Noi repubblicani: da dove veniamo 1876 - 1879

9. Riprende l'attività dei Repubblicani.

Nel 1876, dal 24 al 26 settembre, si svolge a Genova il XIV Congresso generale delle Società operaie affratellate. Sono presenti 242 delegati in rappresentanza di altrettante Società.

Vengono eletti alla presidenza Campanella, Saffi ed Armirotti.

Dall'esame dei delegati partecipanti e degli argomenti trattati si capisce che, come al solito, si tratta di un congresso di repubblicani più che di società operaie di mutuo soccorso. Saffi tiene la relazione introduttiva e afferma che la libertà è un nome vano per chi non ha i mezzi di usarne e l'emancipazione dei lavoratori dalle servitù feudale e dai privilegi delle corporazioni ne abbandonò la mercede e le sorti alle vicende della libera concorrenza, alle leggi fatali della domanda e della offerta....La miseria della moltitudine crebbe in proporzione dei progressi della grande industria... La Fratellanza non ha dimenticato le tristi condizioni materiali e morali fatte alle donne dal presente ordine.... Invita pertanto l'assemblea e le Società operaie maschili a promuovere nelle stesse società operaie le associazioni femminili autonome e l'istituzione di scuole e laboratori scuola per le fanciulle primo passo dell'emancipazione civile della compagna dell'uomo.

Per quel che riguarda il mondo contadino, Saffi chiede la diffusione in esso di Società di mutuo soccorso e di "camere agricole" per assicurare la necessaria tutela a questi lavoratori.

L'Assemblea approva uno schema di regolamento per la costituzione e l'attività delle cooperative. L'associazionismo e la cooperazione economica è il mezzo più sicuro ad emancipare l'operaio senza scosse, senza arbitrio, senza ingiustizia; al bando socialismo, comunismo, collettivismo, lotte di classe.

Un gruppo di giovanissimi (tra i quali Ghisleri, Rosa, Pozzi), comincia a far riferimento, oltre che a Mazzini, anche a Pisacane a Ferrari e a Cattaneo cosicchè il mazzinianesimo diventi repubblicanesimo sganciato " dai teologismi del Maestro e più vicino ai problemi della moderna società e del mondo operaio."

Si parla dunque di "partito repubblicano" ispirato a Mazzini, ma non totalmente mazziniano: inizia il tentativo di mescolare la dottrina del maestro con il socialismo, che porterà da allora in poi gravi conflitti nel mondo repubblicano.

Quando si giunge al nodo se partecipare o no alle elezioni politiche, con 101 voti favorevoli, 75 contrari, 3 astensioni si decide di non partecipare alle elezioni politiche se non dopo la convocazione di una Costituente sorta dal voto popolare la quale sancisca il suffragio universale. I 75 contrari sono i repubblicani transigenti o gradualisti che fanno capo a Bersani, Fortis, Martora, Saffi, Venturini ed altri.

La decisione astensionistica determina un'ulteriore ed evidente crisi del movimento repubblicano, in quanto diversi, trasgredendo alle decisioni del congresso, si faranno eleggere deputati nelle successive tornate elettorali.

Nel campo avverso Andrea Costa sta entrando in crisi e intanto è costretto a lasciare l'Italia per non finire in galera. A Lugano conosce Anna Kuliliscioff che per alcuni anni sarà sua compagna di vita, oltre che ispiratrice politica. Sarà proprio lei ad influire in maniera determinante sulla svolta che porterà Costa ad abbandonare l'anarchismo insurrezionalista per approdare nel porto del socialismo: socialisti ed anarchici, dopo tante polemiche e scontri, si preparano a separarsi. All'inizio nel 1878 l'Internazionale italiana è nuovamente in crisi: nel suo seno continuano a convivere troppe ideologie simili nella teoria, ma contrastanti nella pratica: marxisti, anarchici, socialisti democratici.

 

10. Il movimento repubblicano nuovamente in difficoltà

Nel 1878 anche l'organizzazione e sopratutto la base delle Società operaie affratellate dà segni di stanchezza e di logoramento. Sono messi in discussione i principi mazziniani dell'associazionismo, dell'arbitrato e della fratellanza e arrivano anche in campo repubblicano la lotta di classe e lo sciopero. Gli operai ora si rivolgono alle Leghe di resistenza ed alle Società operaie dell'Internazionale.

La dirigenza repubblicana ne è preoccupata e decide di convocare un congresso di tutte le associazioni repubblicane e cioè consociazioni, società operaie affratellate, circoli mazziniani ed associazioni reduci delle patrie battaglie, con lo scopo, per esaudire l'antica preoccupazione di Mazzini, di raccoglierle tutte sotto un'unica bandiera.

Si costituisce un Comitato nazionale al fine di organizzare un Congresso nazionale repubblicano che si riunisce a Roma il 30 aprile 1878 al Teatro Argentina, con la partecipazione di 124 delegati. Manca Aurelio Saffi e i lavori sono presieduti da Edoardo Pantano.

Si discute di molte cose e viene di nuovo votato a maggioranza l'astensionismo elettorale. La sinistra al governo (dal 1876), pur formata da diversi ex mazziniani con comuni origini e formazione politica, delude i repubblicani per l'assenza di un indirizzo veramente riformatore e democratico.

Così i repubblicani promettono battaglia al governo su Costituzione (dichiara Alberto Mario: si deve parlare di Costituzione, perchè si parla sempre di monarchia costituzionale...e lo Statuto non è una costituzione varata da una costituente eletta), suffragio universale [(il voto era riservato ai soggetti con più di 25 anni, paganti imposte per più di 40 lire annue, e con documentata) " capacità sociale" (aver superato la IV elementare o aver ricoperto incarichi negli uffici pubblici o essere liberi professionisti o capi operai), con esclusione della maggior parte dei contadini, dei manovali e degli operai comuni], istruzione di base obbligatoria e gratuita, abolizione dei dazi e delle tasse sui beni di prima necessità; una battaglia che sarà difficile condurre, vista la ridotta presenza in Parlamento per via della politica astensionistica.

Gustavo Chiesi, giovane repubblicano emergente filo Cattaneo, sostiene che il nuovo repubblcanesimo deve eludere dai suoi programmi, astrazioni, manicheismo religioso, ortodossia scolastica mazziniana.... Deve mettere da parte la mitologia: Dio, Popolo, Patria e fratellanza...Dobbiamo scendere in mezzo al popolo – sostiene – e batterci per l'emancipazione delle plebi.

Il 17 novembre 1878 l'anarchico Passanante attenta alla vita del re Umberto I a Napoli gridando: Viva la Repubblica Internationale. Alberto Mario e Aurelio Saffi deplorano l'attentato: Noi siamo nemici degli internazionalisti regicidi e avversari dei repubblicani barsantisti .

Questa dichiarazione, riferita a Barsanti, suscitò clamore e delusione nell'ambiente repubblicano [il caporale repubblicano lucchese, Pietro Barsanti, affiliato all'A.R.U. dal 1868, nel marzo del 1870 era a Pavia, nella Caserma San Lino, quando iniziarano le sommosse mazziniane e una sessantina di persone si presentarono alla caserma per invitare i soldati ad aggiungersi alla loro dimostrazione. Gli ufficiali intervennero e, in città, fecero disperdere i manifestanti. Dopo poco, la calma era ristabilita. Qualche tensione si verificava, invece, all'interno della caserma, dove pochi militari cercavano di sobillare la truppa. Fra questi il caporale Barsanti che, armi in pugno, teneva sequestrati alcuni sottufficiali. L'eccitazione ben presto si spense e il caporale si consegnava ai superiori. Accusato di tradimento, fu sottoposto al giudizio del Tribunale Militare, intenzionato fin dall'inizio a comminargli la pena di morte, come esemplare condanna. L'opinione pubblica si mobilitò contro l'incivile sentenza e la contessa Anna Pallavicino Trivulzio raccolse le firme di 40.000 donne favorevoli alla grazia per il giovane lucchese. Le coscienze democratiche insorsero, ma niente smosse il governo Lanza che non accolse le richieste di clemenza. Il 27 agosto 1870, il caporale Barsanti, orgoglioso delle sue idee e senza manifestare alcun pentimento, veniva fucilato nel Castello Sforzesco di Milano. A Barsanti, nel marzo del 1870, resero onore Mazzini, Garibaldi, Guerrazzi, Cavallotti, lo stesso Saffi che ne prendeva distanze dopo otto anni e molta gente umile di tutta Italia che gli intitolò circoli associativi e sezioni di partito e che per anni commemorò il giorno della sua morte)]. 

Il governo della Sinistra, facendo di ogni erba un fascio, considera i repubblicani settari sanguinari e gli internazionalisti malfattori e ordina i soliti arresti indiscriminati, il domicilio coatto, le perquisizioni e lo scioglimento della maggior parte delle sezioni repubblicane ed internazionaliste. Il sequestro dei giornali è prassi corrente e la severa legge sulla stampa del tempi spedisce i direttori in galera.

 

11. Nuovo assestamento pluralista del movimento repubblicano

Nel marzo del 1879 si riuniscono a Milano i circoli repubblicani di Milano (segretario Gabriele Rosa), di Brescia (segretario Vincenzo Brusco Omnis), e di Pavia (segretario Costantino Mantovani). Si torna a parlare di astensionismo elettorale e di insurrezione ma per un solo voto prevale la corrente evoluzionista-legalitaria-transigente. Ancora una volta i repubblicani si dividono, come i socialisti, in rivoluzionari e legalitari.

Il giovane Arcangelo Ghisleri, segretario del convegno, diventa capo della corrente laico-positivista-legalitaria che fonda la Consociazione repubblicana lombarda e pubblica anche la Rivista Repubblicana.

Nei mesi successivi le due anime del movimento si daranno battaglia su Il Dovere, giornale dei mazziniani intransigenti e rivoluzionari, e la Rivista Repubblicana , organo della corrente evoluzionista- legalitaria.

I repubblicani riprendono i comizi politici, i cortei in occasione degli anniversari degli eventi risorgimentali a carattere repubblicano (moti mazziniani, Repubblica Romana, ecc.).

Si fondano nuove sezioni: Pensiero e Azione, Dio e Popolo, Giordano Bruno, Lucifero...specie nelle province di Forlì, Ravenna, Livorno, Genova, Perugia, che portano avanti il programma politico: la questione sociale secondo i principi mazziniani, la pregiudiziale antimonarchica, la lotta al materialismo e al clericalismo.

Il 21 aprile, Agostino Bertani il medico repubblicano che aveva seguito i garibaldini su tutti i campi di battaglia e che era prontamente accorso a Pisa nella casa dove Mazzini stava morendo, divenuto radicale e appoggiato da molti repubblicani garibaldini, evoluzionisti e transigenti, come Aporti, Avezzana, Bovio, Campanella, Fratti, Mario e Saffi, fonda la Lega della democrazia, fortemente voluta da Garibaldi per raccogliere le sparse forze dei democratici italiani.

Lo stesso Garibaldi ne formula il programma politico che viene approvato a grande maggioranza: tutti devono essere rappresentati nel governo della cosa pubblica, quindi suffragio universale ed abolimento del giuramento al re; eliminazione del culto ufficiale (cattolico); riforma del sistema tributario con istituzione dell'imposta progressiva sul reddito; nazione armata (coscrizione obbligatoria); bonifica del territorio italiano incolto e paludoso; utilizzo, a pro dei poveri, dei 1.500 milioni delle opere pie, in gran parte ancora goduto dagli amministratori delle stesse; nuova Costituzione, essendo lo Statuto "insufficiente ed inferiore ai nuovi bisogni della patria..."; decentramento amministrativo con l'abolizione del Prefetto; liberazione delle province italiane ancora sotto il giogo straniero.

A grande maggioranza la Lega decide di rinnegare sia la cospirazione che l'insurrezione e di lasciare liberi i suoi soci di partecipare alla lotta elettorale e di agire con mezzi pacifici nel rispetto del diritto esistente.

 

12. Le diverse politiche della Lega democratica e del Patto di Fratellanza.

in "continua 1881 - 1887"