11. giu, 2022

94° post/Reminder 27: Calamandrei e Solženicyn sui referendum di domenica prossima 12 giugno 2022

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, l'11 giugno 1799 venne attaccato dal Cardinale Ruffo il piccolo forte di Vigliena (Napoli), vicino a Portici, difeso da centocinquanta calabresi, preti, laici, nobili e plebei, comandati dal sacerdote Antonio Toscano di Cosenza. Entrati i borbonici nel Forte e decimati i difensori, don Antonio, ferito si trascinò al magazzino della polvere da sparo facendolo saltare assieme ai sessanta difensori rimasti in vita e più di cento assalitori.

A poco meno di ventiquattro ore dall'apertura dei seggi in tutta Italia (si vota solo domenica dalle ore 7 alle ore 23) per le votazioni sui cinque referendum sulla gestione della giustizia nel nostro Paese, da più parti, ci viene detto che piuttosto che alle urne si preferirà andare al mare, o addirittura che i quesiti referendari ammessi dalla Corte Costituzionale si debba ignorarli o per via dei proponenti o per via della loro difficile lettura.

A tutti e tutte costoro invitiamo a riflettere e a confrontarsi prima di andare alle urne o solo al mare su cosa avrebbero fatto al loro posto due grandi democratici dell'umanità, il padre costituente e mazziniano Piero Calamandrei e il dissidente sovietico Aleksandr Isaevič Solženicyn, nonchè poi severo critico del sistema capitalista in occidente e autore del libro "Arcipelago gulag"( gulag da lui fortemente sperimentato).

Parlando ai giovani della nostra Costituzione, Calamandrei per definire l'indifferenza alla politica e noi potremmo aggiungere, alla giustizia (Calamandrei era del Partito d'Azione e come tale ispirato all'azione dei partigiani che avevano nominato la propria azione per la lotta di liberazione dal fascismo e la dittatura proprio ai concetti di Giustizia e di Libertà) disse:"La politica è una brutta cosa. Che me n'importa della politica?» Ed io, quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini toscani che traversavano l'Oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi due contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: «Ma siamo in pericolo?» E questo dice: «Se continua questo mare tra mezz'ora il bastimento affonda». Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno; dice: «Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare tra mezz'ora il bastimento affonda». Quello dice: «Che me n'importa? Unn'è mica mio!» Questo è l'indifferentismo alla politica".

Per altra via Aleksandr Isaevič Solženicyn affermava che generalmente ad un popolo non educato alla democrazia interessa ben poco della politica e anzi, anche lui parafrasando una storiella, scrisse che "questo tipo di persone, quando imbarcate su una nave, non chiedono al comandante dove si va, ma cosa farà da mangiare a cena il cuoco di bordo".

Ecco allora che ripensando allo spettacolino indecente e antidemocratico di Luciana Litizzetto proprio sui referendum di domenica prossima sulla giustizia, mandato in onda durante la trasmissione antidemocratica di rai3 "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, in cui la Litizzetto ha dichiarato pubblicamente a Mattarella (che non ha detto nulla neanche nei giorni successivi) che a causa della difficoltà a capire questi quesiti sulla giustizia andrà al mare e non alle urne, ci sembra utile rievocare Calamandrei e Solženicyn per ricordare alla buffona di corte Litizzetto e a chi ci legge l'importanza di questi cinque voti referendari, che se ritenuti ammissibili dalla Corte Costituzionale sono sicuramente legati oltre che alla giustizia anche alla politica e quindi, che non ci devono trovare indifferenti.

Per dirla ancora con Calamandrei a questi antidemocratici che vogliono riportarci nelle peggiori vicende del nostro passato, oltre al caldo invito a non disertare le urne è bene ricordare come terminò quel discorso ai giovani:"Ora e sempre Resistenza", dove la locuzione "Ora e sempre" era quella che usava anche Mazzini prima di lui per salutare i fratelli di lotta a congedo delle sue innumerevoli corrispondenze con loro.

In latino "Nunc et Semper", proprio le stesse parole che Mazzini pose sul simbolo della Giovine Europa a cui è ispirato il nostro sito web e le nostre tendenze politiche.