.R.U.), associazione segreta ed armata , che ha come fine le insurrezioni armate e la trasformazione delle monarchie in repubbliche attraverso la propaganda e l'apostolato tra gli operai ed i contadini. Ne viene costituita una sezione italiana che ha come programma l'Italia unita, libera dagli stranieri e repubblicana con Roma capitale.

L'A.R.U. può essere considerata come rivale dell'Internazionale pur essendo una ulteriore filiazione della Giovine Italia, diffusa prevalentemente a Genova, a Palermo, in Romagna e nelle Marche, ma con scarsa diffusione mondiale. Suoi giornali: l'Unità d'Italia a Milano, Il Dovere a Genova, il Popolo d'Italia a Napoli.

Nel 1866, durante il Congresso nazionale delle Associazioni democratiche italiane, svoltosi a Parma, si evidenziano numerose ed insanabili divergenze tra la destra garibaldina di Agostino Bertani, il centro dei mazziniani ortodossi e la sinistra socialisteggiante e mazziniano-garibaldina rappresentata da Quadrio e Brusco-Omnis.

Nel 1867 si tiene a Losanna il II Congresso dell'A.I.L. (seconda Internazionale) che approva lo statuto definitivo ed una mozione in cui si chiede la riduzione dell'orario di lavoro, l'aumento dei salari degli operai e l'esclusione dal lavoro nelle fabbriche delle donne e dei fanciulli.

Le stesse richieste erano state avanzate dalle mazziniane Società operaie italiane al Congresso di Napoli tre anni prima!

Sempre nell'aprile 1867, ispirato da Bakunin, introdotto in Italia da Mazzini e da Marx, viene fondato il movimento Giustizia e Libertà e fra i soci fondatori vi sono numerosissimi garibaldini e mazziniani: il movimento dura però pochi mesi e i suoi militanti confluiscono nell'A.I.L. Molti internazionalisti garibaldini non condividono però il pacifismo assoluto dei bakuninisti, il collettivismo e la negazione della Patria dei marxisti e partecipano alle guerre di liberazione sia in Italia che all'estero.

Mazzini, che aveva partecipato alla fondazione dell'A.I.L. ritenendola una lega di società operaie con il fine generico di promuovere l'emancipazione degli operai, dopo il congresso di Bruxelles (terza Internazionale) reputa che sia stata trasformata in un partito operaio che ha per fine l'abolizione della proprietà personale per mezzo della lotta di classe e quindi da combattere.

 

4. Lotta tra l'Internazionale e i mazziniani

 in "continua 1869 - 1873"

AURELIO SAFFI e GIORGINA CRAUFURD

MAURIZIO QUADRIO (1800 - 1876)

MATTIA MONTECCHI (1816 - 1871)

SALVO MASTELLONE (1920 - 2012)

GIUSEPPE MONTANELLI (1813 - 1862)

FRANCESCO DOMENICO GUERRAZZI (1804 - 1873)

LE SOCIETA' OPERAIE DI MUTUO SOCCORSO MAZZINIANE APPROVANO L'ATTO DI FRATELLANZA

ADOLFO LUIGI WOLFF detto LOUIS WOLFF (1810 - 1875) - è stato un rivoluzionario italiano, di nascita tedesca ed ebreo non praticante. Negli anni '30 dell'Ottocento entrò a far parte della Legione straniera francese e ha combattuto per la conquista francese dell'Algeria (1830-1847). Prima del 1849 prestò servizio nell'esercito pontificio. Nel 1848 -1849 partecipò al Rivoluzione italiana, e nel 1856 combatté nella guerra di Crimea come parte di un contingente anglo-italiano. Durante la sua avventurosa giovinezza, diventò un sostenitore di Giuseppe Mazzini e lo affiancò come segretario dal 1860 al 1870. Nel 1860-1862, Wolff combatté con Giuseppe Garibaldi. Wolff di solito risiedeva a Londra. All'inizio degli anni '60 dell'Ottocento aiutò a organizzare un'associazione di lavoratori italiani a Londra. Nel 1864, su suggerimento di Mazzini, Wolff servì come uno dei delegati italiani alla neonata Prima Internazionale. Nel 1865 fu imprigionato ad Alessandria. Nel 1866 si offrì di nuovo volontario per le forze garibaldine e combatté nella terza guerra d'indipendenza italiana. Combatté nella battaglia di Ponte Caffaro il 25 giugno e nella battaglia di Monte Suello il 3 luglio 1866. Wolff raggiunse il grado di colonnello e ottenne la medaglia al valore dopo che l'Italia ottenne l'indipendenza.

AGOSTINO BERTANI (1812 - 1886) - Medico esperto, vinta una borsa di perfezionamento all'estero, viaggiò un anno in Germania e in Francia. Ritornato in patria, fondò (1842) la Gazzetta Medica. Amico di Cattaneo e di Cernuschi, allo scoppio della rivolta delle Cinque Giornate si prodigò a favore dei patrioti e si lanciò nella politica, entrando in rapporto con Mazzini. Dopo l'armistizio Salasco, fu alla difesa di Roma (1849) direttore dei servizî sanitarî, e, caduta Roma, passò a Genova, ove si distinse nell'epidemia colerica del 1854, mentre continuava la sua attività politica come mazziniano. Nella guerra del 1859, fu medico dei Cacciatori delle Alpi; tra gli organizzatori della spedizione dei Mille; raggiunse Garibaldi a Napoli ove coprì la carica di segretario generale, che lasciò poi al Crispi. Capo dell'estrema sinistra alla Camera, lottò sempre contro il governo. Nel 1866 seguì ancora Garibaldi nel Trentino, e, dopo la guerra, prese parte alla fondazione del giornale La Riforma, che caldeggiava riforme sociali. Avverso alla spedizione romana di Garibaldi (1867), non tralasciò però di prestarvi la sua opera come medico. Quando la sinistra salì al potere, rimase all'opposizione, contrario al "trasformismo" di Depretis. Repubblicano radicale dopo la morte di Mazzini, ebbe grande parte nell'elaborazione dell'Inchiesta agraria Iacini.

VINCENZO BRUSCO-OMNIS (1822 - 1888) - Letterato prestato per una vita al giornalismo, poi dal 1858, da quando conosce Mazzini, diviene l'anima giornalistica di Mazzini in Italia. Dopo la morte di Mazzini (1872) e poi di Quadrio (1876) Brusco Omnis rimase troppo solo per poter combattere la diaspora del Partito repubblicano; visse ancora nel ricordo di Mazzini, cercando di mantenerne intatto il mito tra i giovani e difendendone la memoria in cicli di conferenze che gli consentirono di alleviare il peso della miseria. Colpito da un attacco cardiaco, si spense a Milano il 21 febbraio 1888, mentre stava approntando la pubblicazione dell'epistolario di Gustavo Modena.

MIKHAIL BAKUNIN (1814 - 1876)