11. lug, 2022

124° post - "LA GUERRA IN CRIMEA" - 5° paragrafo / 3° capitolo - I moti mazziniani dal 1852 al tentativo di Carlo Pisacane (1852-1858)

Dall'almanacco dei martiri del dovere, riportiamo che, come oggi, l'11 luglio 1828, espulsi gli abitanti di Bosco (Salerno), il comandante borbonico Del Carretto, con con le artiglierie e le mine fece demolire l'abitato, facendo spargere sale sulle rovine ed erigere una colonna d'infamia per il moto mazziniano rivoluzionario del 28 giugno precedente.

La guerra in Crimea

Mazzini, di notte alla fine di ottobre del 1854 lasciò il nascondiglio della casa di Zurigo e salì in carrozza travestito da pastore protestante per giungere sul fiume Reno nel territorio del Granducato di Baden. Si imbarcò su un battello fluviale e giunse in un porto prossimo a Strasburgo, dove sbarcò e salì su una carrozza.

Salito in carrozza, fece un lungo viaggio fino a Parigi dove pernottò in una locanda periferica.
Ripartì all’alba, sempre travestito da prete, salì ancora in carrozza per raggiungere Brusselles, dove si fermò in Rue Berthéliez presso Bernex Roth, cioè il falso nome del patriota Francesco Dall’Ongaro.
A casa dell’amico, Mazzini apprese dalle pagine del Times la notizia della morte della signora Ashurt madre di Emilia e Carolina e decise di rinunciare a partire per l’Olanda dove era diretto, per andare a Londra.
Andò quindi a Londra in casa Hawkes dove confortò Emilia, per la perdita della madre.

Negli stessi giorni, in un porto inglese si imbarcarono soldati diretti in Mar Nero, mentre uno strillone di giornali gridava ”Inghilterra e Francia hanno dichiarato guerra alla Russia, le flotte inglese e francese partono per la Crimea”,

A Vienna, intanto, l’ambasciatore francese tentava di convincere il Metternich a intervenire a fianco degli alleati contro la Russia.
Metternich rifiutò perché il Piemonte avrebbe potuto approfittare dell’impegno delle truppe austriache sul fronte russo per attaccare i territori italiani sotto l’Austria.

L’ambasciatore inglese a Torino nelle stesse ore era a colloquio con il ministro degli esteri piemontese Dabormida che si dichiarava disposto ad inviare un corpo di spedizione in Crimea se l’Inghilterra si fosse fatta carico delle spese e se si fosse impegnata ad intervenire presso il governo austriaco per ottenere che fosse tolto il sequestro ai beni degli emigrati lombardi in Piemonte e a prendere in esame e a discutere, a guerra finita, la situazione esistente in Italia.

Sempre a Torino, nel Palazzo reale il re parlava confidenzialmente con Cavour:”Dabormida è pazzo: gli alleati non accetteranno mai le nostre condizioni. Dobbiamo comunque partecipare all’impresa che ci porterà lustro in Europa e ci consentirà di sedere attorno a un tavolo assieme alle grandi potenze. Veda lei Cavour: o stringe il patto con gli alleati o lei va a casa e al suo posto viene il Revel che si è già dichiarato d’accordo con me.”

Poco dopo il Parlamento piemontese ratificò le dimissioni di Damorbida da Ministro degli esteri e l’assunzione del dicastero da parte del Cavour ad interim. Cavour informò il Parlamento che il Piemonte scendeva in guerra a fianco degli alleati con un contingente di 15.000 uomini guidati da Alfonso La Marmora, Ministro della Guerra che lasciava l’incarico ministeriale a Giacomo Durando.
“L’Inghilterra - dirà Cavour in Parlamento - concederà al Regno un prestito di un milione di sterline al 4% e un altro milione sarebbe stato versato se la guerra non si fosse conclusa entro il 1855.”

Due settimane dopo, nel porto di Genova le truppe si imbarcarono sulle navi per la Crimea, tra i fischi dei portuali e degli operai presenti.

Cavour nel suo ufficio si vide recapitare una lettera di Mazzini che aprì subito:”Concedete che in nome dei repubblicani d’Italia io vi renda grazie dell’atto intrepido da voi consumato il 26 gennaio davanti alla Camera piemontese e della vostra dichiarazione che il Piemonte si allea all’Austria d’ordine del re.
Dunque a fianco dei battaglioni austriaci, se gli eventi della guerra lo esigono, i soldati piemontesi combatteranno le battaglie al Maomettismo. Manderete mercenari in Crimea a perirvi di stenti e di morbo, ventimila dei vostri, dei nostri soldati. I tre colori d’Italia sventoleranno sugli stessi campi in armonia fraterna e unità di disegno e d’intento col giallo e nero dell’Austria, coi colori che sventolano sulle fortezze dove s’uccidono o si bastonano i patrioti italiani prigionieri dell’ Austria.”
Cavour ebbe un moto d’ira e gettò rabbiosamente la lettera di Mazzini per terra e la calpestò più volte.
Maledetto! maledetto! Infame cospiratore, vero capo di assassini e demonio. Ah se potessi averlo tra le mani…”